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Se Pechino pensa di bombardare con i droni

Ricorrere a un omicidio mirato con i droni con obiettivo un signore della droga birmano. Pechino ha vagliato anche l’ipotesi di condurre bombardamenti con gli aerei senza pilota per eliminare Naw Kham leader di una banda di narcotrafficanti nel Triangolo d’oro accusata per l’omicidio di 13 marinai cinesi sul Mekong a ottobre del 2011.

“Pianificammo di caricare il drone con 20 chili di TNT per bombardare l’area, alla fine il piano fu respinto perché gli ordini furono di catturarlo vivo”, ha ammesso il direttore del dipartimento antidroga del ministero per la Pubblica sicurezza cinese, Liu Yuejin, intervistato dal Global Times, aggiungendo che il sistema satellitare Beidu – che dovrebbe fare concorrenza al russo Glonass, all’europeo Galileo e allo statunitense Global Positoning System – servì a individuare alcuni soci del signore della droga nelle montagne a nordorientali della Birmania.

Naw Kham fu arrestato lo scorso aprile con un’incursione in Laos dopo una caccia all’uomo che vide coinvolte le forze di polizia cinesi, laotiane, tailandesi e birmane. Fu poi estradato in Cina dove è stato condannato a morte lo scorso novembre assieme a quattro complici. Le dichiarazioni di Liu mettono in luce le capacità cinesi nel settore dei droni.

I velivoli cinesi sono stati usati per operazioni di sorveglianza nelle zone di confine. Agli sviluppi del sistema di navigazione lanciato nel 2000, ricorda il New York Times, si stanno affiancando i progressi nel campo dei velivoli comandati a distanza. Due nuovi modelli di droni sono stati presentanti lo scorso novembre in occasione del salone dell’aria di Zhuhai. I due velivoli sono considerati ispirati agli statunitensi Reaper e Predator, un terzo modello che si ritiene in dotazione all’arsenale cinese presenta invece similitudini con l’RQ-4 Global Hawk.

La cerchia di Stati che hanno fatto ricorso a quest’arma è però limitata a Stati Uniti, Gran Bretagna a Israele. Recentemente le Nazioni Unite hanno aperto un’inchiesta per stabilire la legittimità e la legalità degli omicidi mirati e dell’uso dei droni in teatri non di guerra come il Pakistan o lo Yemen. Nelle scorse settimane Washington ha giustificato la strategia di cui John Brennan, l’uomo nominato da Obama alla guida della Cina, è uno degli architetti. Bisognerà ora vedere come reagirà nel caso Pechino decida di adottare gli stessi metodi.

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