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Chi è il generale che difenderà la sicurezza del Papa Emerito

Alle ore 20 di questa sera si aprirà ufficialmente la sede vacante e Benedetto XVI diventerà, come chiarito da padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, “Papa emerito” o, se si preferisce, “Romano pontefice emerito”. Benedetto XVI, che continuerà a chiamarsi così, manterrà la veste talare bianca, senza però la mantellina, non porterà più l’anello del pescatore, che sarà sostituito da quello vescovile e non calzerà più le scarpe rosse, che rimandano al martirio, ma continuerà ad usare i mocassini marroni. Ma, soprattutto, perderà la protezione delle Guardie Svizzere, che alle ore 20 chiuderanno il portone del Palazzo di Castel Gandolfo e faranno ritorno in Vaticano. Benedetto XVI, però, non rimarrà senza protezione. A vegliare sulla sua sicurezza, infatti, rimarrà la Gendarmeria, agli ordini di Domenico Giani, considerato da molti come uno degli uomini più potenti in Vaticano. Ma chi è, veramente, il generale Giani?

Gli inizi
Cinquant’anni, sposato e con due figli, Domenico Giani è laureato in pedagogia presso l’Università di Siena. La sua vocazione, però, è sempre stata quella di mettersi al servizio dello Stato. Divenuto ufficiale della Guardia di Finanza, Giani ha prestato servizio per alcuni anni presso l’ex Sisde, ovvero i servizi di informazione e sicurezza della Presidenza del Consiglio italiana. Nel 1999 Papa Giovanni Paolo II, su segnalazione dell’allora vescovo della diocesi di Arezzo, lo chiamò in Vaticano a ricoprire il compito di vice ispettore vicario della Gendarmeria vaticana, occupandosi anche della supervisione dell’attività dei Vigili del Fuoco pontifici. Nel 2006, poi, la nomina a Comandante della Gendarmeria, dove ha sostituito il commendatore Camillo Cibin, rimasto per ben trentacinque anni a capo dei gendarmi. Dotato di profondo senso religioso, Giani è stato molto attivo nel volontariato cattolico sin da giovane. Un attivismo sfociato poi nell’incontro con Giovanni Paolo II in occasione del viaggio del Papa al Santuario della Verna.

Il Parlamento italiano contro Giani
Sotto la guida di Giani, la Gendarmeria si è trasformata, divenendo un vero e proprio corpo di polizia al centro di tutte le indagini più delicate che hanno riguardato il Vaticano. Creando, ovviamente, non poche gelosie e frizioni con la Guardia Svizzera. E c’è, addirittura, chi in Italia ha messo in dubbio la possibilità che Giani potesse lavorare per il Vaticano. Alcuni deputati appartenenti al Partito radicale hanno infatti presentato un’interrogazione sui trascorsi italiani di Giani chiedendosi, in pratica, come sia possibile che un ufficiale italiano si trovi a comandare una sorta di Polizia all’interno di uno Stato straniero e sovrano quale è il Vaticano. Tra i firmatari dell’interrogazione vi era il deputato Antonino Gullo, spesso critico nei confronti della Chiesa tanto da fondare il sito internet “Anticlericale.net”. Il governo italiano ha mostrato un’insolita celerità nel rispondere a tale interrogazione, chiarendo come Giani attualmente sia un capitano della riserva di complemento e quindi nulla osta al suo impiego al di fuori dello Stato italiano.

Quel giorno nella Basilica di San Pietro
Riconoscere Domenico Giani non è difficile. Basta cercare un uomo alto con gli occhiali, in giacca e cravatta, sempre appena qualche passo dietro al Papa. E, fortunatamente, si trovava al suo posto nel corso della processione che si è tenuta in occasione della Messa di Natale nella Basilica di San Pietro nel dicembre 2009. Una donna italo-svizzera di 25 anni, infatti, è riuscita a scavalcare le transenne e si è lanciata contro Benedetto XVI. La donna, che non era armata, è stata però bloccata proprio dal tempestivo intervento del comandante della Gendarmeria Domenico Giani, senza però che si impedisse al Papa di cadere, fortunatamente senza conseguenze. “Il Papa non si può blindare al cento per cento” disse padre Lombardi, dato che “il Papa vuole avvicinare la folla e la sicurezza vaticana, pur reagendo con prontezza, non può sempre evitare che simili episodi avvengano”.

