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Opere e missioni di Justin Welby, il nuovo “papa” anglicano

L’annuncio ufficiale è arrivato solo pochi giorni fa, ma la notizia era nell’aria da tempo. Justin Welby, ex manager operante nel settore petrolifero a Parigi, è il nuovo “papa” degli anglicani. E’ stata la regina Elisabetta, che ricopre formalmente la carica di capo supremo della Chiesa anglicana, ad approvare, come prevedono le regole, la nomina del nuovo arcivescovo di Canterbury. Ma chi è, e cosa pensa veramente, Justin Welby ? Quali sono le principali sfide che dovrà affrontare alla guida dei fedeli anglicani ?

Justin Welby, il nuovo “papa” anglicano
Cinquantasette anni, ex manager della Elf Aquitaine, Welby è sposato con Caroline e ha cinque figli. Dopo una carriera nel mondo degli affari, nel 1992 viene ordinato diacono e nel 2011 diventa vescovo di Durham. Non passano neanche due anni e arriva la nomina a centocinquantesimo arcivescovo di Canterbury. Una scelta, quella di Welby, che è il risultato di mesi di discussioni, tensioni e divisioni volte ad individuare il sostituto di Roman Williams. Contro di lui, infatti, ha giocato a lungo la provenienza dalla prestigiosa scuola di Eton, dove si formano le “persone che contano” nel Regno Unito. Forte era, infatti, l’impressione che Welby potesse essere lontano dalla gente e non essere quindi in grado di far fronte alle loro richieste ed esigenze. Una sorta di snobismo insita in tutti gli studenti di Eton. E, di certo, non giocava a suo favore la celerità con la quale ha fatto “carriera”, essendo stato ordinato vescovo solamente nel 2011. Ostacoli, però, che sono stati superati, soprattutto dopo che è venuta meno l’idea di optare per un arcivescovo nero. Welby, personaggio sui generis che nel 2009 ebbe l’idea di suonare una delle canzoni più note di John Lennon (Imagine) con le campane della cattedrale di Liverpool nella convinzione che una canzone “popolare” avrebbe attirato più gente in Chiesa, è oggi il rivale principale del primo ministro inglese David Cameron in relazione al progetto di legge relativo ai matrimoni omosessuali. “Non ho idea di come andrà il voto e non ho intenzione di fare ipotesi. Ribadisco la mia posizione e il mio sostegno alla Chiesa d’Inghilterra, come ho sempre fatto nel corso degli ultimi mesi e in occasione della mia nomina” – queste sono state le dichiarazioni, molto chiare, da parte di Welby quando interpellato sulla questione. Spontanea, quindi, sorge la domanda se Cameron, nel proporre alla regina Elisabetta la nomina di Welby, si fosse informato sino in fondo di quelle che fossero le sue convinzioni in materia di matrimoni tra omosessuali.

Donne vescovo ? Ancora no
Se quello dei matrimoni tra omosessuali è forse il tema più scottante che il nuovo arcivescovo di Canterbury dovrà affrontare nell’ambito dei rapporti con lo Stato inglese, non mancano anche all’interno della Chiesa anglicana importanti sfide da affrontare. La prima di queste è rappresentata, in particolare, dall’ordinazione di donne vescovo. Ed il primo round della sfida è stato vinto dai tradizionalisti. Il sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra ha infatti respinto, almeno per ora, la possibilità dell’ordinazione di donne vescovo. Una decisione, quest’ultima, che arriva dopo anni di discussioni e a distanza di venti anni dall’ordinazione della prima donna sacerdote. Ma, soprattutto, una scelta che ha visto sconfitti sia il nuovo arcivescovo di Canterbury Justin Welby che il suo predecessore Roman Williams. Quest’ultimo, infatti, è stato per anni colui che ha animato il dibattito in seno alla Chiesa anglicana e che davanti al risultato della votazione ha dichiarato: “Mi dispiace per le donne nella Chiesa e per quegli uomini che le sostengono”. Altrettanto chiara la posizione di Welby: “Dobbiamo portare a termine il lavoro e dobbiamo farlo adesso, nel rispetto della diversità e non nella divisione”.

Vescovi omosessuali ma casti
Altro ostacolo da affrontare è quello dell’ordinazione di vescovi omosessuali, verso i quali proprio recentemente la Chiesa anglicana ha mostrato qualche apertura. Una discussione, quest’ultima, che risale al 2003 quando il pastore John divenne vescovo di Reading e, poco dopo, fu costretto ad ammettere la propria omosessualità con conseguenti dimissioni dovute alle forti proteste dell’ala tradizionalista della Chiesa anglicana. Recente è stata, invece, la decisione di ritirare la moratoria che vietava l’ordinazione di vescovi dichiaratamente omosessuali. Una possibilità, però, subordinata a due condizioni ben precise: la scelta del celibato e il pentimento per la propria precedente attività sessuale. Un passaggio storico per la Chiesa anglicana che però non farà altro che acuire le tensioni e le divisioni al suo interno, in particolare tra progressisti e tradizionalisti. Questi ultimi, infatti, promettono battaglia.

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