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Lo scivolamento islamista di Siria e Mali

Mali e Siria non solo come punti caldi di instabilità e fonti di preoccupazione per la comunità internazionale ma anche come possibili futuri Stati che incapaci di duratura stabilità rischiano di scivolare nelle strategie islamiste e diventandone basi e punti di esportazione del terrorismo. La Welt ritiene che la  Siria  possa diventare base da dove al-Qaeda programma e realizza attentati contro l’Europa. Secondo il giornale di Amburgo, nella guerra civile cui il Paese mediorientale è immerso da circa due anni oltre ai ribelli anti Assad combattono guerriglieri fondamentalisti in possesso di passaporti europei. Si tratta di una riserva di terroristi che secondo la Welt dovranno svolgere un ruolo decisivo in Siria dopo il crollo del regime alawita.Il tentativo di bloccare l’aumento dei guerriglieri fondamentalisti nelle fila della resistenza siriana è alla base dell’ondata di riconoscimenti verso l’Esercito nazionale di liberazione dei maggiori Stati europei scrive Nzz. Che questa sia la tendenza in atto nel Paese mediorientale lo testimonia l’intervista di le Monde a Aron Lund. Secondo il  giornalista svedese specializzato in Medio oriente e autore di un rapporto sullo jiahdismo siriano, “la maggior parte della popolazione non considera terroristi i combattenti di al-Nosr”. Ma la Coalizione nazionale vuole più del riconoscimento, afferma le Figaro. Secondo il giornale francese è la resistenza siriana ad aver bisogno di armi e denari per poter combattere il regime di Bashar al Assad. Regime che effettivamente le armi le armi le possiede e le usa.

E’ infatti possibile vedere l’escalation militare del governo ufficiale di Damasco, che ieri come riporta il Washington Post ha utilizzato missili balistici di media gittata contro le basi ribelli, come un tentativo di far crescere la componente estremista presente nella coalizione di gruppi che intende rovescaire il regime alawita. Anche il New York Times nota come l’uso dei missili Scud rappresenti un nuovo passo in avanti nell’uso di armi sempre più distruttive da parte del regime di Bashar al-Assad.

Che la situazione interetnica stia peggiorando spingendo la Siria verso un maelstrom di violenza settaria in grado di proseguire anche dopo la caduta del regime ufficiale siriano lo testimoniano le accuse che per la prima volta parlano di massacro commesso dalla confessione nella quale si riconosce anche il clan del presidente Assad. Agli shabila, una setta alawita vicina al governo, viene infatti addossata la strage compiuta nel villagio di Aqrab. Lo riporta il New York Times. Secondo il quotidiano Usa che rinvia alla fonte primaria dell’eccidio, Syrian Observatory for Human Rights, le circostanze esatte dell’eccidio non sono chiare.

Alla base dei finanziamenti delle multinazionali del terrore vi sono i sequestri di persona, diventate vere e proprie banche per finanziamento del terrorismo islamista. Lo scrive il New York Times in un articolo dedicato alle attività jihadiste nel Mali e nell’Africa occidentale. All’evoluzione dell’ennesimo colpo di stato a Bamako si dedica la Neue Zurcher Zeitung. Da ieri infatti il Paese africano ha un nuovo primo ministro. A meno di 24 ore delle dimissioni forzate del premier Cheik Modibo Diarra, il presidente transitorio del Mali Dioncounda Traoré, ha infatti nominato Django Cissoko nuovo primo ministro. Nelle intenzioni del  capo di Stato il nuovo responsabile del governo, un esperto servitore dello Stato e cresciuto nelle strutture amministrative francesi , dovrà essere in grado di limitare l’influenza di alcuni rappresentanti delle forze armate e ristabilire il primato della politica nel Paese africano di fatto diviso in due dalla scorsa primavera. Compito principale di Cissoko sarà la riconquista del Nord afferma la Frankfurter Allgemeine Zeitung. Il quotidiano tedesco sottolinea che il centro del potere continua a spostarsi verso le strutture militari del Paese nonstante la condanna internazionale del recente colpo di Stato. Che il nuovo primo ministro prenda possesso delle proprie funzioni su pressioni dei militari legati agli autori del putsch di marzo è opinione di Al Jazeera. Secondo l’emittente del Qatar, a differenza del primo ministro deposto che puntava all’intervento Onu per ricomporre la frattura del paese, l’ennesimo colpo di forza militare vuole impedire che forze esterne a quelle del Paese intervengano per porre fine alla secessione. Un ritratto del nuovo primo ministro viene fatto dalla BBC.

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