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L’impasse tra Mosca e Pechino per colpa di un giacimento in Vietnam

C’è maretta tra la Russia e Cina. In maniera del tutto inusuale, Pechino ha espresso pubblicamente scontento sui progetti dell’impresa petrolifera russa Rosneft in una piattaforma marittima del Vietnam nel Mare della Cina meridionale.

Da quanto si legge sul sito Sputnik, il ministro degli Affari esteri della Cina commentò in maniera molto dura il fatto che Rosneft Vietnam BV, filiale della russa Rosneft, cominciasse i lavori di perforazione in un giacimento petrolifero nella costa vietnamita chiamata Lan Do, nel mare del sud della Cina; acque contese che Pechino considera di sua proprietà.

In una conferenza stampa, il portavoce del ministero degli Affari esteri cinese, Lu Kang formalizzò la protesta: “Nessun Paese, organizzazione, impresa o persona ha il diritto, senza il permesso del governo cinese, di partecipare in attività di studio o sfruttamento delle risorse che sono presenti nelle zone controllate dalla Cina. Invitiamo alle parti coinvolte a rispettare la sovranità del nostro Stato”.

Secondo RBC, si tratta di un fatto nuovo perché la Cina non è solita a criticare i suoi soci russi. Il governo di Pechino è sempre stato discreto nelle critiche rivolte alla Russia e le sue imprese statali. Nel 2016, per esempio, Rosneft stava lavorando in un giacimento nella piattaforma marittima vietnamita ma le contestazioni sono state fatte, in via riservata, a livello diplomatico.

Facendo riferimento alla Russia, Kang ha avvertito che queste azioni potrebbero intaccare i rapporti tra la Cina e “i Paesi che violano i suoi diritti”.  Ha invitato le parti ad evitare mosse che “potrebbero danneggiare rapporti bilaterali e l’ambiente di pace e stabilità della regione”. E per entrambi sarebbe una catastrofe: i report del 2017 confermano che, per il secondo anno consecutivo, la Russia è il principale fornitore di petrolio della Cina con circa 60 milioni di tonnellate di greggio.

In sua difesa, la Rosneft precisò che i lavori di esplorazione si svolgono in giacimenti situati in acque territoriali vietnamite e che conta con i permessi necessari per lo sfruttamento di risorse minerali, secondo la normativa in vigore della Repubblica del Vietnam. Un portavoce della statale russa ha spiegato a RBC che sono presenti in quella piattaforma da 16 anni e non ci sono mai stati irregolarità.

Non è la prima volta che le acque contese fermano lavori del settore petrolifero. Nel 2017, la pressione di Pechino fermò lo sviluppo di un progetto dell’impresa spagnola Repsol con Mubadala Petroleum e PetroVietnam in un giacimento del Dragone.

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