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Tre questioni sul finanziamento pubblico alle imprese culturali

Tra i progetti finanziati in ambito culturale emerge la predominanza di interventi strutturali e infrastrutturali. Ma è necessario un maggior equilibrio con le iniziative di recupero e valorizzazione. E si deve considerare anche l’aspetto sociale

Che obiettivi si pongono i progetti finanziati in ambito culturale? La valutazione delle politiche pubbliche è una disciplina estremamente interessante, che difficilmente raggiunge il grande pubblico per la natura estremamente tecnica delle riflessioni che conduce. Si tratta, tuttavia, di un tema sin troppo centrale per la vita del nostro Paese per continuare ad essere una sorta di nota a margine all’interno di convegni settoriali. Ovvio, non si può certo pretendere di trasformare tutte le tipologie di conoscenza in materiale facilmente divulgabile, ma è pur vero che per quanto siano sofisticati gli strumenti che si utilizzano, gli oggetti delle indagini sono pur sempre il frutto di una riflessione, e tale riflessione è in genere espressa in un linguaggio che è coerente con la disciplina. E la valutazione delle politiche pubbliche ha, come “proprio linguaggio naturale”, quello umano.

Si prenda ad esempio il dataset messo a disposizione da Opencoesione, che integra i dati sui progetti finanziati dalle politiche di coesione in ambito culturale, e quelli dell’indagine Istat sui Musei e le istituzioni similari e non statali. Un dataset piuttosto complicato da leggere, con più di  undicimila righe e centonovantaquattro colonne. Eppure anche in un file di questo tipo c’è un elemento che può essere approfondito, senza dover entrare in eccessivi tecnicismi. Si tratta del contenuto di una sola colonna tra le centonovantaquattro, che tuttavia ha un potere esplicativo enorme poiché consente di classificare tutti gli 11.013 progetti finanziati in soltanto ottantatré indicatori principali di risultato.

Cosa significa? Significa che tra tali progetti è possibile identificare quali siano le metriche di riferimento per comprendere quanto essi abbiano o meno impattato. Una conoscenza straordinaria, perché conoscere “sulla base di cosa si intende valutare il progetto”, vuol dire anche comprendere in quale universo di obiettivi il progetto si colloca. In altri termini, se iniziamo una dieta è probabile che il nostro obiettivo sia misurabile in “minor peso” o, nel caso in cui associamo alla corretta alimentazione anche un incremento dell’attività fisica, è possibile che l’indicatore sia il rapporto tra massa magra e massa grassa. Guardare questi indicatori, quindi, ci permette quantomeno di ipotizzare quali siano gli obiettivi perseguiti dai progetti finanziati.

Facciamo un esempio concreto: se l’indicatore principale di un intervento è “edifici pubblici messi in sicurezza”, è presumibile che il progetto finanzi un’attività di restauro e consolidamento delle infrastrutture pubbliche; se l’indicatore è “Visualizzazioni del Portale turistico regionale nella sua versione inglese”, è presumibile che il progetto finanzi il potenziamento del piano editoriale e del piano di comunicazione legato ai sistemi informativi turistici regionali, al fine di incrementare il livello di conoscenza dei territori amministrati dalla regione e favorire un incremento dei flussi turistici, soprattutto in ambito internazionale. Proseguendo secondo questo schema di intervento, la prima valutazione che salta agli occhi è il peso, sul totale delle economie misurate dal dataset, che hanno i progetti per i quali non è riportato alcun tipo di indicatore.

Ciò non implica, sia chiaro, che i progetti che rientrano in questa casistica vadano necessariamente rubricati come “senza indicatori”. L’unico dato certo è che tale indicatore non è riportato nel data-set. Qualunque ne sia la motivazione, in ogni caso, i progetti per i quali non sono riportati indicatori specifici rappresentano più della metà delle economie misurate. Più nel dettaglio, i finanziamenti totali netti (pubblici e privati) rappresentati dai progetti che non riportano alcun indicatore ammontano a 4.609.235.115,74 €, vale a dire il 56,9% degli 8.091.380.064,80 € totali misurati dal dataset.

Tornando invece ai progetti per i quali gli indicatori sono disponibili, si può altresì affermare che l’indicatore al quale sono stati associati maggiori finanziamenti è “superficie oggetto di intervento”, indicatore che ha aggregato finanze totali pari a 1.638.270.839,30 €, equivalenti al 20,25% del totale. Altra somma che, pur se non elevata come le voci precedenti, ha comunque una propria rilevanza è quella associata alla “Crescita del numero atteso di visite a siti del patrimonio culturale e naturale e a luoghi di attrazione che ricevono un sostegno”, che con i suoi 658.222.237,40 € rappresenta l’8,13% del totale.

