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Tutti gli strattoni fra Carige e Apollo sull’assicurazione Amissima

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Mentre prosegue nella battaglia con i fondi di Apollo e con gli ex vertici, Banca Carige preferisce mettere le mani avanti. E aumentare le dimensioni del fondo stanziato a bilancio nel caso in cui, proprio nell’ambito della complessa controversia, si dovesse trovare essa stessa a pagare.

GLI ACCANTONAMENTI DELLA BANCA

Tra le righe del bilancio di Carige si scopre, infatti, che a fine 2016 la banca ha “rivalutato il complesso dei rapporti negoziali interconnessi con il Gruppo Apollo”. E la conseguenza di questa analisi è stata che, “pur nel convincimento del consistente fondamento delle ragioni fatte valere dalla banca e delle ragioni dalla stessa opposte alle pretese stragiudiziali delle controparti e senza pregiudizio di tali ragioni”, il gruppo, “disponendo di elementi sufficienti a quantificare il rischio potenziale derivante dalle suddette richieste di indennizzo/penali”, ha ritenuto di dovere adeguare l’accantonamento già esistente a bilancio. Come conseguenza, “i fondi rischi e oneri preesistenti (3,5 milioni di euro relativi all’accordo di distribuzione accantonati al 30 settembre 2016 e 1,1 milioni relativi al contratto di compravendita delle partecipazioni accantonati al 31 dicembre 2015) sono stati integrati per un importo complessivo di 15 milioni di euro interamente riferibile al citato contratto di compravendita”.

LE ASSICURAZIONI E L’ACCORDO DI DISTRIBUZIONE

Alla base della controversia di Carige, oggi capitanata dall’ad Guido Bastianini (in foto), con gli ex vertici e Apollo c’è la cessione delle assicurazioni del gruppo genovese al fondo americano, all’epoca della gestione di Piero Montani e del presidente Cesare Castelbarco. Ebbene, con la vendita, il gruppo Carige aveva anche sottoscritto con Apollo un accordo distributivo, con durata sino al 31 dicembre 2024, che ora rappresenta uno dei principali nodi della contesa. A contribuire alle tensioni il fatto che, nel corso del 2016, la banca genovese non ha raggiunto tutti gli obiettivi di produzione fissati negli accordi. E questo ha comportato l’insorgenza di penali per 4 milioni di euro che possono però essere oggetto di compensazione col bonus di 0,5 milioni di euro maturato dalla banca nel 2015. Inoltre, nell’ambito del contratto di compravendita sono previsti ulteriori indennizzi e garanzie. Così, la nuova gestione della banca, controllata dalla famiglia Malacalza, ha deciso di contestare l’accordo di distribuzione.

L’ARBITRATO

Perciò, il 22 novembre 2016, Banca Carige ha depositato presso la Camera Arbitrale di Milano domanda di arbitrato con la quale ha chiesto, si legge nel bilancio, “che sia dichiarata la nullità delle clausole dell’accordo distributivo stipulato con Amissima Vita (già Carige Vita Nuova) relative all’obbligo di esclusiva, agli obiettivi di distribuzione e alle penali, e di conseguenza la nullità dell’intero accordo o, comunque, la perdita di efficacia dello stesso”. La mossa ha innescato la reazione di Amissima Holding, la società delle ex assicurazioni di Carige, che “ha manifestato una pretesa risarcitoria (quantificata preliminarmente in euro 200 milioni) con riferimento all’ipotesi di soccombenza della stessa nel procedimento arbitrale; la banca, a seguito di approfondite analisi effettuate col supporto dei propri legali, ritiene la ipotizzata richiesta di indennizzo del tutto infondata”.
Ancora prima, cioè a giugno, il cda di Carige aveva deciso di agire in giudizio nei confronti dell’ex presidente Cesare Castelbarco Albani e dell’ex ad Piero Montani, oltre che “di alcuni soggetti del Gruppo Apollo “per ottenere il risarcimento dei danni conseguenti alla cessione delle partecipazioni di Banca Carige nelle compagnie di assicurazione e ad altri comportamenti successivamente tenuti dai soggetti del suddetto gruppo”.

L’AZIONE DI RESPONSABILITÀ

Queste accuse che la nuova gestione di Carige rivolge agli ex vertici sono state meglio argomentate nei documenti predisposti in vista dell’assemblea dei soci che il 28 marzo dovrà esprimersi sull’azione di responsabilità contro Montani, Castelbarco, ma anche contro l’ex presidente Giovanni Berneschi. In estrema sintesi, secondo le accuse mosse oggi da Carige, gli ex vertici Montani e Castelbarco vendettero le assicurazioni quando non ce n’era più bisogno e per di più a un prezzo basso. Inoltre, i documenti assembleari segnalano “diversi comportamenti tenuti da soggetti riferibili al gruppo Apollo tra il novembre 2015 e il marzo 2016 che, pur tra loro distinti, sono apparsi legati dal perseguimento di un unico scopo: quello dell’appropriazione da parte del fondo, a condizioni economiche di estrema speculazione, di asset di Carige e di una partecipazione maggioritaria al capitale della medesima”.

LA REPLICA DI APOLLO

Il fondo Apollo ha respinto categoricamente queste accuse, in una nota durissima di venerdì scorso, in cui ha sottolineato che la vendita delle assicurazioni avvenne tramite procedura d’asta e fu approvata “all’unanimità” dal cda “con il voto favorevole anche dei consiglieri che oggi siedono nell’attuale consiglio di amministrazione, nonché a seguito di una specifica fairness opinion resa dal prof. Gualtieri”. Perciò, aggiunge Apollo, “è del tutto infondata la tesi che vi sia stata qualsivoglia ‘collusione’ tra Amissima o Apollo e i vertici di banca Carige”. E ancora: “Le offensive affermazioni contenute nella relazione degli amministratori in tal senso sono prive della benché minima prova, e non potrebbe essere altrimenti per il semplice fatto che tali prove non esistono”. Perciò Amissima “ritiene che le allegazioni contenute nella relazione degli amministratori siano sostanzialmente temerarie, oltre che gravemente fuorvianti per gli azionisti, ed è convinta che se detti azionisti voteranno in favore della continuazione dell’azione giudiziale pendente, vi potrebbe essere il rischio di gravi conseguenze economiche pregiudiziali per la banca, per il suo azionista di controllo ed per i suoi amministratori”.

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