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Unicredit, Mps, Ubi. Perché l’ideona di Vestager delude le banche in Borsa

Salvataggio

Tonfo in Borsa per i titoli bancari, oggetto di una serie di sospensioni durante le contrattazioni odierne. Sono state in particolare le critiche e le domande sulla cosiddetta bad bank flessibile e ad hoc per singoli istituti – frutto dell’accordo a Bruxelles fra Commissione Ue e Tesoro italiano – a non convincere del tutto operatori, analisti e addetti ai lavori. Protagonista delle vendite, nonostante il varo del meccanismo italiano per alleggerire le banche dal peso delle sofferenze, è il settore del credito con Bpm, Mps, Unicredit, Bper e Ubi, rimarca Repubblica.it.

LA VERA INCOGNITA

Lo schema di accordo tra Commissione europea e Tesoro italiano non fornisce indicazioni sul punto focale, ovvero a che prezzo questi NPL usciranno dai bilanci bancari. La copertura media dei NPL è del 55% circa, mentre il valore di mercato viene genericamente indicato al 25%, il che lascerebbe sui bilanci delle banche, in caso di un trasferimento totale dei 200 miliardi esistenti, un buco di 90-50= 40 miliardi (calcolo approssimativo). “Su queste basi, non vedo l’incentivo per le banche a sgravarsi”, ha commentato lo strategist Giuseppe Sersale.

L’OBIETTIVO DELLA GACS

L’obiettivo non è quello di salvare le banche, che hanno già requisiti oltre le richieste Bce, ma aiutarle a cedere i crediti deteriorati, una zavorra per il credito e per l’economia italiana. E’ questo il fine dichiarato. Ma fin da ieri sono state sollevate perplessità e critiche, come quelle espresse su Formiche.net dall’economista Chiara Oldani.

COME FUNZIONA LO SCHEMA

Le banche potranno creare veicoli (special purpose vehicle o Spv) che rileverannno le sofferenze. I veicoli, per comprarle, dovranno finanziarsi emettendo titoli di diversa rischiosità in diverse tranche (senior, junior e mezzanine). Gli investitori potranno acquistare questi titoli. Così le sofferenze nei bilanci delle banche alla fine si trasformerebbero (attraverso i veicoli) in titoli acquistabili da investitori, come avviene nelle cartolarizzazioni. In più c’è la possibilità di una garanzia pubblica, varata per avvicinare banche e investitori.

IL RUOLO DELLO STATO

Lo Stato garantirà soltanto le tranche più sicure (senior), cioè quelle che sopportano per ultime le eventuali perdite (derivanti da recuperi sulle sofferenze inferiori alle attese). Le garanzie possono essere richieste dalle banche, a fronte del pagamento di una commissione periodica al Tesoro. Il prezzo della garanzia è stato al centro delle discussioni con la Commissione Ue: Roma e Bruxelles hanno concordato una soluzione di mercato e quindi non giudicata aiuto di Stato.

IL NODO PREZZO

Il prezzo è calcolato prendendo come riferimento i prezzi dei credit default swap degli emittenti italiani con un livello di rischio corrispondente a quello dei titoli garantiti. Come ha spiegato il Tesoro, il prezzo sarà crescente nel tempo, sia per tenere conto dei maggiori rischi connessi a una maggiore durata dei titoli sia per introdurre nello schema un incentivo a recuperare velocemente i crediti. Lo Stato rilascerà la garanzia solo se i titoli avranno ottenuto un rating uguale o superiore all’investment grade valutato da un’agenzia di rating.

GLI EFFETTI SUL TESORO

Per i conti pubblici non cambierà nulla nel breve termine – ha sottolineato Mf/Milano Finanza – perché le garanzie non incideranno né sul deficit né sul debito, come ha precisato Padoan. L’impatto potrà esserci solo se le garanzie saranno effettivamente escusse. Nel frattempo, però, le banche pagheranno per avere la protezione pubblica sui titoli senior, quindi ci sarà un beneficio per i conti pubblici. Già in passato – ha scritto Mf/Milano Finanza – i Monti-Tremonti bond per Mps e le garanzie pubbliche sui titoli utilizzati nelle operazioni Bce non hanno causato alcun costo per lo Stato e anzi hanno migliorato i conti pubblici per circa 2 miliardi.

GLI INTERROGATIVI

Le banche, soprattutto quelle di dimensioni medio-piccole, stanno valutando la convenienza di veicoli e garanzie (mentre istituti più grandi potrebbero farne a meno, considerando la maggiore capacità di gestire i crediti deteriorati). Gli istituti potrebbero registrare perdite, con effetti sul capitale, se i veicoli acquistassero le sofferenze a valori più bassi rispetto a quelli contabilizzati nei bilanci (al netto delle svalutazioni già effettuate). In compenso, però, ci sarebbe il beneficio di liberarsi di una parte delle sofferenze.

I PRIMI REPORT

Secondo le prime valutazioni di Equita, «con garanzie per 20 miliardi, le banche possono cedere 74 miliardi di non perrforming exposure lorde (-49%)» e «l’intervento del governo permette un aumento del prezzo di cessione dal 15% al 28% del nominale (pari a un tasso di copertura del 72%)». Gli analisti, però, hanno osservato che alcune banche devono considerare i vincoli patrimoniali posti dalla Bce con i requisiti Srep: «Ipotizzando un buffer di 50 punti base, Unicredit e Carige non potrebbero sostenere le svalutazioni necessarie alle cessioni (cioè un aumento dei tassi di copertura al 72%), mentre Mps e Banco Popolare solo in parte (-21% e -25% di riduzione dello stock di non performing exposure). Tutte le altre banche, invece, potrebbero cedere l’intero portafoglio». Secondo Barclays le sei maggiori banche potrebbero aver bisogno di accantonamenti tra 6 e 28 miliardi nei diversi scenari, anche se la stima non ha considerato il valore della garanzia e la possibilità per gli istituti di non aderire allo schema.

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