Per completare la “top cinque” degli indicatori più finanziati del dataset, al quarto e al quinto posto di questa particolare classifica si posizionano, rispettivamente, l’indicatore “Numero di imprese che ricevono un sostegno” (circa 360 milioni, pari a al 4,37%), e il “Numero di progetti destinati alle pubbliche amministrazioni o ai servizi pubblici a livello nazionale, regionale o locale” (circa 148 milioni, pari all’1,83% del totale).

Al lato opposto della classifica si trovano invece progetti che hanno raccolto al massimo centoquindicimila euro: rientrano in questa casistica i progetti aventi come indicatore i “Partecipanti disoccupati e lavoratori compresi quelli autonomi”, il “Numero di interventi di messa in sicurezza nelle zone esposte a rischio idrogeologico”, il “Numero di interventi di miglioramento della rete di illuminazione pubblica”, “Disoccupati di sesso femminile, compresi i disoccupati di lunga durata”, il “Numero di nuove imprese che ricevono un sostegno”, gli “Edifici strategici/rilevanti migliorati o adeguati dal punto di vista sismico”, i “Progetti/banche dati attivate e/o implementate”, il “Numero di imprese che ricevono sovvenzioni a fondo perduto”, la “Realizzazione di sistemi informativi (numero di antenne installate e di sensori di rilevamento dell’inquinamento atmosferico)” e le già citate “Visualizzazioni al portale turistico regionale nella versione inglese”.

Insieme i progetti legati a queste categorie, hanno raccolto 754.037,93 €, vale a dire lo 0,0093% della somam complessiva. I progetti che, all’interno della descrizione dell’obiettivo perseguito, mostrano un indicatore contenente la parola impresa sono 617, per un totale di 373.069.529,41 €. Di questi, circa il 13% sono i finanziamenti erogati attraverso Invitalia, che diventano tuttavia più del 30% se si guarda al solo finanziamento pubblicato.

Al secondo posto dei finanziamenti pubblici abbiamo il progetto Apq nelle Città, programmato dalla Regione Campania e realizzato dalla Scabec S.p.A. Seguono i progetti Hereditas, Virtual Via Claudia Augusta, Timmel Transit 2018: rotte transfrontaliere e valorizzazione culturale della regione del Passo Rombo nell’ottica di una crescita sostenibile, Trasformazione E Imprenditorialità Aperta, Riscoperta Delle Antiche Vie Di Pellegrinaggio Fra Carinzia E Friuli Venezia Giulia: L’Arte Del Cammino, seguite da due opere audiovisive. A chiudere la “top ten”, il progetto Small Museums Alliance Representing Territories. A questi dieci progetti è stato attribuito il 42,57% del finanziamento pubblico totale. Molti dei restanti sono invece rivolti ad opere audiovisive.

Cosa emerge da questa carrellata rapida di dati? È chiaro che non si può generalizzare, ma ci sono in ogni caso evidenze che quantomeno meriterebbero di essere ulteriormente approfondite: la prima è che, a giudicare dai soli “indicatori”, il dataset analizzato evidenzia una prevalenza delle azioni strutturali ed infrastrutturali in un campo, che è pur sempre quello della cultura, in cui la discrepanza tra “recupero e valorizzazione” e “incentivi e sviluppo” dovrebbe probabilmente essere inferiore a quanto osservato. La seconda è invece la dinamica legata agli investimenti nelle industrie culturali e creative che, ad eccezione degli interventi Invitalia, potrebbe essere sicuramente migliorata in termini di pianificazione, includendo azioni che riguardano tutte le categorie di imprese culturali e creative, e non solo le imprese audiovisive o i progetti di valorizzazione turistico-territoriale.  

La terza è che, sempre e soltanto guardando agli indicatori e non a tutti i progetti, ci sono delle iniziative che probabilmente meriterebbero un supporto maggiore: sicuramente gli investimenti rivolti alle imprese (ma questa può essere anche un’interpretazione soggettiva), ma con ancora più fermezza i progetti volti a fornire un’alternativa ai disoccupati, vale a dire quei progetti che attraverso la cultura potrebbero favorire la re-immissione nel mercato del lavoro di soggetti che, soprattutto in caso di disoccupazione di lungo corso, potrebbero presentare non poche fragilità.



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