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I piani della Nasa per un autonomo accesso alla Stazione spaziale internazionale

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La Nasa ha pronto un piano B per preservare l’accesso alla Stazione spaziale internazionale (Iss) nel caso in cui le navicelle made in Usa per il trasporto di astronauti non riuscissero ad essere operative prima della scadenza (alla fine del 2019) dell’accordo per l’utilizzo della russa Soyuz.

A inizio gennaio, la Nasa aveva nuovamente posticipato i test con equipaggio per le navicelle sviluppate dai due partner commerciali Boeing e SpaceX. L’obiettivo del programma che ancora stenta ad accelerare è rendere gli Stati Uniti autonomi nel trasporto di persone a bordo dell’Iss, un’esigenza sempre più impellente visto che, a novembre del 2019, terminerà il contratto con la Russia per i posti a bordo della Soyuz, la navicella che ad ora detiene il monopolio del trasporto di astronauti verso la stazione orbitante.

L’ultimo aggiornamento della tabella di marcia ha visto posticipare di quattro mesi i test della navicella Dragon di SpaceX, l’azienda del visionario imprenditore Elon Musk. Un test senza equipaggio potrebbe così essere effettuato ad agosto, seguito da uno con equipaggio a dicembre. La schedule per la CST-100 Starliner di Boeing è rimasta invece inalterata: i due test dovrebbero avvenire rispettivamente ad agosto e novembre. Era stato però il direttore di Starliner crew and mission systems, Chirs Ferguson, ad affermare, lo scorso settembre, che il volo con equipaggio potrebbe essere posticipato nella prima parte del 2019.

Ora, la novità più recente riguarda l’intervento di Bill Gerstenmaier, associate administrator della Nasa per l’Esplorazione umana, alla conferenza sul Trasporto spaziale commerciale organizzata dalla Federal aviation administration (Faa). Il manager ha infatti affermato che l’Agenzia americana sta valutando un’opzione di emergenza per consentire agli Usa di preservare l’accesso all’Iss: utilizzare i test con equipaggio per la rotazione degli astronauti diretti all’Iss. Tutto questo è in fase di valutazione, chiarisce la Nasa, ma potrebbe permettere di non rinnovare l’accordo per la Soyuz qualora, tanto per la Dragon, quanto per la CST-100 Starliner, non arrivasse la certificazione necessaria.

“Questi test di volo potrebbero essere in grado di estendersi un po’, di volare un po’ più a lungo, forse con un po’ più di equipaggio, e potrebbero essere una sorta di missione operativa”, ha spiegato Gerstenmaier. “È qualcosa di cui stiamo iniziando a discutere con entrambi i nostri partner, SpaceX e Boeing”, ha aggiunto. In termini pratici, ciò vorrebbe dire allungare la durata delle missioni di test (dalle due settimane attualmente previste) e aggiungere un membro all’equipaggio delle navicelle oltre ai due già previsti, uno per l’Agenzia e uno per il partner commerciale. Tutto ciò resta per ora un’opzione di emergenza, su cui la Nasa (ha tenuto a specificare Gerstenmaier) sta iniziando adesso a discutere con le due aziende e con le autorità interne all’Agenzia per tutte le verifiche del caso, soprattutto in termini di sicurezza. “Il lavoro che Boeing e SpaceX stanno facendo è incredibile”, ha detto Kathy Lueders, program manager Nasa Commercial Crew Program. “Stanno eseguendo test davvero complicati, mettendo alla prova i loro sistemi per essere sicuri di averli fatti bene”, ha aggiunto.

Resta comunque il timore di non riuscire ad avere navicelle operative entro la fine del 2019, quando finiranno i biglietti per i posti nella Soyuz che la Nasa ha comprato dall’omologa russa Roscosmos. Acquistati grazie all’intermediazione di Boeing – che ha fatto valere le proprie ragioni nell’ambito del contenzioso aperto con la società russa Energia per la gestione della piattaforma di lancio mobile Sea Launch, situata nell’oceano Pacifico – gli ultimi cinque viaggi (per un costo di circa 80 milioni di dollari l’uno) copriranno il trasporto di astronauti Usa fino a novembre del prossimo anno. Nonostante i ritardi, “abbiamo margine”, ha detto Gerstenmaier. Se la tabella di marcia dovesse restare invariata, infatti, le due navicelle dovrebbero riuscire ad ottenere la certificazione entro la prima parte del 2019, sebbene, quando fu firmato il contratto nel 2014, si prevedeva che ciò avvenisse entro la fine del 2017.

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