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Ucraina, Mediterraneo, Balcani: il bilaterale Meloni-Mitsotakis

Da un lato l’Italia è centrale in tutte le partite e dall’altro, parallelamente, non è semplice coniugare gli interessi nazionali dei vari soggetti in campo. Meloni lo ha compreso e può svolgere una funzione politica significativa (avendo la prospettiva di poter durare cinque anni)

Le relazioni bilaterali tra Italia e Grecia vanno incorniciate non solo nel bel mezzo della crisi in Ucraina, ma dinanzi a due fronti geopolitici molto delicati come il Mediterraneo e i Balcani. Giorgia Meloni e Kyriakos Mitsotakis ne hanno discusso a Bruxelles a margine del Consiglio europeo nella consapevolezza che l’energia è solo uno dei punti su questo “tavolo” adriatico e mediterraneo dove l’Italia vuole essere protagonista.

Mitsotakis ha messo l’accento sul rafforzamento delle relazioni bilaterali fra Roma e Atene, sulla cooperazione in aree di reciproco interesse, come le questioni regionali e internazionali. E ha informato la Meloni sugli ultimi sviluppi nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale, sottolineando che “la retorica aggressiva della leadership politica turca, che minaccia direttamente la Grecia, mette in pericolo la sicurezza e la stabilità nella regione”.

I due Paesi da tempo hanno ricominciato a tessere relazioni più profonde anche dal punto di vista industriale, come dimostra la presenza dei big players italiani come Trenitalia, Snam e Italgas in settori cardine come le infrastrutture e l’energia (senza dimenticare la water diplomacy italiana).

Sullo sfondo resta, complesso e altamente articolato, il tema dei Balcani occidentali che è un preciso elemento di preoccupazione per la Grecia che sicuramente vede bene il ruolo svolto dall’Italia, ma al contempo non può abbassare la guardia sulle provocazioni di Erdogan nell’Egeo (a maggior ragione nei giorni in cui, l’avvicinamento delle elezioni di giugno, sta mettendo pressione al governo di Ankara).

Tutto ciò all’interno di un contesto in cui Giorgia Meloni sta lavorando con profitto, incontrando vari conservatori-popolari dei singoli Paesi. E’ altresì consapevole il premier italiano di un doppio fattore di cui far tesoro: da un lato che l’Italia è centrale in tutte le questioni maggiori e dall’altro che, parallelamente, ha compreso come sia difficile coniugare gli interessi nazionali di tutti. Il riferimento è alle affinità politiche, ma anche alle singole alleanze, ad esempio, di Polonia, Grecia, Turchia, Libia, tanto per citare quattro soggetti non secondari, che presentano singole sfumature di cui tener conto, sia nelle relazioni one to one che nelle strategie complessive delle singole aree.

Per cui è la complessità delle relazioni internazionali e quindi l’approccio a quella complessità che può rappresentare un’occasione per Palazzo Chigi, ricordando magari anche lo sforzo complicato e quotidiano che hanno fatto in passato i grandi nomi della Prima Repubblica: da quello sforzo, certamente gravoso, nasce anche la speranza che premier e governo possano svolgere una funzione politica significativa avendo la prospettiva di poter durare cinque anni.

@FDepalo

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