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Perché nessuno si svena per comprare Twitter

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Mentre Twitter annuncia la sua più grande rivoluzione di sempre – la rinuncia parziale al limite dei 140 caratteri – si intensifica il balletto di voci sulla possibile vendita dell’aziendacome dimostra anche l’altalena del titolo. Le voci si rincorrono in realtà da settimane, anzi mesi, perché i trend di crescita di Twitter sono stagnanti, si intensifica la concorrenza di Snapchat e Instagram e, soprattutto, si rafforza il “duopolio” dell’advertising Google-Facebook che cattura il grosso delle entrate pubblicitarie su Internet, sia fisso che mobile.

LA RIUNIONE DEL BOARD

Nei giorni scorsi il Cda di Twitter si è riunito per discutere delle opzioni di rilancio dell’azienda. La notizia ha fatto schizzare il valore delle azioni a Wall Street: il mercato attendeva l’annuncio di una vendita, magari anche con un ventaglio di compratori interessati. E’ bastato che il membro del Cda Evan Williams dicesse “Su una possibile vendita no comment, il board valuterà le opzioni migliori” per far salire il valore del titolo del 6%. (Da notare che Williams è stato Ceo prima di Dick Costolo, poi sostituito dal co-fondatore Jack Dorsey, di cui Williams aveva a sua volta preso il posto).

La società guidata da Jack Dorsay ha però deluso le attese: al termine dell’incontro del board ha indicato che ci saranno probabilmente dei tagli sui costi, forse dei licenziamenti (la società ha già eliminato l’8% dello staff un anno fa), e si valuteranno tutte le opzioni, ma nell’immediato nessuna vendita e, soprattutto, nessun nome di candidati.

I tagli sono il primo, fondamentale passo, per Dorsay. Gli analisti considerano le dimensioni di Twitter “gonfiate”: ha 3.860 dipendenti a fine giugno e ha pagato nell’ultimo trimestre 168 milioni di dollari in compensi basati sulle azioni, una cifra che equivale al 28% circa del suo fatturato. Twitter potrebbe anche disfarsi di alcune attività come MoPub, Vine o Fabric: diverrebbe così non solo più snella e focalizzata sugli obiettivi primari, ma più appetibile per un eventuale acquirente.

CHI POTREBBE COMPRARE TWITTER?

Le speculazioni dell’ultima ora includono i nomi di possibili compratori: Recode ha scritto che Google e 21st Century Fox di Rupert Murdoch avrebbero presentato un’offerta, o che società del private equity sarebbero interessate a rilevare Twitter e toglierla dai listini.

Esisterebbe anche la possibilità che qualche investitore faccia un grosso acquisto di azioni e cerchi di imprimere alle decisioni dell’azienda la direzione desiderata. Chi potrebbe essere? Secondo i rumors, Steve Ballmer, ex Ceo di Microsoft, e il principe saudita Alwaleed Bin Talal, che insieme già hanno il 9% di Twitter, e che potrebbero incrementare velocemente le loro quote.

Nessuna delle indiscrezioni è stata confermata, per ora, mentre in passato, tra i papabili acquirenti per Twitter, sono stati fatti i nomi di Google, Microsoft, Amazon, Verizon, AT&T, Chernin Group, Salesforce e persino Apple. Nei giorni scorsi, poi, si sono moltiplicate le speculazioni di chi ritiene che in pole position ci sia proprio la Mela perché ha riattivato un account Twitter aperto nel 2011 in concomitanza col lancio di iPhone7. Un caso? Gli analisti che seguono Apple frenano: per Twitter sarebbe certamente un buon affare entrare nella potente galassia di Cupertino ma per Apple no, viste le difficoltà del sito social.

VIA AL LIMITE DEI 140 CARATTERI

Non che Twitter non stia tentando di rimettere il turbo alla crescita. Lo fa puntando sui contenuti e sul video. Nei mesi scorsi Jack Dorsay ha siglato una serie di alleanze strategiche che vanno dal live streaming delle partite della NFL e degli incontri di Wimbledon ai notiziari alle tribune politiche. Ma finora le iniziative non sono riuscite a fare la differenza; intanto titolo di Twitter ha perso circa il 30% in 52 settimane. Da quando l’azienda si è quotata, quasi tre anni fa, il prezzo delle azioni si è più che dimezzato.

Ieri è arrivata la misura “estrema” con l’annuncio che, dal 19 settembre, il limite dei 140 caratteri può essere superato, almeno in parte, perché nel conteggio finiranno le parole ma non le menzioni e gli allegati (immagini, GIF, video, sondaggi….). Si tratta di un passo importante per Twitter, che aveva già ventilato l’ipotesi di modificare il conteggio di caratteri, ma era poi tornata sui suoi passi: Dorsay era scettico perché i 140 caratteri sono distintivi dei cinguettii e il limite è nato per permettere di incorporare i tweet negli Sms. Ma, in fondo, anche l’era degli Sms sta tramontando…

QUANTO VALE “VERAMENTE” TWITTER

In sostanza, anche se gli investitori si augurano la vendita di Twitter, trovare un compratore non è facile. Twitter ha sì uno zoccolo duro di affezionati, ma la base utenti (313 milioni) è stagnante, tanti non sono nemmeno veramente attivi. Il fatturato lo scorso trimestre è cresciuto del 20% a 602 milioni di dollari, ma un anno fa saliva del 61%. Le entrate pubblicitarie pure crescono, del 18% (535 milioni di dollari, il mobile rappresenta l’89% del totale), ma quest’anno Twitter catturerà solo il 7,9% della spesa pubblicitaria sulle piattaforme social, contro il 67,9% di Facebook, stima eMarketer. Non da ultimo, Twitter è valutata 18 miliardi di dollari, secondo Recode: un prezzo davvero alto.

Il valore di mercato di Twitter oggi è di circa 13 miliardi di dollari, un miliardo in meno di quello che aveva al momento della quotazione in Borsa. Ma con questa capitalizzazione Twitter vale più o meno quanto LinkedIn nel momento in cui si è accordata per l’acquisizione da parte di Microsoft, che ha speso ben 26 miliardi di dollari per il social dei professionisti, e alcuni analisti pensano che Twitter sia in realtà una scommessa migliore.

Secondo Business Insider, infatti, Twitter offre ancora opportunità attraenti per chi vorrà, eventualmente, rilevarla: ha una solida reputazione tra artisti, personaggi di punta del mondo politico, celebrità, influencers dell’industria dei media. Twitter è anche molto apprezzato dalle testate giornalistiche perché offre una piattaforma ideale per diffondere notizie in tempo reale, con messaggi e video. Anche il mondo dello sport ha cominciato ad apprezzare gli strumenti offerti da Twitter e Dorsay, abbiamo visto, ha stretto diverse partnership (NFL, Wimbledon, Premier League inglese, NBA) per far vivere in diretta eventi sportivi sulla piattaforma di micro-blogging. C’è anche un accordo con Bloomberg per lo streaming di alcuni notiziari business.

Simply Measured riporta anche che Twitter è la destinazione numero uno, tra i social network, per i grandi brand globali che vogliono continuare a far parlare di sé e far conoscere le loro iniziative: i 100 maggiori marchi nella classifica Interbrand ci sono e sono attivi.

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