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Pakistan: un fantasma chiamato frode

Alla paura rimasta dopo la morte dell’ex premier Benazir Bhutto, si aggiunge il timore per irregolarità durante il processo elettorale di questo 18 febbraio. Circa 80 milioni di cittadini pakistani sono stati chiamati alle urne per scegliere 242 rappresentanti al Parlamento e 577 all’ assemblea provinciale.

Il presidente del Pakistan, Pervez Musharraf, assicura che il paese versa in assoluta tranquillità e che saranno comunque garantite la trasparenza e la sicurezza durante le operazioni elettorali. Ma i fatti dimostrano il contrario: una delle sedi dell’oppositore Partito del Popolo Pakistani è stato bersaglio di un sanguinoso attentato, in cui hanno perso la vita 37 persone.

Poco prima della chiusura della campagna elettorale, il vedovo della Bhutto, Ali Asif Zardari, ha dichiarato in un’intervista alla BBC che il Pakistan rischia la stessa frammentazione avvenuta nei Balcani. Ha inoltre denunciato che le elezioni parlamentari di oggi, in realtà, non sono altro che “una frode annunciata”. Già l’anno scorso, infatti, Benazir Bhutto aveva pubblicamente illustrato i possibili meccanismi di alterazione del voto per favorire il governo uscente.

Alcuni sondaggi indicano che il 72% dei pakistani rifiuterebbe la gestione del presidente Musharraf, mentre il 50% voterebbe a favore del Ppp e solo un 14% darebbe il seggio al partito di governo Legga Musulmana di Pakistan Quaid e Azam.

Queste, tuttavia, sono soltanto proiezioni, che non possono essere lette come dati ufficiali. Intanto, tra i cittadini cresce la possibilità di atti di violenza nei luoghi dove è possibile votare.  Per ora non resta che attendere il momento dell’annuncio dei risultati, quando si saprà se la decisione del popolo sarà stata accolta e se, quindi, il paese potrà iniziare il cammino verso la democrazia e la pace.

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