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I veri obiettivi dell’attacco hacker alla Fed

Oltre 4.000 dati personali di dirigenti bancari sottratti dal sito interno alla Banca centrale statunitensee e pubblicati sul sito della Alabama Criminla Justice Information Center con un indirizzo che sa di sfottò: ops we did it again. L’attacco porta la firma di Anonymous, almeno stando alla rivendicazione degli hacker legati gruppo. La Federal Reserver, recita una nota dell’istituto centrale, è consapevole del fatto che sono state ottenute informazioni sfruttando la temporanea vulnerabilità di un sito web. Tuttavia, ha spiegato un portavoce, l’intrusione non ha avuto impatto sulle attività vitali della banca.

L’attacco contro la Fed è soltanto l’ultimo in ordine di tempo contro siti istituzionali, di quotidiani e social network negli Stati Uniti. La scorsa settimana si era aperta con il New York Times che denunciava di essere stato vittima per mesi di attacchi che si ritiene provenissero dalla Cina, seguito a stretto giro dal Wall Street Journal. Sempre la scorsa settimana è stato Twitter ha denunciare intrusioni in cui potrebbero essere state sottratte le password di almeno 250mila utenti.

Gli attacchi contro la Fed potrebbero avere tutt’altra motivazione, spiega ZDNet. Si tratterebbe dell’ultima azione in ordine di tempo dell’operazione Last Resort, reazione al suicidio di Aaron Swartz. L’hacker e ricercatore universitario si uccise per le accuse mossegli dal governo di essersi inserito nei sistemi del Mit e aver sottratto giornali accademici dal servizio Jstor.

Coincidenze con la data del SuperBowl di football a parte, il 4 febbraio, giorno dell’attacco, era anche la scadenza fissata dalla Camera dei rappresentanti affinché il dipartimento di Giustizia fornisse maggiori dettagli e rispondesse a sette specifiche richieste sul caso Swartz.

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