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Manovra, come allungare la coperta. I consigli di Becchetti

La coperta della legge finanziaria è corta, certo. Ma forse non ci rendiamo conto che l’armadio è pieno di trapunte. Litighiamo sui decimali e rischiamo la procedura d’infrazione ma non ci accorgiamo di quanti e quali filoni di finanziamento europei abbiamo a disposizione e che molto spesso non riusciamo ad utilizzare. Il commento di Leonardo Becchetti

La nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza identifica un sentiero stretto per la prossima legge finanziaria. La coperta della legge finanziaria è corta…ma forse non ci rendiamo conto che l’armadio è pieno di trapunte. Litighiamo sui decimali e rischiamo la procedura d’infrazione ma non ci accorgiamo di quanti e quali filoni di finanziamento europei (Pnrr, Repower Eu, React Eu, fondi strutturali e di coesione) abbiamo a disposizione e molto spesso non riusciamo ad utilizzare.

L’utilizzo della coperta corta del Nadef ha di per sé una sua razionalità. L’obiettivo è far recuperare almeno una parte della perdita di potere d’acquisto dei ceti medio-bassi a causa della fiammata inflattiva generata dalla speculazione sul prezzo del gas. Con l’accorpamento verso il basso delle aliquote Irpef che alleggerisce in parte il peso fiscale, e con il finanziamento della riduzione del cuneo fiscale che aumenta i salari netti sotto i 35mila euro lordi, un piccolo recupero c’è anche se non basta a compensare quanto perso in questi anni d’inflazione.

Risorse aggiuntive vanno alle famiglie e alla sanità. La sanità pubblica per superare l’emergenza del sovraffollamento dei pronto soccorso e del sottodimensionamento dei medici nelle strutture pubbliche avrebbe bisogno di ben altro. E proprio qui dovrebbero venire in soccorso le “trapunte” perché una parte del Pnrr è sulla sanità ed in particolare sulle case di comunità che dovrebbero intercettare la domanda di cura sui territori disingolfando gli ospedali.

Se l’uso della coperta corta appare dotato di raziocinio è sulla strategia complessiva che si può fare molto di più. Accelerare la messa a terra dei tanti progetti sulle rinnovabili pronti nel Paese (evitando ritardi su autorizzazioni, decreti attuativi delle comunità energetiche) vuol dire ridurre la nostra dipendenza dalle fonti fossili che hanno prodotto l’ondata inflattiva che stiamo ancora vivendo mentre nuove nubi minacciose appaiono all’orizzonte relativamente alla previsione dei prezzi futuri.

Se il sostegno alla classe media ha tutto sommato trovato i suoi strumenti la questione delle strategie ottimali per la lotta alla povertà resta un problema aperto di difficile soluzione. Qui non ci sono panacee o risposte facili perché il lavoro povero è figlio di part time involontario e contratti in cui si sottostimano le ore di lavoro piuttosto che di salari minimi bassi. La riforma delle misure contro la povertà poi crea una nuova ripartizione tra occupabili e non occupabili dove i primi perdono di fatto il beneficio. E i criteri utilizzati per distinguere le due categorie sono discutibili e non scolpiti nella pietra.

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