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Intelligence economica e decisione politica

L’oggetto di studio del programma di ricerca Roi dell’Istituto Machiavelli è l’intelligence economico-finanziaria.
 
Attualmente non esiste una definizione universalmente riconosciuta di questa branca dell’intelligence, anzi molti mettono addirittura in dubbio la possibilità di definirne strumenti ed obiettivi in maniera chiara ed univoca. Spesso, però, questo scetticismo nasconde una volontà di non riconoscere l’importanza crescente che la materia economica e finanziaria si sta ritagliando nel mondo dell’intelligence globale. Molti studiosi, infatti, non hanno ancora accettato il processo di “globalizzazione” che anche l’intelligence sta subendo, sia nel senso dell’allargamento del suo spettro d’interesse a tutti i temi possibili (passando dai soli aspetti tradizionali militari e politici, a quelli dell’economia e della finanza, ma anche della medicina, della fisica, dell’astronomia), sia nel senso dell’ampliamento delle aree geografiche ritenute di rilievo in termini di risvolti per la sicurezza nazionale (procedendo dalla dicotomia Est-Ovest verso ogni micro-angolo del mondo intero).
 
Il decennio appena iniziato è (e sarà) contraddistinto da una crisi strutturale senza precedenti di tutti i sistemi economici, capitalisti e non. Oggi le dinamiche registrate dallo spread[1] sui tassi dei titoli di Stato sono viste con la stessa paura vissuta nel 2001 nei confronti del terrorismo di matrice islamica, avendo vissuto il fallimento di Lehman Brothers nel 2008 come l’11 settembre dell’economia e della finanza.
 
Nell’attuale contesto recessivo globale che colpisce duramente sia i Paesi industrializzati che quelli emergenti, l’economia e la finanza “vincolano” lo svolgimento di ogni funzione dello Stato (in primis la politica interna nei suoi schemi tipici di ottenimento del consenso in funzione della spesa pubblica) e dell’impresa (in particolare, il marketing di prodotto).
 
Lo stock di debito accumulato (sovrano e corporate), contratto nel passato per finanziare investimenti necessari e/o consumi superflui ed il sempre più limitato flusso di reddito, rappresentano oggi i più seri condizionamenti all’esercizio di un’ottimizzata governance aziendale e di una piena sovranità statuale.
 
L´articolo completo si può leggere qui.
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