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La tela di Penelope

famiglia, Anna Monia Alfieri

I cittadini seri possono ora richiedere dalle Istituzioni Responsabili risposte serie senza giri di parole. …Visto che persino i capi di Stato parlano al popolo a colpi di tweet, così potremmo fare anche noi. Ne suggerisco alcuni:

Si ponga lo studente al centro / Si garantisca la libertà di scelta educativa alla famiglia in un pluralismo educativo; il resto sono chiacchiere / Perché chi fa la badante non può mandare i propri figli nella buona scuola pubblica paritaria dove vanno i figli della padrona di casa? / Occorrono soluzioni a favore dello studente e dei docenti seri / Per troppi anni molti docenti hanno considerato la scuola un ammortizzatore sociale e grazie al posto fisso e ai cavilli delle aspettative e dei congedi hanno alimentato il precariato / Senso di frustrazione del docente che diligentemente crede nella scuola e guadagna quanto la collega che ci specula. Dove sono i sindacati qui? /  Le famiglie, avendo già pagato le tasse, hanno diritto di scegliere fra una buona scuola pubblica statale e una buona scuola pubblica paritaria /Se lo Stato deve spiegare come impiega quei 10mila euro per studente, qualche paritaria forse dovrà spiegare perchè non paga i docenti ma anche qui qualche denuncia è partita / Molte responsabilità dello Stato che, per una incapacità anche culturale, non ha garantito il più naturale dei diritti che si può e si deve fare a costo zero /  Non ci vergogniamo quando in parlamento europeo ci definiamo un paese libero e proprio sul diritto di apprendere non c’è libertà? /Al monumento dei caduti per la libertà dovremmo portare la costituzione e i bambini con uno slogan “tutti i bambini italiani sono uguali, sì o no?”/ E ora inizia la sfilata degli slogan, dei candidati a servire la Res-Publica/ Fiumi di parole per cittadini dalla memoria corta/ Parliamoci, confrontiamoci non si ceda alla rassegnazione ma si chieda conto/ dalle parole ai fatti

È indispensabile rilanciare il nostro sistema scolastico. A tal fine non occorrono altre riforme bensì portare a compimento la Legge 62/2000 che, sebbene abbia rappresentato un processo chiarificatore di quanto già scritto nella Carta costituzionale, è rimasta incompiuta perché non rende possibile l’esercizio della parità anche sotto il profilo finanziario.

Occorre intraprendere la madre di tutte le battaglie: dare ragione alla centralità della famiglia, sostenere il diritto costituzionale di scelta educativa dei genitori per i propri figli, in una pluralità di offerta formativa pubblica, statale e paritaria. È necessario considerare le spese per l’istruzione non come costi, ma come investimenti in capitale umano. Investire in capitale umano significa avere a cuore il futuro dell’Italia.

Ricordiamo che l’Italia è il paese che spende di più e peggio in Europa. Il Welfare non può sostenere oggi costi aggiuntivi. Bisogna quindi spendere meglio, applicando il principio di Sussidiarietà che, oltre ad avere una forte valenza etica, può produrre un risparmio economico fondamentale.

Ed è qui che s’inserisce la proposta che lo Stato individui il costo standard di sostenibilità per ogni allievo della scuola italiana e lo sostenga anche per gli istituti paritari, nelle forme che si riterranno più adatte al nostro sistema; e si dia così alla famiglia la possibilità di scegliere fra buona scuola pubblica statale e buona scuola pubblica paritaria.

Il Costo standard è la grande proposta che da circa due anni stanno portando avanti il prof. Marco Grumo, docente di Economia Aziendale presso l’Università Cattolica; suor Anna Monia Alfieri, docente presso la divisione Non profit e Impresa sociale di ALTIS; la dott.ssa Maria Chiara Parola, commercialista ed esperta di gestione di scuole, con la pubblicazione del volume Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento, ed. Giappichelli, 2015. Dimostrano scientificamente che la vera scelta per risolvere il problema della scuola pubblica italiana è il costo standard di sostenibilità.

Applicando il costo standard, in pratica dotando ogni alunno di un cachet da attribuire alla scuola che intende frequentare, si realizzerebbe finalmente il pluralismo educativo, si attiverebbe una sana concorrenza tra le scuole, mirata al miglioramento dell’offerta scolastico-educativa e della qualità del servizio.

Il Governo e le forze politiche hanno la soluzione in mano per ridurre la spesa pubblica e rilanciare l’economia. Abbiamo visto recentemente a quali ulteriori palliativi si è ricorsi per entrare nei parametri imposti dall’Europa per circa 2 miliardi di Euro.

Applicando il costo standard nella scuola, si attuerebbe una vera riforma strutturale della spesa pubblica che rilancerebbe l’Italia.

E perché non si fa? I cittadini hanno diritto ad una risposta e le otto deleghe scuola sembra proprio che vadano in una direzione contraria. La mente si smarrisce, tutti di dichiarano d’accordo sul diritto di apprendere dello studente, sulla responsabilità educativa dei genitori, sulla conseguente libertà di scelta educativa e pluralismo educativo, l’integrazione del diversamente abile ma nei fatti si assiste a tutt’altro. Se chi ha la possibilità e il dovere di portarle avanti non riesce e cede a costanti compromessi delle due una o non valgono nulla queste idee o non vale nulla lui/lei. Un motto che mi ripeto ogni giorno per non arrendermi e cedere alla sfiducia che nulla potrà mai cambiare.

Si consegnano delle semplici slides che dimostrano l’unica soluzione di diritto e di civiltà

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