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Tra demografia e cultura liberale. I vent’anni di Magna Carta visti da Quagliariello

Una ricerca sul calo demografico che non punta solo a individuare le conseguenze sul piano del lavoro, del welfare o su quello politico, bensì a sondare i motivi per i quali nel nostro Paese non si fanno più figli. Lo studio verrà corredato da una mappa della natalità, all’interno della quale verranno approfonditi anche diversi esempi di squilibri territoriali. L’indagine arriva nel ventesimo anno di attività della fondazione

I riflettori sull’inverno demografico sono sempre troppo bassi. Ed ecco che ad accenderli è la Fondazione Magna Carta che per la verità già l’anno scorso aveva condotto una minuziosa ricerca proprio sul tema della natalità. Quest’anno, in occasione del suo ventesimo anniversario, Magna Carta ha dato avvio a un altro approfondimento su quello che il presidente Gaetano Quagliariello definisce “il problema”. Focus group, approfondimenti sulle tematiche del welfare e una mappa della natalità. Sono queste alcune delle componenti metodologiche sulle quali si incardina la ricerca “Per una Primavera demografica” – finanziata attraverso un crowdfunding portato avanti dai cittadini – di cui proprio Quagliariello parla in anteprima a Formiche.net.

Su quali elementi si concentrerà la ricerca di quest’anno sul tema della natalità e del calo demografico?

La ricerca di quest’anno rappresenta una prosecuzione di quella condotta lo scorso anno che, posso dire, ha ottenuto ottimi riscontri. L’obiettivo non è più limitarsi a capire quali sono gli effetti e i riverberi che il calo demografico ha sul piano delle politiche del lavoro, sul piano sociale o del welfare. Bensì indagare a fondo le ragioni per le quali nel nostro Paese non si fanno figli mentre in altri Paesi europei, compresi Francia e Germania, sta avvenendo un’inversione di tendenza.

Una grande attenzione è riservata al metodo con il quale lo studio viene condotto.

Sì, la ricerca prevede tre step. Il primo è quello che si svolgerà attraverso appositi focus group: momenti di approfondimento organizzati con metodo scientifico in collaborazione con istituti demoscopici specializzati che coinvolgeranno giovani, adulti, insegnanti, gestori di centri ricreativi e oratori, operatori sanitari, psicologi e psichiatri. Il secondo filone si concentrerà su “casi studio” messi a fuoco nell’ambito del welfare territoriale e aziendale con l’obiettivo di capire quali iniziative hanno funzionato e quali no, anche in base al contesto nel quale sono state applicate.

Prima ha accennato a una mappa della natalità. Come sarà strutturata?

È il terzo step. Il dove si nasce e dove invece le nascite sono più scarse non è solo una questione statistica e numerica. Il nostro tentativo sarà quello d’indicare quali sono le condizioni che favoriscono la natalità e quali tra gli interventi che vengono messi in campo nei singoli territori risultato effettivamente efficaci.

Questo si intreccia molto con il tema dello squilibrio territoriale. Tante sono state, in questo senso, le iniziative messe in campo dagli amministratori per evitare lo spopolamento delle aree interne. Eppure i risultati non sono granché soddisfacenti.

L’inverno demografico è strettamente connesso al tema dello squilibrio territoriale. Fino al termine del primo decennio di questo secolo si è considerato il processo di svuotamento delle aree interne come ineluttabile, anche per ragioni demografiche. Si è messa in moto una sorta di spirale perversa: lo spostamento delle persone dalle aree interne verso i grandi agglomerati urbani, soprattutto sulle coste, è stato massiccio e nei paesi e nei borghi dell’interno la popolazione è invecchiata e le nascite, anche per questo, sono esponenzialmente diminuite. Ora questo squilibrio sta presentando il conto. Il fenomeno ha portato un’antropizzazione di alcune parti del territorio sempre più precaria e laddove non c’è la presenza umana è assai più complesso controllare il territorio. Senza contare il fatto che, essendo certe zone sempre meno popolate, elettoralmente sono molto meno rilevanti. L’interesse della politica, necessariamente, viene meno e con esso gli investimenti. Su questi temi entro fine anno a Norcia organizzeremo un appuntamento ad hoc con gli amministratori locali delle aree interne.

Le ricorrenze sono l’occasione per i bilanci. Vent’anni di Magna Carta cosa portano in dote?

Siamo nati in un periodo storico nel quale si vivevano grandi sconvolgimenti, anche ideologici. Dopo il 2001 il mondo è cambiato e lo schema positivistico che garantiva le sorti progressive della storia è crollato. In questi lunghi anni di attività abbiamo lavorato in questo solco nel tentativo di aggiornare una cultura liberale che, purtroppo in Italia, storicamente, è stata minoritaria ed elitaria. Al di là delle iniziative che organizzeremo per celebrare un anniversario non scontato – tra cui un documentario sulla Fondazione e una pubblicazione fotografica – rilanciare la presenza della cultura liberale di fronte alle nuove sfide epocali – penso, ad esempio, a quella posta dall’intelligenza artificiale – penso sia il compito più rilevante e ciò che può farci trasformare un anniversario in un’occasione di crescita.

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