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Salvini ha tre forni mentre Di Maio uno (e mezzo)

di maio, new york times, salvini

I minuetti della coppia più intrigante della primavera 2018 non fanno che dare ragione alla penna sublime di Marco Travaglio. I due, Luigi e Matteo S, sono di certo o i più furbi o i più fessi. Come in un reality show del terzo millennio, il pubblico ormai freme per sapere cosa accadrà in futuro e quale sarà l’esito. Si uniranno in matrimonio politico (ipotesi furbi) o le loro strade si separeranno (ipotesi fessi)?

Lungi dal voler presumere di conoscere la conclusione del processo che porterà alla formazione di un nuovo governo, o a nuove elezioni, un punto della situazione merita di essere fatto. Sin qui infatti tutti gli osservatori hanno voluto sottolineare la politica dei due forni di Di Maio che avrebbe scelto di guardare alla Lega e al Pd. In verità questa “doppiezza” è solo apparente. L’idea di “fare grandi cose insieme” è uno slancio rivolto al solo Salvini che ancora è e resta saldamente l’interlocutore privilegiato del capo politico del Movimento 5 Stelle.

Il leader della Lega ricambia, ma non troppo. Può contare infatti su tre forni, lui. Da una parte, è vero, ha il forno condiviso con Di Maio anche se non hanno sciolto il nodo di chi è il panettiere che andrà a Palazzo Chigi. Dall’altra parte, può sempre contare sul forno di Arcore. Nonostante gli alti e soprattutto i bassi della loro relazione, Berlusconi resta un interlocutore a suo modo generoso e che comunque potrebbe garantirgli il controllo di tutte le regioni ed anche, non banale, la presidenza del Consiglio.

Come non bastasse, Salvini ha una terza opzione che non lo spaventa affatto, anzi lo tenta parecchio. Il ritorno alle urne. Proprio sulle elezioni anticipate potrebbe consumarsi – nel senso buono – l’intesa con Luigi, il gemello diverso. I due infatti potrebbero non avere le condizioni per fare un governo loro ma hanno i numeri per far fallire qualunque governo del presidente e quindi determinare la rivincita. Sarebbe, potrebbe essere, una sfida a due considerando la difficoltà di Pd e Fi a risalire in tempi brevi.

Si tratta di una ipotesi azzardata ma che consente di censire le opzioni del leader della Lega che come si evince facilmente ha più carte di quante ne abbia in mano Di Maio. Quest’ultimo, si dirà, ha pur sempre l’alternativa del Pd. Solo sulla carta, però. Si è talmente esposto con Salvini che chiunque fra i Dem fa ormai fatica a sponsorizzare un dialogo con il M5S, o almeno con lui. A riprova dello scarto fra i nostri due protagonisti del dopo 4 marzo, si può suggerire l’analisi dei riferimenti temporali utilizzati da entrambi.

Di Maio si aspetta una novità da Salvini nelle prossime ore mentre il leghista parla di maggio. Giorni contro ore. Poca roba e, allo stesso modo, una eternità. La stessa distanza che c’è in questa comunque brillante coppia. Così vicini e così lontani.​

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