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Stallo a Gaza, se anche gli Usa minacciano il cessate il fuoco

Secondo Reuters, gli Stati Uniti, via Onu, hanno pronta una dichiarazione severa con Israele su cessate il fuoco, attacco a Rafah e coloni. Washington vuole trovare una soluzione sugli ostaggi e vuole essere ascoltata da Netanyahu

Per la prima volta dal macabro 7 ottobre che ha aperto la stagione di guerra, gli Stati Uniti si mettono pubblicamente in una posizione fastidiosa nei confronti di Israele, proponendo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una bozza di risoluzione che chiede un cessate il fuoco temporaneo nella guerra tra Israele e Hamas e si oppone a una grande offensiva di terra a Rafah. C’è pronto un testo visto in anteprima esclusiva da Reuters.

Dopo due veti su risoluzioni che chiedevano il cessate il fuoco, è ormai chiaro che — con 135 giorni di guerra che hanno prodotto quasi 30 mila morti — le divisioni di vedute tra il presidente statunitense, Joe Biden, e il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, si siano approfondite. Washington segue una serie di messaggi arrivati a Gerusalemme dall’Europa e dal mondo arabo che chiedono di evitare l’offensiva terrestre su Rafah, dove si teme un alto numero di vittime civili.

E invece il governo di guerra israeliano sembra convinto sulla necessità di andare avanti, anche durante il Ramadan. Ed è proprio l’inizio della festività, il 10 marzo, a spingere gli Stati Uniti a velocizzare la situazione per poter riaprire un tavolo di trattativa sugli ostaggi. Ci sono un centinaio di persone ancora in mano ai terroristi, alcuni sono americani. L’ultimo tentativo di mediazione, che ha spostato fino al Cairo il capo della Cia in missione negoziale, è stato rifiutato dagli israeliani. Gli americani non avrebbero gradito, e anche a questo si lega la pressione onusiana.

Cosa significa la bozza

La mossa arriva dopo che gli Stati Uniti hanno segnalato che avrebbero posto il veto su una risoluzione elaborata dall’Algeria — che chiede un immediato cessate il fuoco umanitario — per il timore che potesse compromettere quei colloqui tra Stati Uniti, Egitto, Israele e Qatar, che cercano di mediare una pausa nella guerra e il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. Finora, Washington è stata contraria all’uso della formula “cessate il fuoco” (che in inglese va con una singola parola, “ceasefire”) in qualsiasi azione delle Nazioni Unite sulla guerra tra Israele e Hamas, ma il testo degli Stati Uniti riprende il linguaggio che il presidente Biden ha detto di aver usato la scorsa settimana nelle conversazioni con il primo ministro israeliano.

Letterale, dal testo pubblicato dalla Reuters: il Consiglio di Sicurezza “sottolinei il suo sostegno a un cessate il fuoco temporaneo a Gaza non appena possibile, basato sulla formula del rilascio di tutti gli ostaggi, e chieda la rimozione di tutti gli ostacoli alla fornitura di assistenza umanitaria su larga scala”. Inoltre si “stabilisce che nelle attuali circostanze una grande offensiva di terra a Rafah provocherebbe ulteriori danni ai civili e il loro ulteriore spostamento, anche potenzialmente nei Paesi vicini”. La bozza afferma anche che un’invasione di Rafah “avrebbe gravi implicazioni per la pace e la sicurezza regionale, e quindi sottolinea che una tale offensiva di terra non dovrebbe procedere nelle attuali circostanze”. Inoltre vengono condannate le idee di alcune fazioni della maggioranza israeliana che suggerirebbero ai coloni ebrei di occupare la Striscia di Gaza: “Qualsiasi azione da parte di una qualsiasi delle parti che riduca il territorio di Gaza, su base temporanea o permanente, anche attraverso l’istituzione ufficiale o non ufficiale delle cosiddette zone cuscinetto, così come la demolizione diffusa e sistematica delle infrastrutture civili”.

Gli americani a quanto pare non vogliono un voto subito. Le notizie relative alla bozza potrebbero essere usate come psy-op con Israele: serve a dire che il documento è pronto, dunque la situazione deve procedere secondo quanto Washington vorrebbe. Anche perché gli Usa tradizionalmente proteggono Israele dalle azioni dell’Onu e hanno posto due volte il veto alle risoluzioni del Consiglio dopo l’attacco del 7 ottobre. Ma si è anche astenuta due volte, permettendo al Consiglio di adottare risoluzioni che miravano a incrementare gli aiuti a Gaza e chiedevano una pausa prolungata nei combattimenti.

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