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Agricoltura 4.0. Algoritmi contro l’insicurezza alimentare

Di Wayan Vota

Nel mondo ci sono 793 milioni di persone denutrite o in condizioni di insicurezza alimentare. Clima, conflitti, mercato del lavoro, scorte alimentari, malnutrizione, mezzi di sostentamento e inclusione sociale si combinano ostacolando la capacità di acquisire abbastanza cibo da soddisfare i requisiti minimi del fabbisogno energetico giornaliero. Per milioni di persone mangiare è una lotta quotidiana. Fortunatamente, però, vi sono strumenti che gli attori politici possono finalmente utilizzare per rilevare e prevedere l’insicurezza alimentare mesi prima che si manifesti, permettendo ad agricoltori e policy maker di aumentare la propria capacità adattiva.

Dai satelliti che orbitano intorno alla Terra ai sensori negli oceani, nei fiumi e nei campi, è possibile prevedere i driver dell’insicurezza alimentare con sempre maggiore accuratezza. Ad esempio, l’azienda di tecnologia agricola aWhere ha realizzato un database agronomico climatico globale con 1,6 milioni di stazioni climatiche virtuali, in grado di predire eventi presenti e futuri con intervalli di 9 chilometri. AWhere può anche evidenziare le sacche di siccità, cioè le piccole aree geografiche che hanno seri problemi di accesso all’acqua nonostante la regione, nel suo complesso, sia estremamente piovosa.

Fews net, il sistema di allerta per carestia del governo degli Stati Uniti, è dotato di segnalazione on-the-ground in oltre venti Paesi; esso aumenta la capacità di rilevamento da remoto con la profonda comprensione di dinamiche politiche regionali, andamento dei mercati locali e trend migratori. Combinando l’osservazione umana con complessi algoritmi, Fews net, in concerto con le altre parti interessate nel monitoraggio sulla sicurezza alimentare, è in grado di prevedere ordinariamente le carestie mesi prima che si manifestino, inviando informazioni ai decisori politici di tutto il mondo così da permettergli di reagire alla situazione prima che diventi crisi.

Tuttavia, non dovremmo essere troppo coinvolti nelle prescrizioni politiche dato che i primi soccorritori, in qualsiasi tipo di crisi, sono proprio le persone colpite. Gli agricoltori stanno già iniziando ad adottare nuove tecniche di coltivazione nel programma Chai (Climate change adaptation and ICT) sviluppato dall’FHI 360 e dall’International development centre del Canada (Idrc). Più di 200mila agricoltori dell’Uganda stanno ricevendo informazioni di adattamento al clima in lingua locale, aumentando la produttività agricola di comunità vulnerabili al cambiamento climatico. Gli studi condotti dal Chai mostrano che l’accesso alle informazioni di adattamento aumenta di oltre il 48% nei distretti di intervento del programma, mentre, nelle stesse aree, l’efficacia delle azioni adattive cresce del 33%. Eppure, non tutti gli interventi richiedono l’adattamento degli agricoltori alle nuove tecnologie.

Nel programma Saparm, sviluppato in Etiopia dall’Ong Project concern international, dell’Agenzia per lo sviluppo internazionale degli Stati Uniti e da Google, i dati e le immagini satellitari del Normalized difference vegetation index (Ndvi) riguardanti le aree per il pascolo del bestiame sono forniti ai capi clan. Queste mappe, altamente tecnologiche ma facilmente accessibili, mostrano la densità di vegetazione  no a un’area di dieci chilometri quadrati; quasi l’80% degli allevatori della comunità di intervento ha usato le mappe per stabilire gli spostamenti migratori, mentre più della metà ha affermato di ritenere i dati la più importante fonte di informazione. Si è osservato, inoltre, un calo della mortalità dei capi di bestiame del 47%. C’è dunque una vera e propria esplosione di dati agricoli prodotti su scala globale che sono ora sfruttati dagli agricoltori per migliorare la resa dei propri raccolti.

Fao e Banca mondiale condividono i propri dati pubblicamente. La piattaforma online della Fao, Faostat, offre una pletora di dati agricoli e alimentari regolarmente aggiornati, comprendenti produzione, commercio, prezzi, sicurezza alimentare, emissioni, foreste; i Dataset della Banca mondiale mostrano open data di macro livello per Paese, utili come base per analisi. A livello di agricoltori e allevatori, servizi come Esoko, portale di condivisione dei dati agricoli, inviano ogni giorno informazioni sui prezzi di mercato in differenti Stati; strumenti come Rice crop manager dell’International rice research institute (Irri), invece, sono utilizzati per comprendere meglio i bisogni dei produttori e gli investimenti necessari ad accrescere la produzione di riso. L’Irri sta inoltre studiando la possibilità di combinare i dati satellitari con l’osservazione diretta di popolazioni di riferimento per creare previsioni altamente accurate, a livello nazionale, di quando e quanto grande sarà il raccolto annuale di riso per diversi Paesi produttori.

L’E-agriculture strategy guide, pubblicata dalla Fao insieme all’International telecommunication union, fornisce ai Paesi un quadro per lo sviluppo di strategie nazionali di e-agriculture, che possono arricchire l’intera catena di produzione agricola con nuove tecnologie. Tali strategie includono una visione e-agriculture, un piano d’azione e un framework attraverso cui monitorare e valutare i risultati. Come per tutti i piani, i risultati di simili processi non sono statici, e i cambiamenti nel contesto di singoli Paesi richiedono un approccio dinamico di aggiornamento strategico.

Eppure, il miglioramento dell’azione politica non deriva solo dal governo, né la politica da sé è in grado di guidare alla sicurezza alimentare gli agricoltori e le comunità che da essi dipendono. Avremo bisogno di sforzi come quello dell’Università del Maryland, leader nel sostenere l’obiettivo del Group on Earth observation: unire le piattaforme di osservazione terrestre in un “sistema dei sistemi” globale cosicché ogni Paese possa godere dei dati dei migliori satelliti. O come l’iniziativa Feed the future partnering for innovation, tesa a creare innovazioni tecnologiche che abbiano diretti bene ci per gli agricoltori. In ne, mentre la tecnologia può aiutare a prevedere meglio l’insicurezza alimentare, vi è ancora la necessità globale di prevenzione. La tecnologia può svolgere un ruolo di sostegno, ma è necessaria una leadership politica efficace per garantire che i vantaggi economici derivanti dai progressi tecnologici siano più ampiamente distribuiti.

Wayan Vota, Senior mobile advisor di FHI 360

(Traduzione di Stefano Pioppi)

 

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