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Kodric e Merlak, chi sono i rampanti ventenni sloveni della controversa Bitstamp

Sul futuro dei Bitcoin, dopo un 2014 horribilis che ne ha visto crollare il valore, si disegnano nuove ombre: a quasi un anno dal crac della piattaforma Mt Gox, è andata in tilt la più grande piattaforma di scambio europea, Bitstamp. La Borsa della cyber-moneta, che ha sedi in Slovenia e Gran Bretagna, è nel caos: conti bloccati, depositi paralizzati, l’equivalente di 5 milioni di euro “spariti” nel nulla a causa di un attacco hacker.

CONTI CONGELATI

Chi ha dei Bitcoin in un conto della piattaforma europea Bitstamp, usata anche dagli italiani, non può ritirarli o venderli, scrive Massimo Sideri del Corriere della Sera. Il fondatore Nejc Kodric — giovane imprenditore molto attivo nei forum, su Facebook e Twitter dove si presenta come “Libertarian, entrepreneur, Bitcoin enthusiast. Co-founder and CEO @ Bitstamp” — ha subito tentato di tranquillizzare chi ha un conto affermando che è stato costretto a congelare tutti i depositi ma che le registrazioni delle transazioni precedenti al 4 gennaio sono conservate offline. L’anno non poteva iniziare peggio per quello che è stato considerato come il “più disastroso investimento del 2014″: da mille dollari a 276 – e ora, dopo il caso Bitstamp, il Bitcoin non varrebbe più di 257 dollari.

LE RASSICURAZIONI DI BITSTAMP

“Abbiamo temporaneamente sospeso i servizi di Bitstamp, ma i clienti di Bitstamp possono stare tranquilli che i loro Bitcoin conservati da noi prima della sospensione temporanea dei servizi il 5 gennaio sono assolutamente al sicuro e saranno pienamente onorati”, si legge sul sito della Borsa slovena dei Bitcoin. “Il 4 gennaio alcuni dei portafogli operativi di Bitstamp sono stati compromessi, con una conseguente perdita di meno di 19.000 Bitcoin“. Questa violazione, afferma ancora il team di Bitstamp, “rappresenta solo una piccola frazione del totale delle riserve di Bitcoin di Bitstamp, la grande maggioranza delle quali sono conservate in sistemi sicuri di storage”. Infine, “stiamo lavorando per trasferire un backup sicuro del sito Bitstamp su un nuovo ambiente protetto e torneremo online nei prossimi giorni”.

L’agenzia di stampa Reuters ha tentato inutilmente di contattare lo staff di Bitstamp, ma uno dei due fondatori, Damijan Merlak, ha dichiarato all’agenzia di stampa slovena STA che Bitstamp ha sufficiente liquidità per soddisfare gli obblighi di breve termine. “Al momento stiamo creando un duplicato della nostra intera infrastruttura con esperti a San Francisco che dovrebbe essere pronta in 24 ore. Potremo presto ripristinare i nostri servizi”.

LA COPPIA RAMPANTE KODRIC-MERLAK

Bitstamp è stata fondata nel 2011 dai due giovani sloveni (hanno meno di 30 anni) Nejc Kodric e Damian Merlak, amici dai tempi della scuola ed entrambi entusiasti dei Bitcoin. La loro impresa è stata premiata l’anno scorso come “best virtual currency startup” all’evento 2014 Europas tenutosi a Londra.

“Siamo la base dell’industria dei Bitcoin”, ha detto Kodric in un’intervista con Forbes. “Il prezzo dei Bitcoin è il prezzo de facto su Bitstamp. Siamo la Borsa dei Bitcoin per antonomasia”. Del resto a inizio 2014 Bitstamp aveva l’11% del mercato totale dei Bitcoin.

Kodric and Merlak vivono a Kranj, la quarta maggiore città slovena, con una popolazione di 50.000 abitanti. Kodric è l’esperto di strategie e business, Merlak ha più una formazione hitech. Ma non sono laureati: hanno entrambi abbandonato l’università dopo essersi lanciati nell’impresa dei Bitcoin. “Uscivamo insieme, bevevamo birra e discutevamo con entusiasmo di Bitcoin e delle opportunità che offriva”, racconta Kodric. “Volevamo farne un’impresa grande. Abbiamo riflettuto su tante ipotesi e poi abbiamo capito che la migliore era aprire la nostra piattaforma di scambio”. Creare Bitstamp è stato facile: le banche slovene hanno subito prestato i soldi alla coppia di giovani senza fare troppe domande, perché “neanche sapevano cosa fossero i Bitcoin”, spiega Kodric. E poi una volta aperto il sito, il passaparola ha fatto il resto: “Quando si ha la liquidità, i clienti crescono velocemente”.

Prima del collasso di Mt. Gox, gli utenti di Bitstamp erano soprattutto europei, ma dopo il crac la Borsa slovena ha attratto anche clienti internazionali e il numero di utenti registrati è arrivato a 350.000. A quel punto, per rassicurare la comunità di detentori di Bitcoin di essere al riparo da attacchi come quello subito da Mt. Gox, Bitstamp ha invitato un gruppo di esperti esterni per confermare che possedeva veramente i Bitcoin che diceva di avere. L’ex ingegnere di Google e sviluppatore di Bitcoin Mike Hearn ha condotto la più recente “proof of reserves” a maggio, confermando che Bitstamp aveva 183.000 Bitcoin nel suo wallet (o 110 milioni di dollari), che coprivano i depositi dei clienti.

Nel frattempo la coppia Kodric-Merlak è diventata tra le più ricche della Slovenia: le commissioni di trading vanno da 0,5% a 0,2% e le entrate mensili di Bitstamp si aggirano tra i 700.000 e i 900.000 dollari americani.

BITCOIN IN CRISI

Vedremo quanto l’attacco hacker di questi giorni inciderà sul business dei due giovani sloveni; nel frattempo, il 2014 è stato un anno difficile per il Bitcoin, la moneta virtuale più nota e diffusa, che circola dal 2009 ma che l’anno scorso ha perso il 52% del suo valore, più del rublo. I motivi sono tanti: l’irrigidimento delle misure adottate dai governi per evitare l’utilizzo di questa moneta nelle attività illegali, l’emergere di valute rivali, l’effetto della grave violazione subita da una delle maggiori piattaforme di scambio, Mt. Gox, che a seguito di un cyber-attacco lo scorso febbraio ha perso (secondo alcuni calcoli) l’equivalente di 650 milioni di dollari in Bitcoin dei suoi clienti. Ironia vuole che in quel mese Bitstamp avesse rilasciato una dichiarazione in cui assicurava di aver aggiornato i suoi sistemi informatici per evitare attacchi del genere.

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