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Che succede se la Serbia compra i Rafale francesi

Con 12 caccia francesi Vucic avrà un nuovo e diverso peso specifico nel costone balcanico, anche alla luce delle rinnovate tensioni con il Kosovo, ma al contempo potrà staccarsi dai fornitori russi

Come cambieranno gli equilibri nei Balcani, alla luce delle spinte che i big player hanno prodotto, dalla vax diplomacy in poi? E come questa mossa potrà influire sulle tensioni con il Kosovo? La decisione della Serbia di acquistare i caccia Rafale francesi da un lato consentirebbe a Belgrado di svecchiare la sua forza aerea, composta principalmente da caccia MiG-29 di fabbricazione sovietica e da vecchi aerei da combattimento jugoslavi oltre ai sistemi Pantsir S-1, S-125M e FK-3 missilistici terra-aria (SAM); dall’altro di allontanarsi da Mosca come tradizionale fornitore di aerei ed elicotteri nonostante la Serbia abbia rifiutato di applicare le sanzioni internazionali contro Mosca per la sua invasione dell’Ucraina.

Dai caccia all’AI

Due giorni fa in occasione della sua visita a Parigi, il presidente della Serbia Aleksandar Vucic ha annunciato l’accordo per l’acquisto di 12 caccia Rafale di fabbricazione francese, alla presenza del presidente francese Emmanuel Macron e del produttore di Rafale Dassault Aviation: il costo dell’operazione dovrebbe aggirarsi sui 3 miliardi di euro, la firma è attesa nel prossimo giugno.

La decisione serba segue quella croata che ha recentemente acquistato 12 Rafale dalla Francia. “Sono soddisfatto dei risultati di tali discussioni. Mi dà gioia sapere che abbiamo esplorato a fondo tutti gli aspetti della collaborazione con uno dei paesi più importanti del mondo in modo aperto e pragmatico”, ha detto Vucic che all’Eliseo ha discusso anche delle tensioni in Kosovo, oltre che della possibile costruzione di una centrale nucleare in Serbia. Con questa fornitura di caccia la Serbia diventerà l’ottavo cliente dei Rafale dopo Croazia, Egitto, Grecia, India, Indonesia, Qatar ed Emirati Arabi Uniti.

In secondo luogo Vucic ha sottolineato il potenziale di una cooperazione ampliata con aziende come Thales e Airbus, in un particolare settore come l’intelligenza artificiale: “Anche se disponiamo di un istituto per l’intelligenza artificiale, la sua portata rimane in qualche modo generalizzata. Dobbiamo colmare il divario tra gli esperti di intelligenza artificiale e l’economia per sfruttarla in modo efficace, seguendo l’esempio di aziende francesi come Thales e Airbus”.

Scenari

La prima riflessione dettata dal riarmo serbo si ritrova proprio alla voce Kosovo, dossier che vede Belgrado coinvolta dopo le nuove tensioni sfociate a seguito degli accordi di Ocrida, che avevano fatto sperare per una nuova stagione di stabilizzazione diplomatica tra i due Paesi, che invece sono tornati ad attaccarsi. Vucic ha spiegato a Macron che la questione resta estremamente complessa, e ha espresso la speranza che la Francia estenderà il suo sostegno alla Serbia in tutti gli altri ambiti, in particolare per quanto riguarda il percorso europeo e il dialogo con Pristina per il mantenimento della stabilità nella regione dei Balcani.

Ma non è tutto, perché la Serbia ha dal 2020 anche una flotta di sei droni armati tattici cinesi CH-92A e attende 18 missili da Pechino. Non va dimenticato che Belgrado è una delle tappe dell’iniziativa cinese Belt and Road e da pochi mesi ha siglato con Pechino un accordo di libero scambio con il governo di Xi Jinping. A questo proposito è di due settimane fa l’avvio di una nuova tratta ferroviaria per il trasporto merci che collega Shijiazhuang, capitale della provincia di Hebei nel nord della Cina, con Belgrado. Si tratta del primo collegamento ferroviario diretto tra la regione cinese di Pechino-Tianjin-Hebei e la Serbia incorniciata nella rete logistica della Belt and Road Initiative. Venti giorni per percorrere più di 10mila chilometri partendo dal porto internazionale di Shijiazhuang, per giungere nel cuore dei Balcani (e dell’Europa).

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