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Trebula Suffenas … nella terra degli Equi Antichi itinerari, moderni narratori.

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In un caldo pomeriggio di maggio 2016 ci ritroviamo al mercato di Trebula Suffenas.
La ridente Trebula, città dei Suffenati, che sorge ai piedi della Rocca d’Elci, sul passo della Fortuna , nel territorio della Valle dell’Aniene tra le Città di Ciciliano e Tivoli.
L’aveva indicata in un epigramma il poeta latino Marziale, per la verità erroneamente interpretato.
Marziale dedicava al senatore romano Faustino questo epigramma che descriveva elegantemente il sito della bella Trebula: “ Lì dove Aniene, che trabocca di acque, domina gelide valli, e i prati verdi son freddi anche nei mesi del cancro, i, o Faustino, i campi, mai spaventati dal leone argolide e la casa sempre amica dell’Eolio noto, chiamano te, o Faustino, tra quei colli consuma le tue lunghe estati: Tivoli sarà per te l’inverno”.
Trebula nell’antico significato di casale era un centro amministrativo politico ed economico dei Suffenati che controllavano tutto il territorio da Est della città di Tibur a Praeneste fino a Carseoli (l’attuale Carsoli) nella valle attraversata dall’antico fiume Anio, Aniene che trabocca di acque e poi ad ovest tutti gli altri territori fino all’attuale Castel Madama.
Luogo ameno, ancora oggi, in un tempo lontanissimo dalle sue origini e dai suoi splendori. Nel II secolo d. C. Trebula ottenne dai Romani la cittadinanza, con la concessione del diritto al voto per la fedeltà dimostrata all’Urbe durante la guerra Italica. Trebula segnava, al tempo, un crocevia strategico sulle vie di transumanza e di collegamento tra le città di Tibur e Praeneste; non occupava la sommità del monte come faceva intendere l’epigramma di Marziale, bensì la parte più bassa a Sud- Ovest, sul passo della Fortuna, tra i boschi e il crocevia dei collegamenti .
Sulla sommità vi era invece l’oppidum , ossia un punto d’avvistamento fortificato che serviva a controllare la valle e il pagus, il centro abitato , antecedente alla nascita di Trebula.
Luogo immerso nel verde e reso rigoglioso dalla posizione e dall’abbondanza d’acqua, dall’aria sopraffina che i Romani non si lasciarono sfuggire nella lunga lotta per la loro supremazia dal 91 all’88 a. C. contro gli Equi e che scelsero come luogo privilegiato per l’otium e il riposo tra le zone ombrose, arieggiate e fresche .
Trebula Suffenas risorge a vita nova con villa Manni edificata sulle terme del II sec. d. C. con annessi un calidarium, un frigidarium e un tepidarium riportati alla luce dagli scavi fatti realizzare da Corrado Manni nel 1948 . Gli scavi archeologici effettuati restituirono anche il pavimento a mosaico delle terme, oggi conservato presso il Santuario di Ercole vincitore a Tivoli .
Il mosaico del mito di Helle e Frisso, conservato nella sua interezza e completezza, (ha una superficie di 45 mq) rappresenta la scena di Frisso e sua sorella, figli di Atamante , in sella all’ariete dal vello d’oro per fuggire alla matrigna che aveva ordinato la loro morte sacrificale. Frisso con il mantello svolazzante guarda Helle cadere in mare ( da qui il nome di Ellesponto). La scena è circondata dalle nereidi in groppa a mostri marini e dai centauri. Riprodotto nei soli colori del bianco e del nero, simile per la composizione ai mosaici di Ostia antica, è stato , nella solita, assurda mania di separare i tesori archeologici e artistici dai luoghi di appartenenza e di ritrovamento, per molti anni collocato nella fontana di Proserpina a Villa d’Este a Tivoli, poi rimosso per una migliore conservazione.
Il complesso della villa è molto interessante, costituisce uno scrigno per tratti di strade realizzate con grosse pietre calcaree locali, e per molti reperti e ruderi: il foro, le macine, il vasellame, le statue, ex voto fittili, terme, abitazioni…
Il fascino di millenni di storia, dove il tempo e le trasformazioni hanno fatto il loro corso, ora è ricercato e quasi cesellato nelle tracce e nelle vestigia dissepolte del paesaggio. L’arco di pietre antiche, sulla via d’accesso all’antica Trebula, lascia intuire la vitalità di un’ urbe in cui lo stesso Augusto è transitato ed ha soggiornato insieme ad illustri personaggi tra cui Marco Vipsanio Agrippa, genero dell’imperatore ,e dove ebbe i natali Marco Plauzio Silvano noto per aver fatto costruire il Mausoleo dei Plauzi a Pontelucano nei pressi di Tivoli.
Una storia antica che riaffiora sia nei racconti della proprietaria, signora M. Francesca Matassi Manni Boccia, la quale si occupa del restauro e della conservazione della villa, sia del professor Valerio Calvari che guida le visite al complesso.
Villa Trebula è anche uno splendido parco arricchito da una grande varietà vegetale arborea e floreale tipica dei monti Ruffi e della valle del fiume Aniene, dove sopravvivono e si riproducono specie vegetali antiche e nuove che sottolineano la bellezza degli antichi perimetri e delle aree.
Un paesaggio di raffinata bellezza, ma anche una zona naturale soggetta all’azione delle piogge, trovandosi incastonata tra i pendii scoscesi dei colli. Le nevicate, dei recenti inverni, hanno provocato la caduta di enormi alberi, i quali hanno sì restituito luce al sito, come fa notare la proprietaria, ma hanno danneggiato, allo stesso tempo, alcune strutture ed edifici. L’opera di ricostruzione è sempre aperta, dunque, al ritrovamento di antichi percorsi e di nuovi orizzonti culturali e sociali dove si svelano possibili scenari di nuove comunità narranti, fermento di idee vitali alla ricerca del bello, dell’archeologia ,della natura e della memoria che vive.
Trebula Suffenas riemerge dal passato, ricompone le sue tessere, si riaffaccia nella valle che abita da tempo immemore, canta le sue vestigia e nel districare, l’ intreccio di epoche e gusti artistici diversi, volge lo sguardo al futuro narrando la sua storia attraverso un Genius loci misterioso e pregnante che accompagna i passi dei visitatori nella storia e riprende ad annodare la trama dell’esistenza.
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