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La Cina ha il fiatone. Goldman Sachs spiega perché

Il mattone non sembra riprendersi dopo tre anni di buio pesto e anche il settore dei servizi non tira come dovrebbe. Per questo gli obiettivi di crescita del 2023 sono già falliti

Fiato corto, gambe pesanti. La Cina sembra un pugile alla quindicesima ripresa, incapace di reagire a un declino della propria economia che pare inesorabile. Pochi giorni fa, Formiche.net ha raccontato la pressoché inesistente risposta dell’economia reale agli stimoli messi in campo dallo stesso governo cinese. Tassi ridotti e abbattimento del costo dei mutui non sembrano avere alcun effetto, per il momento, su imprese e famiglie.

Ora, tutto questo secondo Goldman Sachs, ha un prezzo. E cioè che “dopo un forte inizio, la ripresa economica cinese si è affievolita dopo la riapertura delle restrizioni Covid”. Nulla, insomma, è andato come doveva, a dispetto delle previsioni di Pechino che vorrebbero per quest’anno un Pil al 5%.

“Mentre alcune parti del settore dei servizi si stanno riprendendo, i dati sull’attività di maggio hanno mostrato che il mercato immobiliare,  il più grande settore dell’economia, si è nuovamente indebolito. Anche se il crollo del settore immobiliare e il forte calo delle esportazioni hanno innescato un sostegno da parte dei politici, i nostri economisti non si aspettano che queste misure siano così ampie o incisive come nei cicli economici precedenti”, chiarisce nero su bianco Goldman Sachs.

I numeri danno la cifra delle difficoltà conclamate del Dragone. “Alla luce di queste pressioni, i nostri economisti hanno abbassato le previsioni di crescita trimestrale annualizzata del Pil del secondo trimestre all’1,0% (rispetto al precedente 4,9%). Prevedono un’accelerazione della crescita al 6,5% nel 3° trimestre (rispetto al 5,3% precedente) grazie a un maggiore sostegno politico e all’attenuarsi del freno del ciclo delle scorte. Queste modifiche riducono le previsioni di crescita del Pil reale per l’intero anno 2023 dal 6,0% al 5,4% e quelle per l’intero anno 2024 dal 4,6% al 4,5%”.

E pensare che, come poc’anzi menzionato, Pechino ha deciso di valutare su due piedi giorni fa un ampio pacchetto di misure di stimolo all’economia, nei giorni in cui pare sia tornata molto forte la pressione del governo di Xi Jinping per rilanciare la crescita. Le proposte di stimolo includono almeno una dozzina di misure destinate a sostenere settori come quello immobiliare e la domanda interna. Per esempio, ulteriori riduzioni dei tassi di interesse, consentendo un maggiore afflusso di denaro nell’economia. Eppure non sembra bastare.

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