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La rivoluzione dell’IA passa anche dall’Africa. Il dibattito del Csis

Nel dibattito organizzato dal think thank americano vengono evidenziate le dinamiche principali che regolano lo sviluppo della tecnologia “disruptive” in Africa. Che “ha tutte le potenzialità per compartecipare a questo processo di sviluppo, seppure in chiave locale”

La corsa all’Intelligenza Artificiale rappresenta una delle caratteristiche del mondo contemporaneo. In tutto il globo gli attori politici, quelli privati, il mondo dell’accademia e gli altri stakeholders collaborano tanto nello sviluppare quanto nel regolamentare questa tecnologia dalle potenzialità sconfinate. Ma come si posiziona il continente africano in questa corsa? Il Center for Strategic and international Studies ha organizzato un evento, svoltosi giovedì 25 aprile, proprio per delineare il panorama dell’Intelligenza Artificiale in Africa.

“Può sembrare che l’IA sia appannaggio di Usa, Regno Unito, Unione europea e Canada, ma non è così”, afferma Chinasa Okolo, consulente etico dell’Equiano Institute, un laboratorio di ricerca che si occupa di guidare l’IA sicura e affidabile in Africa e ricercatrice di studi sulla governance presso il Center for Technology Innovation della Brookings. “L’Africa ha tutte le potenzialità per compartecipare a questo processo di sviluppo, seppure in chiave locale”.

Okolo è stata nominata consulente dell’Unione Africana per lo sviluppo della strategia continentale Au-Ai, finalizzata a creare una base continentale per i lavori incentrati sull’Intelligenza Artificiale, superando quella nazionale (Senegal, Egitto e Nigeria giocano un ruolo da protagonisti). Nata nel 2022, l’iniziativa è cresciuta piuttosto velocemente, al punto da poter essere presentata per l’adozione ai capi di Stato nel prossimo meeting dell’organizzazione, prevista per l’inverno del 2025. “Tuttavia, l’assenza di meccanismi di enforcement come quelli dell’Unione europea potrebbe limitare la sua efficacia”, ricorda Okolo.

Per il continente africano, l’Intelligenza Artificiale rappresenta un’occasione da non perdere. Grazie ad essa, come sottolineato da Sheila Kyarisiima, membro del Consiglio nazionale per gli investimenti del Kenya e partner di NISK Capital Limited, dove dirige le attività di finanza aziendale e di consulenza sulle transazioni in sei Paesi dell’Africa orientale e centrale, è possibile colmare il gap infrastrutturale vissuto dall’Africa rispetto al resto del mondo, nonché per migliorare la business competitiveness delle imprese africane sia sul piano interno che in un quadro internazionale, attraverso le potentissime capacità di analisi della tecnologia in questione. Un’opportunità per la popolazione africana, ma anche per gli investitori privati, le cui risorse sono fondamentali per la crescita. Questo la politica lo sa bene, e infatti anziché mirare alla regolamentazione dell’IA incentra i suoi sforzi sul promuovere gli investimenti.

Ma anche l’aspetto accademico ha un certo rilievo. “C’è un forte interesse di studio verso l’IA, non solo nell’ambito della computer science, ma anche in ambito medico, agricolo, della sicurezza. Si tende a realizzare progetti AI-based” denota Nii Longdon Sowah, docente presso il Dipartimento di Ingegneria informatica dell’Università del Ghana e autore di numerosi articoli scientifici sull’IA. Molti accademici del settore collaborano con le start-up del mondo privato, per fornire loro le capacità tecniche necessarie a sfruttare al meglio le sue potenzialità. Ma la sua capacità di adattamento e di interfacciarsi con lingue diverse dall’inglese la rende uno strumento molto valido per una fetta importante della popolazione. Un requisito fondamentale, questo, per la rivoluzione tecnologica imminente nel continente africano.

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