“Linea segreta” di Antonio Preziosi è un libro che supera la narrazione storica per farsi strumento di comprensione delle interazioni tra politica e fede nel contesto italiano, offrendo una visione del potere dall’altro lato del Tevere e della straordinaria qualità della diplomazia (silenziosa) della Chiesa Cattolica nella reciproca consapevolezza di una ineludibile necessità. La recensione di Pino Pisicchio
“Linea segreta. I retroscena tra Stato e Vaticano”, scritto da Antonio Preziosi per i tipi della Edizioni San Paolo (318 pagine, 20 euro), è un saggio importante che attraversa, con la scrittura scabra di un giornalista di razza, la storia dei rapporti tra Italia e Santa Sede, a partire dall’avvento della democrazia repubblicana, instillando nel lettore la curiosità dell’approfondimento avvalendosi dell’espediente narrativo rappresentato dall’intreccio di eventi e di personaggi cruciali della storia recente e contemporanea. L’arco temporale occupato dal lavoro, che comprende all’incirca sedici lustri, ripercorre snodi fondamentali di dialogo, di accordi ma anche di disaccordi tra le due istituzioni, che continuano a proporsi anche con la fisionomia di stati sovrani e indipendenti attraversando governi e pontificati e racconta una verità fondamentale che caratterizza le grandi istituzioni: la cifra più autentica viene data sempre dalla sensibilità di chi ricopre il ruolo.
L’autore, infatti, ha praticato ruoli cruciali nel giornalismo politico (è stato giornalista parlamentare ed ha diretto anche la testata di Rai Parlamento), ruoli importanti anche nell’informazione vaticana (a partire dalla specializzazione giornalistica di vaticanista fino alla funzione di Consultore del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali), funzioni di governo di testate televisive nazionali (è tuttora direttore del Tg2 Rai), e ha rivestito incarichi accademici (è stato docente di Comunicazione politica e di giornalismo in Atenei Vaticani e alla Luiss). Insomma parliamo di un giornalista che non solo sa come rivolgersi ad una platea di lettori ma che riesce anche a restituire il senso profondo di indagini, di analisi, di riferimenti storici possibili solo per chi riesce maneggiare la materia con la consapevolezza piena che deriva da un esercizio responsabile dell’informazione.
Preziosi, allora, ci conduce per mano ad esplorare i retroscena che hanno visto protagonisti leader politici e figure papali, da Alcide De Gasperi a Giorgia Meloni, da Paolo VI a Papa Wojtyla, fino ai recenti incontri di Papa Francesco con i Capi di Stato al G7.
Ciò che piace particolarmente della narrazione è la capacità di reggere non solo il ritmo della Storia con grande appropriatezza di visione, ma anche l’attingimento continuo a fonti e a documenti che rendono il grande mosaico dei rapporti tra Stato e Chiesa leggibili come un affresco.
Pagine importanti sono dedicate, poi, ai momenti critici come il referendum sul divorzio del 1974, un “terremoto” sociologico e politico che aprì fenditure lievi ma anche crepe profonde all’interno del popolo dei credenti e della Chiesa e segnò una diversa fase nei rapporti tra la Santa Sede e la Democrazia Cristiana, venata da nuova e inusitata freddezza. Ma all’unità politica dei cattolici l’autore riserverà pagine importanti per descriverne non solo l’ascesa ma anche il declino, a far data dai primi anni ‘90 e all’avvento della sciagurata stagione di Tangentopoli, e al tempo nuovo del maggioritario foriero, preterintenzionale, del berlusconismo. Si trattò dell’eterogenesi dei fini a danno di una sinistra che pensava di fare un solo boccone di quel che restava del popolo moderato e che, invece, restò incastrata all’opposizione dall’onda lunga di un tycoon che inventò il centrodestra. Né manca la narrazione di episodi inediti: Preziosi riferisce di una sollecitazione fatta a cardinali di altissimo rango da Oscar Luigi Scalfaro – e restituita al mittente – per danneggiare il governo di Silvio Berlusconi.
Particolarmente intenso è il racconto di episodi legati ai pontificati di Giovanni Paolo II e Paolo VI: il primo tentò di promuovere l’inserimento delle radici cristiane nel preambolo della Costituzione europea, rimanendo deluso per l’indisponibilità dichiarata dalle istituzioni europee, mentre il secondo si adoperò in ogni modo nel tentativo di salvare Aldo Moro, suo amico antico e assai caro, in quei drammatici giorni di prigionia sotto il dominio incontrollato delle Brigate Rosse, rammentando anche il drammatico epilogo di una tragedia nazionale. Viene ricordato, infatti, che Paolo VI, in un clima di pericolo denunciato dai servizi italiani, decise di officiare i funerali dell’amico, che non era riuscito a salvare, senza accettare le misure di sicurezza straordinarie fortemente sollecitate dalle autorità italiane.
Il libro affronta anche il complesso tema delle migrazioni, tema che denuncia una qualche criticità nei rapporti tra il Vaticano e il governo di centrodestra, senza, però, scalfire il rapporto dialogico tra le due sponde del Tevere.
Dialogo e dialettica, peraltro, sono inevitabili tra due entità, quella statuale italiana e quella statuale ma anche religiosa del Vaticano, in un contesto assai peculiare, che vede Roma capitale della Repubblica ma anche della cattolicità, con implicazioni di carattere costituzionale e di diritto internazionale da un lato, ma anche di etica e fede religiosa dall’altro, implicando talvolta percorsi problematici border line, come le tematiche riguardanti la famiglia, l’aborto, il fine vita.
“Linea segreta” è un libro che supera la narrazione storica per farsi strumento di comprensione delle interazioni tra politica e fede nel contesto italiano, offrendo una visione del potere dall’altro lato del Tevere e della straordinaria qualità della diplomazia (silenziosa) della Chiesa Cattolica, che non ha mai rinunciato alle ragioni del dialogo con il governo italiano, nella reciproca consapevolezza di una ineludibile necessità. Trecento pagine da leggere tutte d’un fiato, come si fa con un libro serio e scritto bene.