Skip to main content

G7 unito contro il fentanyl. Ma serve la collaborazione della Cina

Leader impegnati a guidare gli sforzi in ambito internazionale per stroncare il traffico di droghe, in particolare quelle sintetiche. L’appello finale alle altre nazioni sulla lotta ai fornitori illeciti di precursori ha un unico destinatario: Pechino

“Chiediamo inoltre a tutte le Nazioni di adottare azioni adeguate per contrastare questa piaga funesta, comprese azioni giudiziarie e legali contro i fornitori illeciti di precursori, le organizzazioni criminali transnazionali e i loro facilitatori”. Serve scorrere fino all’ultima frase della “Dichiarazione dei Leader del G7 sulle minacce legate alle droghe sintetiche” per arrivare al punto della questione: senza la Cina, che è il principale produttore di precursori chimici necessari per produrre droghe sintetiche, si può far poco.

I leader G7 si sono impegnati a guidare gli sforzi in ambito internazionale per stroncare il traffico di droghe (in particolare quelle sintetiche come il fentanyl), sequestrare i proventi illeciti derivanti dallo spaccio e prevenire la diffusione della tossicodipendenza soprattutto tra i giovani.

La dichiarazione odierna, firmata dai capi di Stato e di governo del G7, “conferma la fortissima attenzione” di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, anche in qualità di presidente di turno del G7, verso la diffusione della droga, tema “che ha un profondo impatto sociale” in Italia e in molte altre nazioni del mondo, si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi, in cui si ricorda anche il piano nazionale contro l’uso improprio del fentanyl adottato poche settimane fa.

L’Occidente può alzare barriere per fronteggiare situazioni di crisi (come negli Stati Uniti) o di allerta (come in Italia). Ma sta alla Cina decidere se agire o meno contro i fornitori illeciti di precursori. Questo tema è stata al centro della recente visita a Pechino di Antony Blinken, segretario di Stato americano. Da tempo Washington sospetta da Pechino non s’impegni a sufficienza lasciando che il traffico illecito alimenti una crisi interna agli Stati Uniti che potrebbe allargarsi presto anche all’Europa.

Exit mobile version