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Perché Italia e Gran Bretagna bisticceranno sulle etichette a semaforo

Basta con le etichette a semaforo adottate in Gran Bretagna e che penalizzano le eccellenze alimentari del Made in Italy. Stop a quei bollini colorati che trasmettono messaggi ai consumatori in grado di creare gravi distorsioni nel mercato a danno delle nostre imprese. E’ questo il grido destinato ad alzarsi nelle prossime settimane dalle parti del Parlamento europeo dove, stando ad alcune indiscrezioni rimbalzate in Italia dai palazzi di Bruxelles e raccolte da Formiche.net, si sta preparando un’iniziativa per chiedere che l’Unione europea intervenga con la mano pesante su questo argomento. Iniziativa che vedrà in primo piano europarlamentari e ministri di alcuni governi, compreso quello italiano.

COSA SONO LE ETICHETTE A SEMAFORO

Nel mirino di alcuni eurodeputati, tra cui una nutrita rappresentanza di italiani, c’è il sistema in vigore in Gran Bretagna che prevede un bollino di colore rosso, giallo o verde (da qui l’appellativo di semaforo) da apporre nelle etichette degli alimenti a seconda del contenuto di grassi, grassi saturi, sale o zuccheri su cui si basa ogni pezzo di prodotto (e non nulla quantità effettivamente consumata). Tali etichette nutrizionali sono state introdotte in tutto il Regno Unito a partire dal giugno 2013; si tratta di uno strumento volontario (quindi non previsto da nessuna legge) ma raccomandato dal Ministero della Salute britannico e ampiamente adottato da molti supermercati (si stima il 98% di adesione delle imprese del settore della distribuzione). L’etichetta prende in considerazione la presenza di calorie, grassi, zuccheri e sale presenti in 100 grammi di prodotto; di conseguenza, se in un determinato alimento uno di questi componenti supera un certo livello di concentrazione ritenuto oltre la soglia di tollerabilità, ecco che scatta il semaforo rosso, oppure il giallo se il limite è vicino mentre il verde significa un via libera alla consumazione.

LO STUDIO DI NOMISMA

Secondo uno studio commissionato da Federalimentare e realizzato da Nomisma su tre prodotti interessati da questo sistema oltre Manica (prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano e Brie francese), il calo di vendite e la perdita di quote di mercato è molto evidente in presenza di semafori gialli e (soprattutto) rossi. Il tutto a conferma dell’influenza che questo sistema è in grado di generare nei consumatori, inducendoli a non acquistare prodotti sconsigliati dal punto di vista nutrizionale.
“Sulla base di dati Nielsen, che rappresenta il 25,7% della grande distribuzione nel Regno Unito, emerge che i prodotti di Parmigiano senza il semaforo colorato hanno incrementato fra il 2013 e il 2015 la quota di mercato del 7% e il volume di vendita del 54% (fra dicembre-febbraio 2013 e dicembre-febbraio 2014 e del 22% fra giugno-settembre 2014 e giugno-settembre 2015)”, ha scritto il Corriere della Sera riportando la ricerca targata Nomisma. “Mentre il Parmigiano con il semaforo, negli stessi periodi di riferimento, sono calati rispettivamente del 7%, dell’11% e per volume di vendite del 10% (fra dicembre-febbraio 2014 e dicembre-febbraio 2015, mentre fra giugno-settembre 2014 e giugno-settembre 2015 sono aumentate del 3%)”. Il Reggiano senza semaforo +7% nei due anni, -7% quello con l’avviso rosso, giallo o verde. Il prosciutto crudo di Parma senza etichetta colorata +17%, quello con etichetta -17%. Brie: +8% con, -8% senza”.
Nel complesso, si sono registrati notevoli cali di vendite per i prodotti etichettati, mentre dall’altro lato sono aumentati – e non di poco – i prodotti privi di etichetta. Si va infatti dal -8% del Brie al -13% del Parmigiano Reggiano Dop porzionato, fino al -14% del prosciutto di Parma Dop.

COSA HA DETTO IL MINISTRO MARTINA

Raccogliendo le istanze delle associazioni di categoria del settore, che da anni combattono contro questo sistema, il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, qualche settimana fa direttamente da Bruxelles ha lanciato un messaggio netto. “L’etichetta a semaforo è in contraddizione con una scelta strategica europea, che è quella di spingere sulla qualità dell’agroalimentare rafforzando Dop e Igp”. Il titolare del Mipaaf ha poi annunciato di aver ricevuto “il sostegno di Portogallo, Spagna, Romania, Cipro, Grecia e Slovenia e c’è una sensibilità anche da parte dei francesi, vedremo come questa si manifesterà”. L’etichettatura addizionale, ha aggiunto, “non è solo un tema italiano, ma un grande tema europeo, che va raccontato anche valutando produzioni non italiane, e può essere valutato da altri come utile”. Infine, Martina ha lanciato un appello: “Chiediamo ancora una volta alla Gran Bretagna di rivedere questa scelta e alla Commissione Ue di intervenire per rimuovere questo elemento distorsivo del mercato”.

COSA SUCCEDE A BRUXELLES

Mentre in Italia si alzano le voci del comparto agroalimentare, a Bruxelles il tema delle etichette a semaforo pare al momento congelato, in attesa di conoscere l’esito del referendum sulla Brexit (l’uscita dall’Ue del Regno Unito) in programma il 23 giugno. Tuttavia, qualcosa si sta muovendo dalle parti del Parlamento europeo, come confermato da alcune fonti a Formiche.net. E’ attesa infatti per l’inizio di aprile un’iniziativa forte da parte di alcuni esponenti per chiedere con forza alla Commissione Ue di intervenire e risolvere una volta per tutte questo problema. Nonostante l’etichetta a semaforo sia applicata su base volontaria e non sia quindi prevista da nessuna norma, danneggia comunque le produzioni italiane (e non solo) creando distorsioni nel mercato. Da qui la necessità di porgli un freno, sostengono gli eurodeputati pronti a salire sulle barricate.

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