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Italia e Cina, ripartire dalle parole di Mattarella. Parla Quartapelle (Pd)

“Credo che si debba ripartire da quello che ha detto il presidente Mattarella ricevendo Xi Jinping nell’anno del Memorandum: vicini ma nell’ambito della strategia tracciata dall’Ue, tenendo fermi tre valori: trasparenza, sicurezza, equità”. Conversazione con la deputate dem Lia Quartapelle sul viaggio di Meloni in Cina

“Per un Paese esportatore come l’Italia è importante tenere buone relazioni con tutti. La Cina non fa eccezione, ma c’è una questione che riguarda i settori strategici. Su questi settori io credo che abbiamo imparato, a nostre spese, come sia necessaria una partnership più forte con i nostri alleati tradizionali”. Così a Formiche.net la deputata del Pd Lia Quartapelle, componente della commissione Esteri della Camera, alla vigilia della visita a Pechino della premier Giorgia Meloni.

Cina e Italia dopo la Via della Seta: da dove ripartire?

I rapporti non si sono mai interrotti. Non è che c’è stata una dichiarazione di guerra tramite l’interruzione del Memorandum, semplicemente il mancato rinnovo è una presa di coscienza che quel memorandum era più un segnale politico di vicinanza di un esecutivo, che i governi successivi non hanno mai voluto confermare. Però le relazioni non si sono mai interrotte. Io credo che si debba ripartire da quello che ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricevendo Xi Jinping nell’anno in cui venne firmato il Memorandum: vicini ma nell’ambito della strategia tracciata dall’Ue; tenendo fermi tre valori: trasparenza, sicurezza, equità; i rapporti anche commerciali devono essere reciproci, favorendo un confronto costruttivo anche sul tema dei diritti umani.

Come armonizzare le esigenze di relazioni commerciali con la geopolitica?

La Cina sa bene che noi siamo un un partner della Nato e un Paese fondatore dell’Unione europea: io credo che in questo momento sia importante continuare a parlare con la Cina, soprattutto sui dossier più complicati, a partire dall’Ucraina. È stato utile questo interesse cinese verso l’Ucraina e mi piacerebbe capire come intende il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba dialogare per una soluzione di pace nel momento in cui la Russia si dimostrerà un partner affidabile. Vorrei capire come le autorità cinesi definiscono Mosca un partner affidabile. Osservo che, sul principio dell’integrità territoriale dell’Ucraina, abbiamo visto tante versioni cinesi, in alcuni casi molto dure come per esempio sul principio dell’integrità territoriale rispetto a Hong Kong e non vedo altrettanta chiarezza quando si parla di integrità territoriale dell’Ucraina. Questo punto può essere uno di quei temi di cui discutere con la Cina, perché ci aiuterebbe a capire il loro punto di vista e aiuterebbe anche loro a capire il nostro punto di vista.

Più volte la presidente del Consiglio ha detto che anche altri Paesi europei hanno buone relazioni commerciali con la Cina, senza per questo aver firmato un memorandum Via della Seta. Quali sono i settori in cui si può approfondire una relazione commerciale fra Italia e Cina?

Per un Paese esportatore come l’Italia è importante tenere buone relazioni con tutti. La Cina non fa eccezione, ma c’è una questione che riguarda i settori strategici. Su questi settori io credo che abbiamo imparato, a nostre spese, come sia necessaria una partnership più forte con i nostri alleati tradizionali, mentre nei settori di interesse generale come il lusso, l’export di macchinari, l’export di prodotti alimentari, l’italian way of life, si può considerare la Cina più attiva. Sulla concorrenza, invece, l’Europa l’ha spiegato varie volte che si deve competere ad armi pari.

Invece sull’energia, che cosa si può aggiungere al dibattito sulle batterie?

Penso che dovremmo diversificare, così come stanno facendo gli altri Paesi europei: non vedo perché l’Italia debba fare eccezione.

L’Africa su cui l’Italia insiste con il Piano Mattei sarà un tema di discussione tra Xi e Meloni?

Sicuramente un argomento di cui discutere, tenendo ben chiaro però che gli approcci sono molto diversi. L’approccio cinese in Africa è un approccio estrattivo. Io credo che il nostro non debba essere tale e che il nostro primo partner per interventi in Africa sia l’Unione europea. Il Piano Mattei, che in questo momento è all’esame delle commissioni parlamentari, è finora carente della parte europea. Mi piacerebbe vedere il governo che discuta di Africa più con le capitali europee e con Bruxelles prima che con Pechino.



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