Skip to main content

Contro il fentanyl, una battaglia globale. Le parole di Tajani e Mantovano

“Da un monitoraggio del web” è emerso che la sostanza viene spacciata per lo più via Internet, “soprattutto su siti cinesi”, ha spiegato il sottosegretario. “Lavoreremo con l’Onu e anche con Pechino”, ha assicurato il ministro degli Esteri

Quella contro il traffico illegale di fentanyl è “una battaglia globale” e “certamente lavoreremo con l’Onu e anche con la Cina”. A spiegarlo è stato oggi Antonio Tajani, vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, nel corso della conferenza stampa sull’aggiornamento delle attività previste dal Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di fentanyl e di altri oppioidi sintetici, presentato nelle scorse settimane. È di pochi giorni fa l’apertura di un fascicolo contro ignoti da parte della magistratura di Perugia sul fentanyl usato come sostanza da taglio in una dose di eroina recuperata alcune settimane fa nella zona del capoluogo umbro.

Il tema è al centro dell’agenda della presidenza italiana del G7, come raccontano la dichiarazione congiunta di dieci giorni fa e l’attenzione posta oggi da Carlo Nordio in apertura della ministeriale Giustizia a Venezia. “In perfetta sintonia con i nostri alleati internazionali”, a partire dagli Stati Uniti, “stiamo lavorando per contrastare l’uso delle droghe sintetiche: questa minaccia è stata al centro dei lavori del G7”, ha spiegato Tajani. “Abbiamo stabilito una collaborazione operativa contro la produzione e la diffusione”, ha aggiunto.

Il lavoro sul piano internazionale coinvolge anche, oltre alla Farnesina (che ha disposto una campagna informativa), il ministero dell’Interno per quanto riguarda il law-enforcement e l’intelligence per i compiti a essa affidati. Quest’ultima ricade tra le deleghe del sottosegretario Alfredo Mantovano, assieme a quella del Dipartimento antidroga. Quest’ultimo ha spiegato oggi che “da un monitoraggio del web” è emerso che il fentanyl viene spacciato per lo più via Internet, “soprattutto su siti cinesi, con recapito a mezzo poste e pagamento con criptovalute” per renderle “non tracciabili”. Sul caso, ha spiegato ancora, vigilano “anche i servizi segreti”, impiegati soprattutto “sul monitoraggio” della Rete ma anche sui “flussi finanziari”.

Il ruolo della Cina, come spiegato anche recentemente su queste pagine, rimane fondamentale: l’Occidente può alzare barriere per fronteggiare situazioni di crisi (come negli Stati Uniti) o di allerta (come in Italia) ma sta a Pechino decidere se agire – o meno – contro il traffico illegale considerato che dalla Cina proveniente quasi la totalità dei precursori. È per questo, che da tempo Washington sospetta da Pechino non s’impegni a sufficienza lasciando che il traffico illecito alimenti una crisi interna agli Stati Uniti che potrebbe allargarsi presto anche all’Europa. Il tema è stata al centro della recente visita a Pechino di Antony Blinken, segretario di Stato americano. 

Sul piano interno, ha illustrato oggi Mantovano, “la Procura nazionale antimafia ha costituito un gruppo di lavoro composto da alcuni procuratori distrettuali per elaborare protocolli d’intervento. Sono state sensibilizzate tutte le Procure, anche quelle ordinarie”, mentre “c’è un’attenzione particolare verso quelle attività che non cadano sotto l’azione penale”. Tra gli obiettivi che si stanno perseguendo, c’è quello di “dotare gli agenti di polizia che agiscono in questi ambiti della sostanza antidoto, uno spray nasale”. È, infatti, uno dei rischi maggiore per gli operatori, quello di venire a contatto con una sostanza così potente che ne bastano 2 milligrammi per uccidere una persona. Si lavora poi anche sulle scuole: il ministro dell’Istruzione “ha sensibilizzato tutti gli istituti”, ha spiegato ancora Mantovano che ha poi annunciato una conferenza nazionale sulle dipendenze (non solo droghe ma anche alcol, fumo, gioco d’azzardo, prodotti del web) per il 2025.

Exit mobile version