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Il Partito Democratico e la “Human economy”

E’ in corso nel Partito Socialista Europeo una ricerca, iniziata alla Progressive Convention di Bruxelles dello scorso novembre, sui valori fondamentali della socialdemocrazia del XXI° secolo che coinvolge politici in senso stretto, intellettuali, economisti, storici e studiosi delle discipline sociali. Fermi restando i valori classici: libertà, uguaglianza, giustizia sociale, solidarietà, la ricerca ruota attorno ad alcune parole, “benessere”, “progresso”, “crescita” e al significato che debbano avere oggi.
 
E’ questo il passaggio cruciale del progetto del Pes per superare la devastante crisi finanziaria ed economica che sta minando la fragile Unione Europea, edificata solo sulla finanza, e l’euro stesso. L’obiettivo è costruire le società progressiste, in vista delle elezioni europee del 2014. C’è in Europa però da vincere una sfida culturale e politica epocale, tra due modelli di società: uno, quello creato dal neoliberismo e dal neocapitalismo finanziario che tutto regolano in termini di denaro, di guadagno facile, di potere e carriera, di consumismo sfrenato e individualismo esasperato; l’altro, alternativo, da definire che mira a mettere al centro la persona umana con i suoi bisogni materiali da soddisfare obbligatoriamente perché legati alla sopravvivenza, ma anche con i suoi bisogni immateriali da rendere altamente fruibili, perché indispensabili alla formazione della personalità e dell’identità personali. Perciò si sta cercando di approdare ad una nuova economia che assuma in se – ecco la novità – l’aggettivo “umano”, da sempre trascurato nella sinistra. Non a caso, si parla di human economy, ossia economia umana e conseguentemente di well-being, ossia benessere ma in una visione che tiene conto delle relazioni e dei rapporti interpersonali.
 
Su questa ricerca del Pes pare volersi cimentare, pur nel ruolo di osservatore, il Partito Democratico con la Carta d’Intenti basata su: Europa, democrazia, libertà, uguaglianza, lavoro, sapere, diritti. Si tratta di un rinnovamento culturale e politico, rispetto al passato contrassegnato dall’accettazione della “terza vita” neoliberista del tandem Blair-Schoeder. Rinnovamento che si porta dietro un ringiovanimento della classe dirigenziale che, trainata dai “quarantenni”, vuole andare oltre e post Blair. Il nuovo Pd che sta nascendo cerca, come sostiene Matteo Orfini, un pensiero nuovo per affrontare la sfida culturale e politica epocale in Europa. E il punto di riferimento è l’idea di Riccardo Lombardi di “una società più ricca perché diversamente ricca”, che ha già trovato nella Convention del Pes, attenzione ed interesse. “Siamo interessati a raccogliere e sviluppare la proposta… É la risposta giusta, di buon senso alla crisi di oggi, al neoliberismo che è, questo sì, da rottamare. La società diversamente ricca è ancora oggi valida e giusta, di straordinaria attualità per la politica economica”, chiosa Stefano Fassina, per quale “è del tutto impensabile proseguire con i modelli di consumo avuti finora. Qui la modernità dell’idea di consumi diversamente ricchi, non meno consumi ma più consumi qualitativamente diversi, cioè che arricchiscono la cittadinanza sociale, la collettività: penso alla ricerca, all’innovazione, alla conoscenza, al tempo libero, alla cultura, ai beni comuni”.
 
Il capitalismo “troppo costo per l’umanità”, sosteneva Lombardi, andava radicalmente cambiato dall’interno attraverso le riforme di strutture che una dietro l’altra avrebbero dovuto ‘rompere’ lo status quo e modificare l’apparato produttivo stesso. Così da assicurare a tutti i beni materiali per la sopravvivenza – una casa, un lavoro e un salario dignitosi, il diritto alla salute – ma al tempo stesso anche i beni immateriali, indispensabili alla formazione della personalità e dell’identità personali: istruzione, tempo libero, cultura, qualità della vita.
Allora come oggi un modello di società così concepito per esser realizzato richiede una alleanza tra tutte le forze progressiste europee e un ‘programma comune’ da opporre e non puo’ esser altrimenti al capitalismo, alla finanza, all’ideologia neoliberista. Come negli anni Ottanta, vale ancora oggi il monito di Lombardi: “siamo all’apertura di una situazione in cui o si trova una soluzione socialista oppure siamo alle barbarie, questa è la realtà delle cose”.
 
 
Carlo Patrignani
Giornalista e autore del libro “Lombardi e il fenicottero”
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