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Conte, Schlein e il teatrino della politica pugliese. Il commento di Cangini

Tutti sapevano, tutti hanno fatto finta di nulla. Salvo poi, a scandalo conclamato, esibire mani pulite scaricando sul vicino di partito la responsabilità morale di un andazzo che da decenni costituisce una regola

Quando si dice il teatrino della politica, è questo che s’intende: una rappresentazione falsa, dove l’ipocrisia è la regola, la questione morale il mezzo, la denigrazione dell’alleato-avversario il fine. Benvenuti in Puglia, terra di magistrati sceriffi con postura di destra divenuti cacicchi di sinistra, terra di trasformisti le cui pratiche indignano solo dopo che, causa inchieste giudiziarie, i loro voti cominciano a puzzare, terra di conclamata demagogia politica: dalla xilella al Tap passando per l’Ilva e senza dimenticare che qui, a Volturana Appula, affondano le radici del Principe dei camaleonti politici, Giuseppe Conte. Il quale, infatti, del teatrino pugliese odierno è protagonista indiscusso.

Il leader di quel che resta del Movimento 5 Stelle ha prima sedotto Elly Schlein dicendosi disponibile alle primarie di coalizione per selezionare il candidato comune alla guida della città di Bari, poi si è sfilato abbandonando la segretaria del Pd in mezzo alla via, irta di tranelli, che avrebbe dovuto condurre al mitico campo largo. La questione, essendo Conte quello che è, si è subito fatta questione morale. “A Bari i voti si comprano, per questo le primarie non vanno fatte”, ha scandito il candidato sindaco grillino Michele Laforgia appoggiandosi all’inchiesta giudiziaria sul traffico di influenze imputato ad un assessore della giunta regionale guidata dello sceriffo del Pd Michele Emiliano e ad una consigliera comunale che sostiene il sindaco di Bari uscente, il dem Antonio Decaro.

Dov’è l’ipocrisia? Nel fatto che il Movimento 5 Stelle continui a sostenere un governo regionale che a detta del Movimento 5 Stelle è divenuto tale grazie, appunto, alla compravendita di voti. “Tradimento!”, grida, dunque, Elly Schlein, facendo filtrare ai giornali tutto il proprio sconcerto per la pochezza “umana e politica” del presunto alleato di ferro. “Io l’avevo detto che il nemico è il trasformismo”, si sgola il sindaco Decaro. Lui l’aveva detto – anche se non è chiaro quando – ma non per questo s’è privato del sostegno della trasformista, oggi agli arresti, Mary Lorusso.

La verità, naturalmente, è che tutti sapevano tutto. Tutti sapevano quale fosse il “metodo Emiliano” per costruire il consenso e quale il grado di trasformismo (che nel Mezzogiorno è sinonimo di clientelismo) che caratterizza la politica pugliese. Tutti sapevano, tutti hanno fatto finta di nulla. Salvo poi, a scandalo conclamato, esibire mani pulite scaricando sul vicino di partito la responsabilità morale di un andazzo che da decenni costituisce una regola.

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