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L’Italia nei Balcani occidentali. Tajani accelera (con la sponda croata)

In occasione della visita a Zagabria del ministro degli Esteri italiano viene rafforzata la cooperazione con un partner chiave dell’intero costone balcanico, con cui c’è comunanza di visioni in diversi dossier primari come Ue, energia, migrazioni, Nato, Ucraina

Africa e Balcani sono due priorità del governo italiano, a maggior ragione in questo anno di presidenza G7, e la visita del ministro degli Esteri Antonio Tajani a Zagabria rimarca un legame solido e costante tra l’Italia e la Croazia. Roma insegue il ruolo di pivot nell’intera macro area di quei paesi dell’ex Jugoslavia diventati ancora più strategici dopo la guerra in Ucraina e con cui persistono visioni comuni in molte tematiche significative come allargamento, energia, migrazioni, Nato.

Qui Zagabria

Tajani auspica una maggiore presenza europea in quest’area accelerando i tempi dell’adesione, con riferimento a quella che Giorgia Meloni ha più volte definito “riunificazione balcanica”. L’occasione è la sesta riunione del Comitato di coordinamento dei ministri Italia-Croazia in corso a Zagabria, desco al quale la posizione della Farnesina resta chiara: “Non dobbiamo permettere che la Russia oi Paesi asiatici intervengano”, annunciando al contempo una visita lunedì prossimo proprio in Bosnia, dove all’ordine del giorno c’è anche il tema della tutela dei croati in loco. “Seguirò con attenzione quello che accade lì”, ha promesso il ministro.

Con il premier croato Andrej Plenkovic c’è un filo di dialogo intenso: “La sintonia tra Italia e Croazia è forte sulle priorità dell’agenda europea. Vogliamo rafforzarla anche grazie al ruolo positivo del nostro export italiano in Croazia”, spiega Tajani. La riflessione del premier croato tocca il tema di Schengen, su cui l’Italia ha rinnovato i controlli sul confine con la Slovenia dopo l’attacco terroristico di Hamas in Israele, nel contesto di un’affluenza di migranti più elevata sulla rotta. “Noi ci auguriamo che questa decisione sia temporanea”, ha detto Plenkovic.

Roma e Zagabria

Le relazioni tra i due Paesi sono giunte ad un livello più alto, definito “superiore” dal premier croato, in cui Nato e Ue rappresentano valori comuni. Da menzionare il primo Business Forum italo-croato ospitato a Roma nel maggio 2022 e il secondo Business Forum che si terrà in Croazia nella seconda parte del 2024.

L’Italia è primo partner commerciale della Croazia, con una quota di mercato dell’export (14,3%) superiore a quella dei principali competitor. Nello scorso novembre l’interscambio ha fatto segnare 7,7 miliardi (-16,6%), con un lieve incremento delle esportazioni (+2%) a fronte di un marcato calo delle importazioni (-38,6%). Nel Paese sono attive circa 400 imprese a partecipazione italiana, nei settori industriale, tessile, del legno, finanziario e assicurativo.

Numeri che non sono un punto di arrivo ma di partenza, come dimostra l’attivismo nell’area dell’Adriatico settentrionale su sfide innovative come idrogeno, energia e transizione energetica.

Va ricordato che i rapporti bilaterali tra i due Paesi sono caratterizzati per una fase di oggettiva intensità: risale allo scorso novembre la visita del Presidente del Consiglio Meloni a Zagabria, venti anni dopo la prima visita di Berlusconi nel 2003. In atto tra i due Paesi c’è la cooperazione trilaterale nell’Alto Adriatico con la Slovenia che favorisce le dinamiche bilaterali, soprattutto in materia di sicurezza e migrazione. Lo scorso luglio sul punto si è tenuta ad Ancona l’ultima trilaterale, mentre la prossima è attesa in Slovenia.

Sfide future

Certamente da citare vi è la Serbia su cui la Croazia mantiene posizioni critiche a causa di note questioni bilaterali, come il trattamento della minoranza croata in Serbia. Altro elemento è rappresentato dalla Bosnia Erzegovina dove Zagabria difende strenuamente le rendite di posizione di cui beneficiano i croati-bosniaci grazie al principio dei “tre Popoli costituenti” previsto dall’Accordo di Dayton. Sul fronte ucraino da segnalare l’attivismo di Zagabria con l’opera di sminamento in Ucraina, tema di cui si è parlato lo scorso ottobre scorso in occasione della Conferenza dei donatori alla presenza del vice ministro Edmondo Cirielli, annunciando un contributo italiano per 1,5 milioni di euro.

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