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Il silenzio assordante in Italia sui destini della difesa

D’accordo, eccitiamoci pure per l’IPhone 5. Ok, discutiamo animatamente del disegno di legge anti corruzione. E, ovviamente, occupiamoci del caso Sallusti. Tutto giusto e sacrosanto per giornalisti, politici e opinionisti. Ma forse sarebbe opportuna maggiore attenzione al progetto di fusione nel settore della difesa tra la società franco-tedesca Eads e la società inglese Bae. Anche perché l’operazione è seguita direttamente dai governi di Berlino, Parigi e Londra. E Roma? E Finmeccanica? Vogliamo soltanto osservare per poi magari, a operazione compiuta, mugugnare o lamentarsi?
 
L’assordante silenzio che, salvo rare eccezioni, sta coprendo il progetto che avrà ricadute geo-politiche e strategiche per tutti, è imbarazzante. Anche perché il governo, almeno ufficialmente e pubblicamente, sembra latitante. Addirittura il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ha detto che avrebbe chiesto lumi alla società. Ma Finmeccanica non è partecipata dal dicastero dell’Economia?
 
Anche un altro valente ministro, Giampaolo Di Paola della Difesa, nel corso di un seminario, ha auspicato più Europa nel settore. Bene. Ma come si può invocare uno spirito europeo in tema di difesa se uno dei principali dossier industriali viene gestito a trattativa privata di singoli Stati? E’ la domanda clou posta su Formiche.net dall’analista Jack Sparrow: “Se il governo Monti conta in Europa – ha scritto Sparrow – allora occorre alzare la voce, ufficialmente. E chiedere che della fusione fra i due giganti dell´industria militare se ne occupi la Ue e la Commissione (oltre che un apposito Consiglio dei ministri della Difesa). Altrimenti, per favore, risparmiamoci la pur giusta retorica europeista e acconciamoci al disarmo unilaterale”.
 
Nel silenzio, come detto, va dato atto a poche voci, in Parlamento e nei giornali, di non aver sottovalutato la questione. Dopo un primo articolo di scenario su Il Sole 24 Ore scritto da Gianni Dragoni che paventava il progressivo isolamento dell’Italia e di Finmeccanica, solo ieri Il Corriere della Sera con un commento a pagina 44 (sì, 44) dell’esperto Michele Nones ha notato che in Italia sul dossier non c’è stato alcun dibattito parlamentare e nessuna riunione di governo. Articolo ripreso da Marco Valerio Lo Prete su Il Foglio che ha svelato un prossimo report sul tema a cura dell’Istituto Machiavelli.
Qualche eccezione anche in politica, per la verità. E’ il caso di Enrico Letta, vicesegretario del Pd. E nel Pdl si sono distinti, pubblicamente, Elvira Savino e Giuseppe Moles.
 
Significative le parole di Moles, vicino all’ex ministro della Difesa, Antonio Martino. Moles, anche da segretario della commissione Difesa della Camera, ha parlato di “possibile marginalizzazione di Finmeccanica”, chiamando in causa il Tesoro: “Mi ha stupito molto il commento del ministro del Tesoro Vittorio Grilli che dice di non avere una idea e di non essersi fatto una valutazione in attesa di parlare con Finmeccanica: un governo non deve aspettare che si realizzi una fusione che marginalizza gli spazi di azione di una sua azienda strategica, ma è uno di quei casi in cui il sistema Paese e il governo di un Paese dovrebbero far sentire la loro voce”.
 
Moles invita il governo all´azione: “Leggo che i governi di Francia e Regno Unito manterrebbero quote nelle aziende interessate: mi preoccupa quindi ancor di più la mancanza di azione. Ci si sarebbe dovuti muovere prima, ma ora bisogna da subito recuperare senza perdere tempo e il dossier è di competenza del governo e del ministro dell´Economia”.
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