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Salvare gli F-35 dai tagli

pentagono

Il programma F-35 resta una delle priorità dell’amministrazione statunitense, almeno stando alle dichiarazioni dei funzionari del Pentagono. La Difesa Usa ha rinnovato il sostegno al progetto che vuole proteggere dai tagli lineari al bilancio federale, scattati lo scorso primo marzo.

Intervenuto a un convegno a Washington, Frank Kendal, sottosegretario alla Difesa per gli acquisti, la tecnologia e la logistica ha sottolineato come non ci siano dubbi sulla priorità da accordare al programma. I tagli infatti porterebbero a ulteriori ritardi e aumenti dei costi. La cosiddetta spirale della morte paventata dal tenente generale Christopher Bogdan, alla guida del programma dentro il Pentagono. Per spirale della morte, spiega il sito della Difesa, si intende quel circolo vizioso i cui aumento dei costi e problemi tecnici spingono alcuni possibili acquirenti o partner ad abbandonare il progetto che subirà così ulteriori rincari.

Una situazione ben presente tra quanti lavorano attorno agli F-35. Il programma d’arma più costoso al mondo è sotto accusa per i problemi tecnici riscontrati e che hanno suscitato preoccupazione anche al vertice statunitense. Per due volte quest’anno i test di volo sono stati sospesi per cause tecniche: una rottura in una turbina in un caso, vulnerabilità ai fulmini in altro. In Italia sono diventati uno dei temi della campagna elettorale, complice anche l’austerità e l’aumento delle spesa per l’acquisto.

Secondo Kendal, gli F-35 sono tuttavia “molto probabilmente la singola più importante arma convenzionale per i prossimi decenni”. Un arma che secondo una revisione del governo avrà bisogni un budget di 12, 6 miliardi di dollari l’anno sino al 2037, per acquistare e gestire 2.457 aerei in tre versioni.

“Abbiamo bisogno del F-35C”, ha spiegato anche l’ammiraglio Jonathan Greenert della Marina Usa,  citato dall’agenzia Reuters. “Il programma ha subito cambiamenti, ma continua”, ha sottolineato anche il tenente generale Bogdan convinto che i velivoli saranno pronti per essere acquistati ed operativi.

Il programma di sviluppo, ha precisato, terminerà nel 2017. Al momento è completo al 90 per cento con 6 miliardi di dollari ancora in bilancio. “Quest’ultimo 10 per cento è il più difficile”, ha ammesso, “quello che ho alle società coinvolte (la Lockheed-Martin e la Pratt & Whitney per i motori, ndr) è che non abbiamo più né tempo né soldi”. Si lavora quindi per cambiare, senza abbandonare il programma, già avvolto da tanta cattiva pubblicità ma che, per citare il Washington Post, è troppo grande per fallire.

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