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Verso le europee. Chi storce il naso per il dialogo tra popolari e conservatori

Non è sfuggito tra gli osservatori del Ppe e di Ecr il tentativo di mettere in discussione una postura che invece è unanimemente riconosciuta come atlantista e distante dall’estremismo, come dimostra anche la recente visita del premier italiano a Londra, celebrata dal Financial Times quanto ad affinità di vedute con il premier Sunak

È stata una settimana di incontri e capannelli quella che si è chiusa a Bruxelles, dove l’orizzonte è rappresentato dai prossimi due semestri che condurranno alle elezioni del 2024. Da un lato si registra l’intensità delle strategie dei popolari, che giovedì scorso nelle stanze dell’Europarlamento hanno avuto modo di aprire una serie di riflessioni tra eletti di ieri e di oggi, uniti dal fil rouge del percorso verso una Commissione politica, dopo quella di larghe intese nata sotto la cosiddetta maggioranza Ursula.

Dall’altro spicca il ruolo determinante che avranno quei Paesi membri dove la coalizione di centrodestra è data in vantaggio, come Italia, Germania, Grecia e Spagna, non a caso obiettivi dichiarati dei due nomi che potrebbero essere i più indicati per succedere a Ursula Von der Leyen: Manfred Weber e Roberta Metsola.

Elezioni, prima della Commissione

In primo luogo il ragionamento che è stato fatto da funzionari ed analisti vicini al Ppe è che occorrerà massimizzare il consenso elettorale: è quella l’anticamera per poi aprire una discussione sull’eventuale nuova Commissione. A questo stanno puntando il leader tedesco dei conservatori all’Europarlamento e la Presidente maltese dell’emiciclo negli incontri degli ultimi mesi, provocando qualche reazione tra i competitors.

È il caso dei socialisti spagnoli, al governo con Sanchez, ma dati dai sondaggi molto indietro rispetto alla coalizione formata da popolari e Vox che si presenterà alle urne a fine 2023: ieri El Pais osservava che gli “europei popolari accelerano il loro avvicinamento all’estrema destra nel bel mezzo del ciclo elettorale”, con riferimento agli ultimi contatti tra Weber e il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, leader di Ecr. Non è sfuggito tra gli osservatori del Ppe il tentativo, con quell’epiteto “estrema destra”, di mettere in discussione una postura che invece è unanimemente riconosciuta come atlantista e distante dall’estremismo, come dimostra anche la recente visita del premier italiano a Londra, celebrata dal Financial Times quanto ad affinità di vedute con il premier Sunak, condita dal premio Grotius.

Weber & Spagna

Si legge su El Pais che il leader dei conservatori all’Europarlamento prova ad allargare il suo spazio politico flirtando con partiti come quello della Meloni in Italia e intensifica il cenno all’estrema destra. “In un momento particolarmente intenso in campo elettorale — con diverse elezioni chiave nel resto dell’anno—, i conservatori stanno accelerando il loro flirt con i partiti alla loro destra. In questa logica cercano di avvicinarsi a leader come l’ultra italiana Giorgia Meloni e stanno studiando per mettere alla prova il movimento populista contadino-cittadino olandese (BBB), che ha sorpreso nelle elezioni provinciali dei Paesi Bassi posizionandosi come il più forza votata”.

Tra Weber e la Spagna la quaestio verte anche su un caso specifico, il Parco Nazionale di Doñana, su cui l’esponente del Ppe ha attaccato la Commissione europea, accusandola di fare “politica di partito” e di fare campagna a favore del primo ministro spagnolo Pedro Sánchez: “Ciò di cui abbiamo bisogno è una Commissione che cerchi di contribuire a soluzioni, per cercare di riunire le persone e non dividerle da un background politico di partito”, ha detto. La risposta dei socialisti è giunta per bocca di Iratxe García Pérez, stretto alleato di Sánchez e leader del gruppo Socialisti e Democratici (S&D), secondo cui “in politica ci sono due linee che non dovrebbero mai essere oltrepassate: una è mentire e l’altra è prendere in giro se stessi e in questo caso il Ppe ha superato entrambe le linee”.

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