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Il clima, l’alluvione in Emilia-Romagna e noi. La riflessione di Becchetti

Il negazionismo è una forma di rimozione ma anche una forma di disperazione ed una resa. Noi non contiamo e comunque non è possibile far niente. Invece non è assolutamente così e la buona notizia è che il mercato, nonostante le sciocchezze che si sentono in giro, ha già deciso

Abbiamo negli occhi l’alluvione in Emilia Romagna che segue di poco la siccità al Nord  e la tragedia del ghiacciaio della Marmolada. Mentre scrivo questo pezzo sono all’aeroporto di Catania dove per allerta meteo sono state chiuse le scuole di ogni ordine e grado. Il tema del momento (e purtroppo anche del futuro) è quello dell’emergenza climatica.

Siamo di fronte ad una sfida molto difficile e rischiamo di non farcela. Il film di Leonardo di Caprio Don’t look up spiega molto bene perché. C’è un asteroide in rotta di collisione con la Terra che rischia di distruggerla c’è la possibilità di correre ai ripari distruggendolo ma bisogna fare presto. Purtroppo si mette in moto un circolo perverso di cattiva politica, interessi di alcune lobbies e circuiti della comunicazione che impediscono di evitare la catastrofe. L’asteroide è ovviamente una metafora della sfida ambientale e del cambiamento ma gli attori in gioco sono gli stessi.

Quasi tutti i paesi del mondo si sono dati l’obiettivo di azzerare le emissioni climalteranti (noi entro il 2050 la Cina entro il 2060 ma conoscendo la decisione nel modo di procedere del paese potrebbe arrivare prima di noi). Stiamo muovendo nella direzione giusta ma non è detto che faremo in tempo. Le vicende di questi giorni ce lo insegnano. Il 99 per cento dei lavori scientifici concordano sul fatto che il cambiamento del cima è dovuto prevalentemente a fattori umani e alla concentrazione della Co2 nell’atmosfera, interrogando il mio database della European Social Survey che raccoglie le opinioni di circa 75 mila cittadini europei di 35 paesi solo l’1,9% nega il fattore umano nel cambiamento del clima.

Eppure in questi giorni per il gusto del contraddittorio abbiamo assistito a talk show e tribune dove in rapporto quasi uno ad uno si sono affrontati scienziati del clima e negazionisti. Sugli organi di stampa è ancora peggio. Si sottolinea (a ragione) l’importanza della tutela del territorio, del consumo di suolo quando per anni gli ambientalisti che parlavano del problema sono stati visti come marziani e massacrati. E si fa finta di separare questo problema da quello del clima. Come sappiamo il riscaldamento globale aumenta ondate di calore, siccità ed eventi climatici estremi tropicalizzando il clima ed accentuando i movimenti di correnti fredde dal polo dove i ghiacci si sciolgono. Gli eventi climatici estremi (come le bombe d’acqua e le precipitazioni assolutamente fuori dalla norma) hanno ovviamente conseguenze più pesanti laddove maggiore è l’incuria del territorio. Non a caso uno dei sei pilastri della sostenibilità ambientale è, accanto alla mitigazione (la riduzione delle emissioni), l’adattamento, ovvero la capacità di sopravvivere ed adattarsi alle mutate condizioni climatiche che include gli investimenti contro il dissesto idrogeologico.

Il negazionismo è una forma di rimozione ma anche una forma di disperazione ed una resa. Noi non contiamo e comunque non è possibile far niente. Invece non è assolutamente così e la buona notizia è che il mercato, nonostante le sciocchezze che si sentono in giro, ha già deciso. Le rinnovabili che producono da 100 a 200 volte meno Co2 delle fonti fossili sono il futuro perché costano molto meno delle fossili e sempre meno costeranno nei prossimi anni per le economie di scala. L’aumento di capacità installata a livello mondiale è impressionante e supera costantemente in rialzo le aspettative degli enti di previsione. Le rinnovabili sono anche la via attraverso la quale il nostro paese si renderà finalmente indipendente nel fabbisogno di energia da potenze straniere evitando di imbarcare drammatiche ondate inflattive come alla fine degli anni ’70 ed oggi. Chi vuole può anche combattere battaglie di retroguardia inseguendo paure di chi teme il cambiamento. Se ne assumerà la responsabilità di fronte ai giovani e al99le generazioni presenti e future

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