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Ecco la road map di Medvedev (o di Putin?)

Archiviato con qualche peripezia il filotto elettorale, concluso il passaggio di consegne tra le massime cariche dello stato, le istituzioni russe tornano alla normalità. La ripresa della routine quotidiana porta il segno dell’economia e il nome di Vladimir Putin. Lunedì sera, a poche ore dall’inizio del terzo mandato, il nuovo presidente ha indicato al proprio successore la nuova road map federale. Una volta formato il governo Dimitry Medvedev dovrà concretizzare un pacchetto di misure che puntano a riformare l’economia, ridurre il settore pubblico e innalzare il livello di vita dei cittadini federali.
 
Sulla carta i desideri del capo dello stato non fanno una piega. Entro il 2015 gli investimenti interni dovranno crescere di almeno il 25 percento del Pil. Un obiettivo che se realizzato offrirebbe 25 milioni di posti di lavoro alla popolazione russa, circa 140 milioni di cittadini. Ancora più ambiziose le attese riguardo la produttività. Alla fine del mandato presidenziale questa dovrà crescere del 50 percento. Un obiettivo secondo Putin raggiungibile se la componente legata alla ricerca e l’alta tecnologia aumenterà del 30 percento la propria quota nella creazione di ricchezza federale. Il tutto permetterebbe all’economia del paese di ridurre la dipendenza dalle proprie materie prime.
 
Nel suo discorso di insediamento Putin aveva avvisato che la Russia è di fronte a sfide fondamentalmente diverse da quelle del passato. Le questioni che il nuovo esecutivo si troverà di fronte non si discostano però molto da quanto tentato in passato per allentare lo stretto rapporto con gli idrocarburi. Dopo dodici anni di sforzi nella rete della leadership putiniana c’è ben poco di concreto. Nei primi due mandati presidenziali si profittato dell’aumento di export e dei prezzi, quintuplicati, del petrolio russo per innalzare livello alimentare e qualità della vita della popolazione federale. Passi inevitabili nel primo mandato,viste le condizioni del paese alla fine degli anni ’90. Meno nel secondo.
 
Ora le scelte sono praticamente obbligate. Lo rivela il posto occupato dalla Russia nell’indice sulla facilità di fare business nel paese. In questa speciale classifica della Banca mondiale sullo stato delle istituzioni che avvantaggiano gli investimenti, lo scorso anno la Federazione occupava il 120° posto, su 183. Ora il decreto di Putin vuole fare in modo che entro tre anni Mosca salti alla 50° posizione. Il secondo virtuoso passo dovrebbe avvenire nel 2020 scalando la 20° posizione. Se questo è indubbiamente quanto vuole una parte delle elite russe, sarà allora indispensabile realizzare l’altro provvedimento messo nero su bianco lunedì dal presidente. La dismissione entro il 2016 di ogni partecipazione statale nelle imprese che non appartengono al settore energetico, a quello degli armamenti e non rappresentano monopoli naturali. Sotto la presidenza Medvedev la strategia della privatizzazione ha avuto successi minimi a causa della resistenza di ceti che in ogni passo liberale vedono solo perdite di benessere e privilegi.
 
Di fronte al difficile stato dell’economia mondiale il governo precedente ha dovuto rivedere al ribasso le prognosi della crescita per l’anno in corso portandola al 3,4 percento dal 3,7 previsto. Da qui la necessità di facilitare ai capitali esterni l’ingresso nel paese. Gli investitori vogliono prendere parte alla crescita dei consumi della società non dimenticano però il livello della corruzione e l’insicurezza giuridica del Paese. Il ministro delle finanze Anton Siluanov, stimolato lunedì dai giornalisti ha sottolineato che il paese dipende dai capitali esteri. Dovremmo “corrergli dietro” ha sostenuto l’economista secondo la Reuters. Non è certo però se Siluanov farà parte del prossimo gabinetto guidato da Medvedev.
Per il suo secondo mandato presidenziale Putin aveva formato il governo prima delle elezioni. Oggi la situazione è più complessa. La Costituzione da al primo ministro due settimane di tempo dopo la nomina per riempire le caselle dell’esecutivo. Nei prossimi giorni Medvedev dovrebbe presentare la lista governativa. I media russi aspettano al varco l’ex presidente. La dimensione in cui l’attuale premier saprà fare fronte ai desideri del capo dello stato e piazzare i propri uomini sarà il segno dell’autonomia politica del primo ministro.
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