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La guerra (fiscale) allo zucchero

GEORGE OSBORNE

Il Regno Unito si unisce a Messico, Francia, Finlandia e Ungheria in una battaglia sui generis: la guerra contro lo zucchero. Ma come averla vinta quando si hanno come rivali bibite gasate, merendine e caramelle? Semplice: colpendo con più tasse.

L’annuncio del governo britannico – parte di un’iniziativa di più ampio respiro – ha come obiettivo limitare il consumo di zucchero da parte della popolazione, soprattutto tra i più giovani. George Osborne, cancelliere dello Scacchiere, ha detto mercoledì che, dopo esser state graziate per due anni,  le compagnie produttrici di bibite gassate dovranno pagare una tassa, proporzionale alla quantità di zucchero contenuto nei loro prodotti. Secondo il Financial Times, molto probabilmente, questa misura scatenerà un aumento dei prezzi.

I DUE TIPI DI IMPOSTE

Le tasse britanniche sullo zucchero saranno due: l’una per le bibite contenenti più di 5 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri e l’altra per le bibite con più di 8 grammi di zucchero per ogni 100 millilitri. Osborne ha spiegato che i succhi di frutta naturali, le bibite a base di latte e i piccoli produttori saranno esenti dal pagamento.

LA CADUTA DEL MERCATO

Dopo l’annuncio di mercoledì, le azioni di Coca-Cola Co e PepsiCo Inc. sono cadute dello 0,4% e 0,3%, nella Borsa di New York, mentre Britvic PLC, che vende Pepsi, Tango e J2o in Regno Unito,  ha subito un calo dell’1,3% nella Borsa di Londra.

NUOVE ENTRATE

Nel primo anno successivo all’introduzione della nuova tassa si stima che saranno raccolti circa 520 milioni di sterline (pari a 666 milioni di euro), mentre negli anni seguenti si auspica che, ridotte le dosi di zucchero nelle bibite, l’entrata sarà minore. Il ministro britannico ha aggiunto che tali introiti saranno investiti  per promuovere iniziative sportive nelle scuole.

IL CONSIGLIO DELL’OMS

A gennaio, una commissione dell’Organizzazione Mondiale della Salute (Oms) ha invitato i governi a imporre nuove tassazioni sulle bibite zuccherate. Nel 2015, l’Organizzazione ha consigliato di ridurre del 10% il consumo giornaliero di calorie, all’incirca l’equivalente di una lattina di gassosa. L’Oms ha stimato che 41 milioni di bambini sotto la soglia dei cinque anni sono in sovrappeso.

INIZIATIVA INSUFFICIENTE (?)

I ricercatori dell’Istituto di Studi Fiscali, ipotizzando le conseguenze che la nuova tassa potrebbe avere sulle quotidiane abitudini alimentari, hanno spiegato che l’iniziativa potrebbe sviare i bambini verso altre fonti di zucchero. Il direttore dell’istituto, Paul Johnson, ha detto che almeno un quinto del consumo di zuccheri proviene da queste bibite, per cui la misura “non avrà nessun effetto sull’altro 80%”. Johnson ha riconosciuto, però, che le gassose “hanno poco o nessun valore nutritivo. Da questo punto di vista è un ottimo primo passo”.

LE REAZIONI

Su Twitter l’iniziativa britannica è stata applaudita da Michael Bloomberg, che aveva cercato di vietare la vendita della misure maxi di bibite gassate quand’era sindaco di New York: “Questo annuncio pone il Regno Unito in prima linea nella lotta mondiale per la riduzione dell’obesità e del diabete”.

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Non tutti però sono d’accordo. L’83% dei membri del Partito conservatore hanno criticato la nuova tassa perché considerata un’interferenza ingiustificata nella vita delle persone. Il deputato Jacob Rees-Mogg ha detto che nella guerra contro lo zucchero “perde il liberalismo conservatore”. “È il paternalismo dello Stato nella sua massima espressione”, ha commentato il deputato Will Quince.

IL CASO AMERICANO

Oltreoceano, trentanove degli Stati Uniti d’America, più le città di Chicago e Washington, già prevedono tasse sulle bibite zuccherate. Secondo il Centro di Scienza di Interesse Pubblico, organizzazione criticate delle bibite con le bollicine, queste imposte sarebbero troppo basse per influire sul consumo in maniera determinante. L’industria delle bibite gassate –  che dal 2009 ha speso circa 100 milioni di dollari negli Stati Uniti per bloccare simile proposte fiscali in 20 tra città e stati – crede sia ingiusto gravare in tal modo sulla loro produzione.

IL CASO ALTROVE

Nel 2014, il Messico ha approvato un aumento delle tasse sulle bibite gassate di circa il 10%. Uno studio pubblicato dal British Medical Journal sostiene che gli effetti sulla riduzione del consumo sono stati positivi: meno il 6% di vendite nel 2014 rispetto ai due anni precedenti. In Francia e Cile sono già state approvate simili regole, mentre in India, Indonesia, Filippine e Sudafrica sono ancora in fase di studio.

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