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Al via l’operazione europee. Così FdI punta al podio (e alla nuova governance)

I conservatori di Ecr rischiano di essere il gruppo più folto a Bruxelles, in condominio con Cdu/Csu, tra la grammatica di candidature espressione dei territori e la tentazione di far correre la leader. Nessuna rivalsa tra alleati in maggioranza, si corre per vincere (e per la nuova Commissione)

Numeri, prima di ogni altra cosa, nella consapevolezza che prendere un voto in più delle politiche sarebbe utile e segnerebbe uno spartiacque oggettivo rispetto ad altri elementi secondari, come certi retroscena che spesso non combaciano con la realtà. Fratelli d’Italia si prepara ad una tornata elettorale europea che, di fatto, rappresenta una primizia: per la prima volta la destra post berlusconiana, al governo del Paese, può esprimere contemporaneamente la premier, il presidente di un partito europeo che rischia di essere il gruppo più folto a Bruxelles (in condominio con Cdu/Csu), e portatrice sana di una visione in cui, come spiegato da Alfredo Mantovano, nessuno intende mettere in discussione l’europeismo, ma si punta piuttosto ad evitare “di seguire l’ordine del giorno che, in un’ottica dirigista dell’Unione Europea, dovrebbe essere sempre calato dall’alto”. In parole povere, nuova Commissione e Consiglio.

Continuità

Sul piano politico un voto in più delle politiche sarebbe già un successo, spiegano da Via della Scrofa, per cui oltre il 26%: al momento i sondaggi già sono più alti (portano consensi tra il 28 e il 29%) e comunque l’incremento del numero degli eletti dipenderà da quanti partiti supereranno la soglia di sbarramento. Una discriminante che potrà aggiungere seggi ad uno zoccolo duro che sarà nell’ordine delle 25 unità su un totale di 76. In sostanza, secondo le previsioni, il risultato sul piano nazionale del 2022 dovrebbe restare come minimo tale, come dimostra una certa omogeneità nei territori; nessuno si aspetta particolari squilibri rispetto al dato del settembre 2022, insomma, con l’unica incertezza rappresentata da quelle regioni del sud dove il taglio del reddito di cittadinanza potrebbe essere più sentito.

L’obiettivo dei conservatori è fare liste forti e in questo senso la questione relativa alla possibile candidatura in prima persona di Giorgia Meloni sarà abbastanza dirimente nel senso che potrebbe portare in dote anche due punti in più. Ma non è al momento un tema all’ordine del giorno. I numeri comunque saranno l’elemento più significativo già dal giorno dopo, per via dei nuovi equilibri per Commissione e Consiglio. L’attenzione di Manfred Weber nei confronti di Giorgia Meloni è un fatto concreto, anche per via delle sue relazioni con il mondo centrista e cattolico italiano: il Ppe è consapevole di poter tornare a governare senza il compromesso delle larghe intese con il Pse grazie ai numeri di Ecr.

Maggioranza compatta

Le gerarchie nei territori dovrebbero essere rispettate nella composizione delle liste di FdI, così come fatto per le politiche, quindi in primis gli uscenti che saranno ricandidati (Fidanza e Procaccini su tutti) e in seconda battuta gli eletti nelle Regioni, al netto di qualche nome nuovo proveniente dalla società civile: si fa quello del presidente della Fondazione Tatarella, Francesco Giubilei. L’esempio del recente passato è stato quello di Vittorio Feltri a Milano, operazione definita unanimemente molto positiva. Oggi in generale il partito “non ha bisogno delle figurine per fortuna”, perché c’è un percorso politico e valoriale che lo ha portato dal 4 al 26%, ma non è esclusa una riflessione a breve.

Infine c’è la volontà di spegnere alcune polemiche fatte circolare nelle ultime settimane circa una aspra competizione tra i leader della maggioranza: nessuna velleità, spiegano dal partito a Formiche.net. Semplicemente alle europee si correrà con un sistema proporzionale e ognuno proverà a prendere più voti, ma senza secondi fini.

@FDepalo

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