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Renzi stretto tra unioni gay e vocazione maggioritaria

Come non si stanca di ripetere Giovanni Sartori, nell’elettorato il centro c’è sempre. È costituito dagli elettori che passano, o possono passare, da uno schieramento a un altro. Un partito di centro, invece, viene definito da una sua destra e da una sua sinistra. Questa grande semplificazione binaria, inoltre, non dipende dal meccanismo di voto, né  richiede necessariamente che esso sia maggioritario. Molte democrazie europee, infatti, sono insieme proporzionaliste e bipolari.

Ora, la scelta di Matteo Renzi di un Pd a vocazione maggioritaria (la cui paternità  risale a Walter Veltroni) presuppone la ricerca del più ampio consenso possibile tra gli interessi che si riconoscono nel centro. Lo sanno bene sia Silvio Berlusconi che Angelino Alfano, che non a caso tendono a enfatizzare (soprattutto il secondo) la presunta curvatura “gauchista” del programma presentato dal sindaco di Firenze.

Ma non può certo essere l’idea delle unioni civili tra persone dello stesso sesso a suffragare la tesi del “sinistrismo” renziano (in Inghilterra è stato il conservatore David Cameron a introdurre il matrimonio tra gay). Semmai c’è da osservare che nei Paesi a guida socialdemocratica la soglia elettorale critica è stata sempre raggiunta grazie a una chiara opzione a favore del lavoro dipendente. Anche se ciò, ovviamente, non ha impedito la costruzione di un più vasto blocco di alleanze sociali.

In ogni caso, si tratti dei temi etici o dei temi del lavoro, resta il fatto che la vocazione maggioritaria di un partito non può sfuggire alla necessità di intercettare e di  rappresentare in buona misura le istanze degli elettori intermedi. Mi spiego con un esempio.

Supponiamo che in una strada lunga un chilometro ci siano due banche. Per gli abitanti l’ideale sarebbe che entrambe fossero ubicate a 250 metri dagli estremi della strada (ossia a un quarto e a tre quarti). Perché così nessun abitante sarebbe costretto a fare più di 250 metri per raggiungere l’agenzia più vicina. Alle banche, invece, conviene stare il più possibile vicine tra loro per contendersi i potenziali clienti del tratto centrale della strada. Infatti, quelli agli estremi si rivolgeranno comunque (o, almeno, è assai probabile) all’agenzia più vicina.

Dal punto di vista delle banche, insomma, la sistemazione più razionale è quella nella zona centrale della strada. È esattamente la logica della vocazione maggioritaria in un sistema maggioritario.

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