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Fincantieri e Naval Group, che cosa pensano Pinotti, Bono e gli analisti di Stx

Di Bruno Guarini e Valeria Covato

Dopo il bilaterale Italia-Francia tra Paolo Gentiloni ed Emmanuel Macron, che ha gettato le basi della futura intesa tra Fincantieri e Naval Group in Stx sul polo della cantieristica civile e militare, governo italiano, gruppo italiano della cantieristica ed analisti cercano di delineare obiettivi e prossimi passi della collaborazione: se sulla cantieristica civile il processo è già avviato (qui tutti i dettagli sul controllo dei cantieri di Saint Nazaire), sulla parte militare dell’intesa è stata abbozzata una road moap con un gruppo di lavoro (qui l’approfondimento di Formiche.net anche con qualche perplessità del comparto militare e industriale).

 LE PAROLE DI PINOTTI

Per il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, quello sancito a Lione è stato un “buono accordo, che soddisfa tutti”, – ha detto Pinotti intervistata ieri da La Repubblica – che rafforza l’alleanza tra i due Paesi e apre la strada a possibili accordi anche con la Germania nel campo dei sommergibili, con un’impostazione che differisce da quella trapelata negli scorsi giorni come scrisse lo stesso quotidiano. “Ne ho parlato con la mia collega francese della Difesa e abbiamo condiviso un piano d’azione che ci vedrà alleati da subito, nella partecipazione congiunta a grandi gare internazionali – ha aggiunto ieri Pinotti – Ovviamente in campo scendono le aziende, non gli Stati, ma sul fronte militare il ruolo dei governi è sempre quello del supporto”, ha spiegato il ministro. In campo militare – ha detto Pinotti ricordando che sul tema è stato creato un gruppo di lavoro con scadenza giugno 2018 – “inizierà un lavoro serrato con tutti i soggetti coinvolti, la Cassa depositi e prestiti e la Difesa, le due aziende con i rispettivi amministratori delegati di Fincantieri e Naval, a conferma della bontà del lavoro svolto da loro su questa vicenda”. E Leonardo? “Parliamo di difesa e quindi chiediamo scelte paritetiche e simmetriche. Mi spiego. Non stiamo parlando soltanto di scafo, ma anche di sistemi di difesa, di armamento, di controllo. Quindi bene ha fatto il presidente Gentiloni a citare Leonardo e Thales. Fissati questi elementi, si aprono grandi prospettive congiunte. Abbiamo scelto l’obiettivo, insomma, ma sul come farlo dobbiamo ancora arrivarci”, ha specificato Pinotti.

 LE PREVISIONI DI BONO

A guardare lontano è anche il capo azienda di Fincantieri, Giuseppe Bono, che in una lettera ai dipendenti, ha parlato del piano di espansione dell’azienda “che ci ha visti sbarcare negli Usa, in Norvegia, sul mercato borsistico, più recentemente in Cina, e ora guardiamo con fiducia all’Australia”. Sull’accordo con i francesi Bono ha sottolineato: “Partecipiamo a un organismo più grande, consolidiamo un’istituzione europea, la rendiamo più forte. Non dimenticate che c’è una parte militare che è importante quanto, se non più importante, di Stx. Faremo una società in grado di competere soprattutto con i colossi cinesi”. Secondo Bono, “emergerà il leader mondiale nella costruzione di navi complesse ad alto valore aggiunto”. Un vero colosso, con ricavi totali per circa 10 miliardi di euro l’anno, un carico di lavoro di circa 50 e una forte presenza internazionale con circa 35.000 dipendenti in oltre 20 Paesi e un indotto che Europa supera le 120.000 persone.

LO STUDIO DEL CESI

Ma quali saranno per il nostro Paese i vantaggi di un’aggregazione europea del settore? Hanno provato a spiegarlo due analisti del Cesi, il Centro studi internazionali presieduto da Andrea Margelletti. Nel report dedicato alla cantieristica navale in Europa, Francesco Tosato e Michele Taufer del centro studi Cesi partono dalla constatazione che tale comparto industriale in Europa ad oggi vale 72 miliardi di euro, occupa circa 500.000 persone ed ha implicazioni strategiche per la competitività di tutto il continente, ma purtroppo “si presenta, però, frammentato, e sino ad ora incapace di aggregare una massa critica idonea a sostenere la futura competizione internazionale con i concorrenti asiatici e statunitensi”. A ciò va aggiunto il fatto che tra il 2005 e il 2014 la spesa per la difesa nell’Europa Occidentale e Centrale è scesa in termini reali dell’8%, cosa che ha reso sempre più difficile per molti Paesi europei mantenere delle marine realmente efficienti e operative. Ragioni per cui il Cesi auspica in ambito europeo dei percorsi idonei a preservare l’expertise costruttivo continentale e a valorizzare possibili sinergie nel comparto della Ricerca e Sviluppo.

