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Cipro nella Nato? Energia e geopolitica al centro del meeting di Ecr

I cultural weekend di Ecr hanno fatto tappa a Cipro, Paese strategico per le future strategie europee, ma anche per quelle attuali alla voce energia. Secondo Menia, vicepresidente della commissione Difesa/Esteri del Senato, “appare di tutta evidenza come il tema energetico legato ai giacimenti di gas presenti nel Mediterraneo orientale si leghi a doppia mandata alla geopolitica europea e italiana”

Mescolare le tematiche che saranno all’attenzione del nuovo Parlamento e dei nuovi vertici europei con l’esigenza di fare squadra nella famiglia dei conservatori, alla luce di sfide epocali come le guerre, il dossier energetico e la cooperazione che cinque anni fa alle scorse elezioni europee avevano un impatto diverso rispetto a oggi. I cultural weekend di Ecr lo scorso fine settimana hanno fatto tappa a Cipro, Paese strategico per le future dinamiche europee, ma anche per quelle attuali alla voce energia. Non sfugge che l’isola che diede i natali alla poetessa Saffo ha acquisito rilevanza oggettiva sia per la presenza dei giacimenti di gas (con l’Eni in primo piano), che l’ha portata ad un triumvirato strategico con Israele e Grecia sotto l’ombrello Usa, sia perché è ponte naturale verso Gaza in queste settimane così drammatiche.

Qui Nicosia

A Nicosia sono intervenuti 250 delegati provenienti da 22 nazioni, non solo europee, dal momento che ci sono anche rappresentanti di Usa, Gb, Israele e Ucraina. Per l’Italia tra gli altri Carlo Fidanza, Luca Ciriani, Isabella Rauti, Roberto Menia. Secondo Antonio Giordano, segretario di Ecr party, i cultural weekend che i conservatori europei hanno organizzato a Cipro, dopo le tappe a Ischia e Scilla in Italia, Kilkenny in Irlanda e Gerusalemme in Israele, rappresentano “il miglior investimento nella logica dell’evoluzione della cultura conservatrice sul territorio”. L’obiettivo del partito guidato da Giorgia Meloni è quello di effettuare un lavoro certosino tra la gente e le istituzioni comunitarie, quindi fuori dall’europarlamento, al fine di “raccogliere quelle energie dei partiti, anche delle nazioni più piccole e alimenta quel vento che sta portando a crescere la destra in tutta Europa”. Prossimi appuntamenti saranno in maggio a Madrid e in giugno a Stoccolma.

Secondo l’esponente romena di Alternativa Dreapta Adela Mirza la nuova Ue dovrà dare un segnale forte sulla difesa di Kyiv, anche se ancora “forse non è pronta ad avere un esercito comune, per questo resta essere fondamentale il ruolo della Nato nella difesa dell’Europa, che nemmeno Trump vorrà davvero lasciare”. Sulla questione della Nato si è espresso il cipriota Geadis Geadi (Elam) secondo cui il suo Paese dovrebbe chiedere l’adesione all’Alleanza Atlantica, “anche se la Turchia metterebbe il veto”, così come osservato su queste colonne due anni fa. Alternativa Dreapta e Elam potrebbero fare ingresso in Ecr dopo le elezioni di giugno.

Gas e geopolitica

“Appare di tutta evidenza come il tema energetico legato ai giacimenti di gas presenti nel Mediterraneo orientale si leghi a doppia mandata alla geopolitica europea e italiana – spiega a Formiche.net il senatore di FdI Roberto Menia, vicepresidente della Commissione Difesa/Esteri del Senato, presente al meeting di Ecr a Nicosia – “Si tratta di un settore particolarmente attenzionato dal governo italiano, conscio che non solo i copiosi giacimenti di gas possono imprimere alla macro area mediterranea una svolta nel merito del dossier energetico, ma che rappresentano un elemento oggettivo di geopolitica, in un quadro altamente complesso e reso tale dai riverberi nel mare nostrum dei due conflitti bellici in corso. Per questa ragione l’attenzione dei conservatori europei è rivolta alle future politiche energetiche del continente, dal momento che il prossimo Parlamento sarà chiamato a occuparsi della materia. L’Italia in questo senso si è già portata avanti da tempo, anche grazie alle scoperte targate Eni nel Mediterraneo orientale e alle positive interlocuzioni con paesi chiave come appunto Cipro, Israele, Egitto e Grecia”.

E conclude: “Non dimentichiamo che il vero conservatore è rivoluzionario e davanti ad un’Europa ripiegata su sé stessa anche demograficamente deve porsi dei quesiti su come tutelare la nostra tradizione davanti alle sfide geopolitiche e al futuro”.

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