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Dalla crisi del debito a quella della liquidità. Le imprese cinesi pagano a singhiozzo

​Sono sempre di più le aziende del Dragone a corto di liquidi che non riescono a far fronte a tutte le spese. Un problema nel problema, a cui si aggiunge la nuova, storica, fuga di capitali

Sì, gli investitori stanno fuggendo dalla Cina, i mercati voltano le spalle al Dragone e nelle sconfinate province del Paese il debito sta ogni giorno di più sfuggendo di mano. Non può stupire, dunque, che sempre più imprese abbiano difficoltà nel reperire la liquidità con la quale far fronte ai pagamenti, periodici o meno che siano. C’è un dato, finora passato un po’ sottotraccia, che vale la pena menzionare. Quello relativo ai comportamenti delle aziende in Asia e in Cina, quando si parla di onorare delle spese, elaborato da Atradius, tra i leader internazionali nell’assicurazione dei crediti.

Ebbene, da un report dedicato proprio alla Cina emerge come il 22% in più delle aziende cinesi rispetto allo scorso anno abbia segnalato problemi di flusso di cassa. I problemi temporanei di liquidità sono stati di conseguenza la causa principale dei rallentamenti dei pagamenti. L’effetto domino non ha tardato a materializzarsi: il 51% delle aziende cinesi ha a sua volta ritardato i pagamenti dei fornitori, ha investito nel follow-up delle fatture e ha migliorato le procedure di controllo del credito. Problemi di cassa a cui si aggiunge un certo malumore degli imprenditori cinesi.

Per i quali la principale preoccupazione nei prossimi mesi “è l’impatto che l’incertezza economica globale potrebbe avere sulla stabilità del mercato internazionale. Un’altra preoccupazione è rappresentata dal persistere di un’inflazione elevata che potrebbe compromettere la stabilità finanziaria dei clienti, mentre le pressioni della concorrenza sono particolarmente preoccupanti nel settore chimico”.

Tutto questo mentre si registra l’ennesima emorragia di capitali. In deflussi trimestrali di investimenti diretti esteri (Fdi) in Cina hanno infatti superato per la prima volta gli afflussi a causa delle crescenti tensioni con gli Stati Uniti e della portata della nuova legge anti-spionaggio che aumentano i rischi a carico delle aziende straniere.

Il trend ha preso forma nei dati preliminari della bilancia dei pagamenti di luglio-settembre dell’Amministrazione statale dei cambi (Safe): gli Fdi si sono contratti di 11,8 miliardi di dollari, in rosso per la prima volta dal 1998, hanno di inizio della raccolta statistica su base omogenea. Considerando gli investimenti esteri nei microchip per destinazione, secondo la società di ricerche Rhodium Group, la quota della Cina si è già ridotta dal 48% nel 2018 all’1% nel 2022.

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