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Nel mondo, l’Amore

Beate siano le contraddizioni e i dubbi, le nostre complessità, le differenze che fatichiamo a comprendere ma che ci appartengono. Beato sia tutto ciò che ci aiuta a uscire da noi, per ritrovarci pienamente; e si tratta, senza voler essere blasfemo, di una “beatitudine terrena”, la ri-scoperta della trascendenza di noi, in noi e in ogni altro DI noi.

L’Amore, che scrivo con la maiuscola a sottolinearne il valore strategico e non limitabile in formalismi umani del tutto dannosi, è l’alimento fondamentale del nostro essere e del nostro convivere. Tutt’altro che in termini romantici, parlare di Amore significa volere, fortissimamente volere, che la “misericordia storica” ritorni a dare un senso alla nostra capacità di mediazione (oggi ridotta a compromesso) dei rapporti di forza e degli interessi particolari (non eliminabili dal palcoscenico della storia) e alla nostra volontà di libertà come liberazione (circolo virtuoso).

L’Amore, dunque, è la cornice che si fa contenuto, visione d’insieme del mosaico meraviglioso della vita-che-evolve; nell’Amore non può esserci condanna o discriminazione ma solo condivisione. Chiunque tenti di guardare all’Amore in termini limitanti (separando ciò che si ritiene sia Amore da ciò che si ritiene non lo sia) è, semplicisticamente, prigioniero di una idea totalitaria.

L’Amore è la forza della sintesi di tempiternità e globalità in ogni istante di ogni vita, in un mondo ricco soltanto di analisi; tornare all’Amore significa rompere le catene della certezza ad ogni costo e, progressivamente, ritornare a bruciarci nel sacro fuoco del progetto umano che è tutto Amore da abbracciare.

 

The Global Eye – In complexity

Giudizio storico

Università degli Studi “Link Campus University”

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