LO SCENARIO

Il Cesi segnala che ormai solo Gran Bretagna, Francia e Italia “dispongono di uno strumento navale a spettro completo mentre Spagna, Germania e Olanda forniscono specifici pacchetti tecnologicamente avanzati integrabili a vari livelli. Tutti gli altri Paesi europei spaziano da strumenti navali prettamente costieri a marine impegnate semplicemente a garantire la propria sopravvivenza in un quadro di risorse estremamente scarse (soprattutto con riferimento ai nuovi alleati NATO frutto dell’allargamento ad Est)”.

IL RUOLO DI FINCANTIERI

E chi, meglio di Fincantieri, potrebbe presentarsi come il polo aggregatore per la cantieristica europea?, sostengono Tosato e Taufer: “Per le sue consolidate caratteristiche di forte proiezione internazionale (programmi ORIZZONTE, FREMM e LCS su tutti), Fincantieri potrebbe essere il candidato ideale attorno a cui aggregare il nocciolo duro della cantieristica militare europea attraverso lo sviluppo di una coerente strategia di partnership bilaterali sostenuta da tutto il Sistema-Paese che così metterebbe l’Italia al centro della produzione navale militare continentale del futuro”.

I VANTAGGI DI UN ACCORDO ITALIA-FRANCIA

Per gli esperti del Cesi sarebbero due i partner di primissimo peso per Fincantieri, Francia e Germania. In settori differenti: una forma di collaborazione rafforzata con la francese DCNS per quanto riguarda le unità di superficie, e il tradizionale ottimo rapporto con la tedesca ThyssenKrupp Marine System per quelle subacquee.
“Se si analizza il rapporto con Parigi – hanno scritto gli analisti – ecco che le prospettive possono essere molto interessanti. Infatti, la collaborazione cantieristica tra Italia e Francia unita ai tradizionali buoni rapporti tra le due marine possono fungere da volano per strutturare una partnership strategica tra Fincantieri e DCNS soprattutto con riferimento al naviglio di superficie. In questo settore, infatti, la spina dorsale di entrambe le flotte militari dei due Paesi per i prossimi 25 anni è rappresentata da due programmi congiunti, ovvero i cacciatorpediniere Orizzonte e le fregate Fremm che rappresentano la punta di lancia della cantieristica continentale per ambizioni e sofisticazione”.

Una base di partenza favorevole, secondo gli studiosi, che ad esempio potrebbe anche concretizzarsi in una evoluzione del design dei Ppa (Pattugliatori Polivalenti d’Altura) in fase di sviluppo per la Marina Militare da parte di Fincantieri per rispondere al prossimo requisito francese per le nuove Fti (Fregate di Taglia Intermedia) destinate ad affiancare le FREMM di Parigi per i compiti meno gravosi.

LE SINERGIE PER L’EXPORT

Dalla collaborazione tra Fincantieri e DCNS (la attuale Naval Group) ne scaturirebbe poi una gamma di prodotti in grado di coprire tutte le esigenze di superficie e una proiezione sui mercati internazionali in grado di coprire efficacemente, per legami storici e commerciali consolidati, Medio Oriente, Africa, Asia e Centro e Sud America. Ciò permetterebbe secondo gli esperti del Centro studi di Margelletti di raggiungere importanti sinergie anche con riguardo ai mercati export.

IL RUOLO DELL’ITALIA IN EUROPA

L’accordo italo-francese nella cantieristica militare permetterebbe inoltre al nostro Paese di posizionarsi in un ruolo di attore principale anche nel contesto istituzionale europeo e, in particolare, si legge nel Rapporto, “nei rapporti con l’EDA e la Commissione Europea. Questa circostanza permetterebbe di sfruttare al meglio tutte le iniziative della UE a sostegno della cantieristica e a supporto delle tecnologie duali, salvaguardando e potenziando la base tecnica e industriale nazionale”, sottolineano Francesco Tosato e Michele Taufer.

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