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Tensioni in corso fra America e Corea del Nord

La Corea del Nord ha confermato l’arresto di un cittadino americano senza dare più spiegazioni sulle accuse. L’uomo è stato identificato come Pae Jun-Ho ed è entrato in territorio nordcoreano lo scorso 3 novembre con un visto turistico. Avrebbe commesso un crimine contro il Paese, per il quale è stato arrestato dalle istituzioni competenti e rischia dieci anni di lavori forzati.

La notizia è stata diffusa l’undici dicembre dalla diplomazia americana, ma solo oggi è stata confermata dall’agenzia ufficiale Kcna. L’uomo si chiama Pae Jun-Ho e ha già ricevuto la visita di funzionari consolari dell’ambasciata di Svezia. In Corea del Nord la rappresentanza svizzera dà protezione consolare agli americani perché gli Stati Uniti non hanno nessun rapporto diplomatico con la Corea del Nord.

Secondo il giornale sudcoreano Kookmin Ilbo, Pae Jun-Ho ha la doppia cittadinanza, americana e nordcoreana, e lavora come tour operator. Il delitto sarebbe stato il ritrovamento di un disco rigido di pc con filmati e contenuto sensibili per il governo di Pyongyang. La legge nordcoreana prevede una condanna da cinque a dieci anni per questi delitti.

Il sito Bloomberg ricorda che non è la prima volta che cittadini americani sono arrestati in Corea del Nord. Euna Lee e Laura Ling, due giornaliste statunitensi, sono state detenute dopo aver attraversato il confine tra la Cina e la Corea del Nord a marzo del 2009. Sono state condannate a dodici anni di lavori forzati per ingresso illegale nel Paese. Grazie agli interventi dell’ex presidente Bill Clinton sono tornate negli Stati Uniti ad agosto. Anche Robert Park, un missionario americano, è stato arrestato in Corea del Nord nel 2009 dopo avere denunciato torture a seguito delle sue proteste contro le violazioni ai diritti umani.

La detenzione di Pae Jun-Ho avviene in un momento di tensione dopo il lancio del razzo nordcoreano lo scorso 12 dicembre. L’azione è stata condannata dalle Nazioni Unite perché si tratterebbe di una prova con missile balistici, mentre il governo di Washington considera l’atto “altamente provocatorio”.

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