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Prima Turchia poi il G7 a Capri. Le tappe di Bass, nuovo sottosegretario Usa

Incontri con il governo turco e ministeriale Esteri dei Sette sono i primi impegni per il nuovo capo Affari politici della diplomazia Usa. A Capri si parlerà di Medio Oriente ma anche dell’uso degli asset russi congelati

John Bass, sottosegretario al dipartimento di Stato americano, sarà oggi e domani ad Ankara, in Turchia. Poi, da mercoledì a venerdì, a Capri, in Italia per la ministeriale Esteri del G7 al fianco del segretario Antony Blinken. Sono le due tappe della sua prima missione da quando è stato nominato da Blinken come sottosegretario agli Affari politici ad interim dopo le dimissioni di Victoria Nuland. Questo incarico si aggiunge a quello di sottosegretario per il Management, incaricato di gestire amministrativamente la macchina del dipartimento di Stato.

Sul tavolo dei Sette ci sono vari dossier. La situazione nel Medio Oriente dopo l’attacco dell’Iran contro Israele sarà “il punto principale che metterò all’ordine del giorno della ministeriale Esteri del G7 a Capri”, ha annunciato Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, parlando della necessità di una de-escalation. A meno di due mesi dal summit dei leader che si terrà in Puglia si lavorerà anche sulla proposta caldeggiata dagli Stati Uniti – ma osteggia da Francia e Germania – di uso dei fondi russi congelati in Occidente per aiutare l’Ucraina.

Bass ad Ankara, dove è stato ambasciatore dal 2014 al 2017, incontrerà gli alti funzionari del governo turco “per sfruttare lo slancio della positiva riunione del 7-8 marzo del Meccanismo strategico Stati Uniti-Turchia a Washington” e “continuare la cooperazione su questioni bilaterali e globali fondamentali, tra cui il conflitto e la crisi umanitaria a Gaza, l’Ucraina e i preparativi per il summit Nato a Washington quest’estate”, si legge in una nota. Il sottosegretario discuterà anche delle opportunità di espandere i legami commerciali e di investimento che collegano e avvantaggiano i cittadini di entrambi i Paesi, prosegue il comunicato.

Sarebbe stata proprio la Turchia a informare gli Stati Uniti sull’imminente attacco dell’Iran a Israele. È quanto riferito dall’emittente americana Cnn, che ha citato una fonte diplomatica di Ankara. Secondo questa, Teheran aveva informato la Turchia delle “opzioni” per la risposta a Israele. Sulla base di queste informazioni Hakan Fidan, ministro degli Esteri turco, ha quindi informato il segretario americano Blinken dei “possibili sviluppi”.

Quest’ultimo, ieri, dopo l’attacco iraniano contro Israele, ha avuto colloqui telefonici con i suoi omologhi del Medio Oriente e Nord Africa. Ha sentito i ministri degli Esteri di Egitto, Turchia, Giordania e Arabia Saudita. Da Fidan si sarebbe sentito dire, ha spiegato una fonte diplomatica turca, che Ankara è preoccupata per la potenziale escalation della crisi in Medio Oriente dopo gli attacchi dell’Iran contro Israele. Nel colloquio telefonico, il ministro turco ha definito la guerra a Gaza come la causa principale della crisi nella regione (l’attacco di Hamas del 7 ottobre e la risposta turca hanno segnato una battuta d’arresto nel processo di ri-normalizzazione della relazione tra Turchia e Israele di due anni fa). Per ristabilire la situazione sono necessari un cessate il fuoco immediato e un accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari nell’enclave palestinese, ha detto la stessa fonte turca senza riferimento agli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.

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