Napoleone in Vaticano
Giani e la Gendarmeria sono, loro malgrado, alcuni dei protagonisti del caso Vatileaks. Nel libro di Gianluigi Nuzzi “Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI” si trova un intero capitolo dedicato alla Gendarmeria vaticana e al suo comandante. Questo capitolo, “Napoleone in Vaticano”, ha come bersaglio proprio Domenico Giani, che ha guidato le indagini sul caso Vatileaks. Carte dal contenuto insultante e volgare, relative alla carriera di Giani stesso, alle attività extra-professionale di alcuni membri della Gendarmeria nel campo della sicurezza, delle bonifiche ambientali e della sicurezza telematica. E il racconto di una cena alla quale hanno partecipato i gendarmi che, una volta usciti dal ristorante, hanno trovato la vettura crivellata di proiettili. Un clima, quindi, di veleni e di tensioni che per mesi è ruotato intorno a Giani ed ai suoi uomini.

L’udienza col Papa
Sembra, però, secondo molti osservatori, che Giani sia riuscito a uscire indenne dal caso Vatileaks. Anzi, ne sarebbe uscito anche rafforzato. Nel corso di un’udienza riservata proprio alla Gendarmeria, Papa Benedetto XVI ha manifestato tutto il suo affetto, la sua stima e gratitudine per i gendarmi e per il loro comandante. “Quasi ogni giorno”, ha detto Benedetto XVI, “ho l’opportunità di constatare di persona la vostra professionalità nel collaborare a garantire la sorveglianza del Papa”. Un riconoscimento, quindi, chiaro e diretto all’attività svolta dal Generale Giani. Un piccolo giallo, però, hanno creato le parole pronunciate, d un certo punto, dal Papa: “Siate gentili”, ha detto Benedetto XVI rivolgendosi ai gendarmi. C’è chi ha voluto leggervi, a torto o a ragione, un riferimento alle accuse di maltrattamento in cella da parte dell’ex maggiordomo del Papa Paolo Gabriele. Quest’ultimo, infatti, secondo la sua versione dei fatti, sarebbe rimasto per ben quindici giorni chiuso in una cella senza neanche potere allargare le braccia o spegnere la luce.

Verso un nuovo incarico?
Al di là di ogni cosa, la posizione di Giani a capo della Gendarmeria è alquanto solida. Si era parlato in passato di un suo possibile incarico all’Interpol, della quale fa parte da qualche anno anche la Gendarmeria vaticana, ma sia il Segretario di Stato Bertone che il Segretario del Papa don Deorg Gaenswain hanno voluto che rimanesse al suo posto. Come riportato qualche giorno fa da Vatican Insider, però, sarebbe pronto un prestigioso incarico per Giani. In rappresentanza non del Vaticano bensì dell’Italia. Il governo italiano, infatti, avrebbe candidato Giani alla carica di supervisore alla sicurezza per le Nazioni Unite, un posto vacante da tempo. Sembrerebbe, secondo le indiscrezioni riportate, che il nome di Giani abbia ottenuto il placet dei vertici dell’ONU, e che la sua sia, quindi, una candidatura sicura. Le dimissioni di Benedetto XVI, però, hanno interrotto le trattative per la nomina di Giani all’ONU. Spetterà quindi ancora all’ex ufficiale dei servizi segreti italiani vigilare sulla sicurezza di Benedetto XVI e, soprattutto, su quella dei milioni di pellegrini che accorreranno in Vaticano nel corso della sede vacante. Ma sorge, spontanea, una domanda: l’ONU aspetterà?

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