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Tutti i numeri delle insolvenze per l’industria tedesca. Report Deutsche Bank

I casi di insolvenza per l’industria tedesca – che erano enormemente aumentati nel 2009 a seguito dello scoppio della crisi – sono in netto miglioramento: tanto che nel 2015 sono meno che nel 2008 e il trend sembra proseguire. Lo affermano Eric Heymann e Anina Katharina Thiel, analisti di Deutsche Bank Research, in un recente report che porta la firma di entrambi.

“Nel 2009 il numero di procedimenti per insolvenze nella manifattura tedesca erano aumentati del 48 per cento – scrivono gli analisti – nello stesso periodo l’output industriale del Paese aveva subìto una contrazione del 17 per cento in termini reali. In ogni caso, il rapido recupero dell’economia nel suo complesso nel 2010 e nel 2011 aveva poi provocato un significativo calo delle insolvenze – del 17 per cento e del 13,5 per cento rispettivamente, accompagnato da un’espansione della produzione industriale del 12 per cento e del’8,5 per cento rispettivamente in termini reali. Da allora, questo schema – aumento delle insolvenze e calo della produzione e viceversa – si è perpetuato”. E così quando la produzione ha avuto un lieve calo sia nel 2012 che nel 2013, i procedimenti per insolvenza sono aumentati. L’opposto è accaduto nel 2014 e nel 2015: la produzione è aumentata del 2 per cento e dell’1,1 per cento e il numero di insolvenze è calato del 20,5 per cento e del 2,7 per cento. “In totale, il numero delle procedure per insolvenza nelle manifatture nel 2015 era del 15 per cento inferiore rispetto al 2008 e del 43 per cento inferiore a quello del 2009: un trend molto incoraggiante”.

Secondo gli analisti non è sorprendente che il numero di insolvenze nella manifattura dipenda dalle condizioni economiche, ma la performance economica dipende da molti fattori che hanno un impatto diretto o indiretto sui casi di insolvenza. “Un di questi fattori è il tasso di cambio. Tra la fine del 2008 e la fine del 2009 e dalla metà del 2012 alla fine del 2013, l’euro si è apprezzato in media dell’8 per cento circa e più del 10 per cento rispettivamente contro le valute dei principali partner commerciali della Germania, rendendo le aziende tedesche meno competitive all’estero in termini di prezzo. E questo è uno dei fattori che ha causato l’aumento delle insolvenze”. Di contro la svalutazione del 13 per cento dell’euro dall’inizio del 2014 all’inizio del 2015 ha contribuito “all’eccezionale crollo (20,5 per cento) nel numero delle insolvenze nel corso del 2014”.

Il trend delineato per l’industria nel suo complesso può essere osservato anche a livello di sotto-settori. Con qualche differenza nel tasso di incremento/decremento delle insolvenze. “Uno sguardo ai settori più grossi dell’industria rivela che nel 2009, un anno di recessione – scrivono ancora gli analisti di Deutsche Bank Research – il settore in cui l’aumento dei procedimenti è stato più pronunciato in assoluto è stato l’automotive (+222 per cento), seguito da gomma e plastica (+88 per cento), ingegneria meccanica (+85 per cento) e metalli (+83 per cento). Lo stesso anno ha visto decrementi forti in maniera sproporzionata nella produzione di ciascuno di questi comparti”. Auto e ingegneria meccanica sono stati penalizzati anche dall’apprezzamento dell’euro, in quanto molto orientati all’export; inoltre tutti hanno sperimentato due anni dopo un calo dei casi di insolvenza. Mentre se nel 2015 si osserva un miglioramento complessivo rispetto al 2008 e rispetto al 2009, automotive e ingegneria meccanica sono in controtendenza: la prima mostra un valore ancora superiore del 43 per cento rispetto al 2008, la seconda è a +8 per cento. L’industria del metallo è al livello del 2008. Anche se si parla di numeri piccoli, specificano gli autori del report, ovvero, per prendere il caso dell’automotive, “33 procedure nel 2015, dunque solo dieci in più rispetto al 2008”.

C’è un settore che invece ha seguito un trend opposto ed è il food, “con il numero di insolvenze calato di quasi l’8% nel 2009, “per via di un’elasticità della domanda al prezzo molto bassa e di una scarsa rilevanza del cambio valutario. Tuttavia, il numero di insolvenze è comunque cresciuto nel 2010”.

E il futuro? Sarà di continuo miglioramento, concludono Heymann e Thiel: il numero delle procedure aperte nel primo trimestre del 2016 mostra un calo del 5 per cento anno su anno. I rischi rimangono, in particolare quelli legati a un nuovo apprezzamento dell’euro e a un ulteriore rallentamento dell’economia, entrambi pericoli esacerbati dalla Brexit. Però per ora gli analisti preferiscono guardare il proprio Paese con le lenti rosa.

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