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Tutte le accuse britanniche a Putin per la morte di Litvinenko

Era il mese di novembre del 2006 quando l’ex spia russa del Kgb Alexander Litvinenko, agonizzante nello University College Hospital a Londra, disse di essere stata avvelenata dal suo stesso Paese. Il primo novembre, qualche ora prima di cominciare ad accusare malesseri, era in riunione nell’hotel Millennium con due connazionali, tra cui Andréi Lugovói, ex agente dei servizi segreti russi. Lo stesso giorno, in un ristorante giapponese, aveva incontrato Mario Scaramella, noto accademico italiano. Litvinenko risultò poi essere stato avvelenato con polio radioattivo 201 e morì il 23 novembre del 2006. Oggi un giudice britannico ha accusato lo Stato russo e il presidente Vladimir Putin di essere a conoscenza (e probabilmente di aver ordinato) l’assassinio dell’ex spia, scatenando una tempesta diplomatica tra Londra e Mosca.

L’INCHIESTA

Scotland Yard assunse la guida delle indagini sulla morte dell’ex spia, che viveva in Inghilterra dal 2001 dopo che gli era stato concesso asilo politico. Litvinenko aveva denunciato in precedenza un complotto da parte del governo russo per assassinare il magnate Boris Berezovsky, presunto suicida nel 2013. In un libro, l’ex agente accusava i servizi segreti russi di aver orchestrato diversi attacchi terroristici, poi attribuiti alla guerriglia separatista cecena.

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Oggi un giudice britannico ha accusato lo Stato russo di aver ordinato l’assassinio di Litvinenko. Il documento finale dell’inchiesta condotta dal magistrato Robert Owen sostiene che vi siano prove sufficienti per stabilire la responsabilità dello Stato russo nella morte di Litvinenko. “L’operazione del Fsb (il servizio interno erede del Kgb, ndr)  ha detto il giudice – fu probabilmente approvata da Nikolai Patrushev (allora capo dell’Fsb) e anche dal presidente Vladimir Putin”. Nella sua relazione di 300 pagine, Owen assicura che “l’amministrazione Putin, tra cui il presidente in persona e il Fsb, avevano dei motivi per agire contro Litvinenko, anche per ucciderlo… c’era un ‘indiscutibile dimensione personale dell’antagonismo tra Putin e Litvinenko, definito traditore dal Fsb”.

IL PRIMO INCONTRO

Secondo Owen, gli divergenze “sono iniziate nel loro unico incontro faccia a faccia nel 1998, quando Litvinenko chiese a Vladimir Putin, allora capo del Fsb, di realizzare delle riforme”. Dopo, una volta ottenuto l’asilo politico nel Regno Unito, le accuse di Litvinenko contro Putin sono continuate, anche dal punto di vista personale, come quando ha accusato il presidente russo di pedofilia.

TENSIONI DIPLOMATICHE

Un portavoce del premier David Cameron ha riferito che le conclusioni del giudice sull’assassinio di Litvinenko “sono estremamente allarmanti. Non è un modo di comportarsi, ancora meno per un Paese che è membro permanete del Consiglio di Sicurezza dell’Onu”. La reazione di Mosca è stata immediata. Il governo russo ha denunciato la politicizzazione dell’inchiesta, mentre Londra ha deciso di bloccare i beni di Andréi Lugovói e Dmitri Kovtun, presunti esecutori materiali del crimine. Il magistrato che ha condotto l’indagine ha scritto che Lugovói e Kovtun hanno messo il polonio-210 nella teiera il 1° novembre 2006” e che è certo che l’abbiano fatto “con l’intenzione di avvelenare Litvinenko.

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ALTRI CASI

L’utilizzo di queste sostanze tossiche in Russia ha dei precedenti. Nel 1916, Grigorij Efimovič Rasputin, monaco molto influente su Nicola II di Russia, fu avvelenato nella tenuta del principe Feliks Feliksovič Jusupov. Durante gli anni di Stalin, invece, vennero creati laboratori per produrre veleni da utilizzare contro i nemici. Il diplomatico Raoul Wallenberg fu ucciso nel 1947 a Lubianka con una misteriosa sostanza tossica che non lascia tracce nel sangue. Il dissidente bulgaro Georgi Márkov fu invece assassinato a Londra quando un agente del Kgb gli iniettò un veleno nel sangue attraverso la punta di un ombrello. La giornalista Anna Politkovskaja (uccisa nel 2006) fu avvelenata durante un volo verso l’Ossezia del nord per raccontare la storia deli ostaggi nella scuola di Beslan. Il volto del presidente ucraino Viktor Yushenko è deformato a causa di un attacco con una sostanza tossica, mentre il terrorista Amir Hatab, uno dei leader della guerriglia cecena, è morto dopo avere toccato un pezzo di carta contaminata da un potente veleno.

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