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Sisal, Ovs e Fedrigoni. Ecco perché nessuno mette più piede in Borsa

L’avevano annunciato come l’anno del ritorno delle Ipo a Piazza Affari. Ma l’estate e l’autunno, dopo le Ipo di Anima, Cerved, Fineco e Fincantieri, non hanno portato l’attesa ventata di aria fresca in Borsa. La pipeline era rovente di nomi importanti, da Ovs-Upim a Massimo Zanetti (la holding del caffè Segafredo) a Favini, fino alle grandi privatizzazioni di Ray Way ed Enav. Ma una a una, le matricole hanno allungato i tempi, lamentando condizioni di mercato incerte e riscontrando in realtà scarsa domanda. D’altronde la stessa Fincantieri, la Ipo dello Stato per fare cassa, debuttando a un prezzo ingeneroso per l’investitore, era stato un mezzo flop e aveva dovuto ridimensionare l’offerta per debuttare in tranquillità. Dopo, non tutto è stato fermo, e ci sono state almeno 15 piccole quotazioni, prevalentemente su Aim. Ma anche quattro ritiri grossi, che nel bilancio pesano di più. Oltre alle due di ottobre, il gruppo farmaceutico Rottapharm e Sisal, nelle lotterie. E ieri, la decisione di Fedrigoni di accantonare lo sbarco in Borsa: il gruppo cartiero che controlla il marchio Fabriano ieri ha “deciso di procedere al ritiro” dell’offerta di vendita e sottoscrizione delle sue azioni, nonostante su alcuni quotidiani campeggiavano pubblicità della quotazione.

IOL E INTERCOS, UNO SGUARDO SUL FUTURO
Le ultime due sconfitte hanno tirato i remi in barca alla vigilia del debutto: Italiaonline, nel settore dei portali e Intercos, nella cosmetica (che non è al primo tentativo). Ma non è sorprendente secondo Giovanni Natali, amministratore delegato di Ambromobiliare, boutique finanziaria specializzata in quotazioni sull’Aim. Che ad Affari italiani dice di Iol che “era eccessivamente cara, valutata 250 volte gli utili” e che “ liquidità e investitori ci sono, solo che stanno molto attenti e vogliono comprare le nuove azioni ai prezzi giusti”, e il prezzo giusto, tipicamente, è a sconto rispetto ai competitor già quotati.

LE PROSSIME IPO, BUONE E CATTIVE
Motivazioni simili hanno affondato anche la quotazione di Intercos che, “aveva ottimi fondamentali – spiega al Giornale Alberto Checchinato di Fidentiis – ma ha sbagliato il prezzo dell’Ipo”. Insomma, non tutto è perduto. Se le debuttanti vogliono andare al ballo, possono farlo, a patto di non pretendere un abito tempestato di brillanti: gli investitori esteri comprano l’eccellenza, ma la vogliono a sconto. Guardando più avanti, quella che potrà essere una buona azione per gli investitori è, secondo Natali Il Fatto Quotidiano: “Bilanci incredibili, redditività elevata, non ha eguali all’interno del settore della carta stampata. Una mosca bianca in quel comparto. Sarebbe un titolo che comprerei subito. Un’Ipo che avrà sicuramente successo”. Ma proprio ieri, come scrive oggi il quotidiano Mf, i programmi borsistici del quotidiano diretto da Antonio Padellaro e Marco Travaglio sono slittati di qualche mese,a febbraio 2015. Motivo? Anche vedute diverse tra azionisti-giornalisti e azionisti-manager, scrive oggi su Mf Andrea Montanari.

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